Curare il pianeta ferito, di Alex Zanotelli

Rio de Janeiro, 25 giugno 2012

Come comboniani abbiamo oggi concluso il nostro Forum. Coscienti del flop dell’Onu nel vertice di Rio+20 e dell’incapacità e non volontà dei governi di rispondere alla crisi ecologica, perché prigionieri dei potentati economico-finanziari, in sintonia con la Cupula dos Povos, noi comboniani ci siamo rimboccati le maniche per dare il nostro contributo alla sfida della crisi socio-ambientale.

La situazione del pianeta è drammatica. Il Trattato di Kyoto scade quest’anno. Non si prevedono altri incontri prima del 2015. Non ci sono più né regole né leggi che tengono. “Questo nostro sistema produttivo sta pompando, in un anno, due volte la quantità di gas serra che può essere assorbita dalle foreste e dagli oceani”, afferma l’esperto Jorgen Randers nel suo studio in preparazione di Rio+20.

Gli scienziati temono ormai che il pianeta potrebbe arrivare alla fine del secolo con 3-4° in più. Sarà una tragedia immensa, soprattutto per i poveri. Saranno loro che pagheranno di più il disastro ambientale. Dobbiamo sottolineare con molta forza questo “razzismo ambientale” che diventa sempre più evidente. E questo riscaldamento del pianeta sta avvenendo ad una velocità tale da innescare un processo irreversibile del clima con conseguenze gravissime per l’umanità.

Noi comboniani, davanti a questa situazione, proprio perché crediamo nel Dio della Vita (San Paolo direbbe che non può far altro che dare vita!) che ci ha donato questo pianeta e la vita in tutta la sua biodiversità e ci ha inviato Gesù perché abbiamo vita e l’abbiamo in abbondanza, come dice il Vangelo di Giovanni, noi ci sentiamo obbligati ad impegnarci in difesa di tutta la vita su questo pianeta.

Noi missionari, che abbiamo sempre fatto nostro il grido dei poveri, ora facciamo nostro il grido della terra proprio perché i poveri sono le prime vittime del degrado ambientale.

“Se la Terra è davvero il sacramento della presenza divina e il luogo della divina compassione, e portatrice di una promessa divina – afferma la teologa cattolica Elisabeth Johnson – allora l’attuale distruzione attraverso l’ecocidio, il biocidio e il geocidio è una grave e peccaminosa dissacrazione. Nel tradizione della profezia biblica e dello spirito di Gesù, la risposta del popolo della fede deve essere profetica, curando un mondo naturale ferito, anche se questo va contro enormi interessi economici e politici”.

E’ questo lo spirito che ha animato l’appello finale del Forum comboniano – Riconciliarsi con il Creato – dove vengono ripresi alcuni di questi temi. Come famiglia comboniana, in particolare, ci impegniamo nella coscientizzazione, nella formazione delle nostre comunità cristiane su questi temi. Legando così fede e vita. Ma ci siamo ripromessi di fare questo anche con le altre comunità di fede, con le organizzazioni popolari e la cittadinanza attiva.

Il Forum comboniano s’impegna a portare avanti con forza, aggregandosi a tutte le altre forte attive, la campagna contro il land grabbing (accaparramento delle terre), una forma di ladrocinio da parte dei potentati finanziari, i cui è vittima specialmente l’Africa. Ed è in preparazione anche una maggiore coscientizzazione sul problema dell’acqua, che sarà il vero nodo del futuro, in vista di un’ulteriore campagna.

E’ con questo spirito che ci siamo dati appuntamento a Tunisi per il Forum sociale mondiale del marzo 2013. Nel caloroso abbraccio finale, durante l’Eucarestia, noi comboniani ci siamo vicendevolmente incoraggiati a continuare a resistere nonostante le difficoltà e la sfida planetaria che ci attende. Arrivederci a Tunisi.

Alex Zanotelli

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