I dilemmi della conferenza di Rio +20

Editoriale di “Brasil de fato”, 19 giugno 2012

Dalla settimana scorsa migliaia di persone, rappresentanti di governi, diplomatici, forze di sicurezza, militanti sociali, ambientalisti, rappresentanti dei popoli indigeni e della popolazione in genere si stanno concentrando nella città di Rio de Janeiro, che è diventata una vera e propria torre di Babele.

Intorno a questa conferenza mondiale sull’ambiente e lo sviluppo sostenibile si percepisce l’esistenza di almeno quattro poli di dibattito e posizioni politiche ben distinte, alcune anche antagoniste tra loro. Ma tutti stanno a Rio parlando dello stesso tema e tutti si presentano come rappresentanti del popolo.

1. Il primo blocco, più importante, e all’origine di Rio+20, è la conferenza ufficiale, che sta riunendo ora rappresentanti di tutti i governi del Mondo e, tra il 20 e il 22, riunirà decine di capi di governi. Questo blocco sta producendo un documento, che è già arrivato quasi pronto, prodotto in decine di consultazioni fatte tra diplomatici, in diverse riunioni realizzate nel segno dell’organizzazione delle nazioni unite. Il documento non presenta nessuna novità, anzi, la maggior parte degli specialisti dicono che è molto peggiore del documento di Rio-92, quello di venti anni fa. In piena crisi ambientale, di cambiamento climatico, con la crisi dell’energia nucleare in Giappone, con la fame che colpisce più di un miliardo di persone, il documento non affronta le cause fondamentali di questi problemi. Non c’è nemmeno una riga, per esempio, sui problemi di salute pubblica causati dalle aggressioni all’ambiente, come ha denunciato il presidente della Fiocruz. Il documento si attiene ad un linguaggio tipico della diplomazia. Quindi, non c’è da aspettarsi niente di nuovo, e se venisse fuori qualcosa di nuovo, nessuno – sano di mente – si  aspetterebbe che un qualche governo lo realizzasse, come non hanno realizzato quello che hanno firmato nel 1992. Questo gruppo è concentrato alla Barra da Tijuca, Rio centro e negli alberghi di lusso della zona sud di Rio. Per non dire che non hanno parlato di fiori, come dice la canzone, in mezzo a tutto questo, l’ONU ha organizzato discussioni con “rappresentanti della società civile” scelti accuratamente per essere persone affidabili, che espongano le loro idee ai diplomatici, Un teatrino che finge che ci sia la partecipazione della società civile nella elaborazione di documenti ufficiali già pronti. C’è sempre qualcuno che si presta a questo tipo di parodia.

2. Un secondo blocco ha affittato lo storico forte di Copacabana e si sono riuniti là con imprenditori più esperti che vogliono adeguare il loro linguaggio e le etichette delle loro merci per dargli un tocco di verde e riuscire a vendere di più. E in questo modo togliere anche spazio ad altri imprenditori truculenti, ignoranti, che pensano esclusivamente al profitto. Questi – che sono andati a Rio – sono più raffinati,  cercano il lucro ma si preoccupano dell’ambiente. Hanno portato vari scienziati che gli spieghino i problemi dell’ambiente. E produrranno un documento impegnandosi a rispettare l’ambiente purchè non danneggi il profitto delle loro imprese. Sono i sostenitori della linea della economia verde. Come dare ossigeno al capitalismo con prodotti verdi. Sono gli stessi che sostengono una “ricompensa alle comunità rurali e indigene che preservano foreste e ambiente”. In cambio loro pagherebbero anche una tassa, e quindi hanno trasformato queste aree di preservazione in titoli di credito del carbonio e stanno già guadagnando soldi con aste di questi titoli. Tutto pur di continuare a inquinare con il loro modo di vita sedentario e consumista, nei loro paesi sviluppati.

3. Un terzo blocco è arrivato a Rio in modo dissimulato. Sono i rappresentanti del vero potere economico nel mondo, i rappresentanti delle 500 maggiori corporazioni transnazionali che controllano il 58% del PIL mondiale, che consumano la maggior parte dell’energia del mondo e ci impongono un consumismo sfrenato, predatore della natura e inquinante. Sono le grandi imprese minerarie, petrolifere, automobilistiche, le grandi fabbriche e le loro banche finanziatrici. Sono gli sciocchi proprietari terrieri loro alleati, che vogliono trasformare la natura in una pura commodity mondiale. Loro non hanno fatto riunioni, non diffonderanno documenti. Sono stati silenziosi, evitando la possibilità di essere attaccati. Ma stanno finanziando Rio + 20, saranno infiltrati nelle delegazioni dei governi, controlleranno i mezzi di comunicazione di massa, perché venga fuori, dei dibattiti, solo quel che loro vogliono. E dopo la conferenza continueranno a inquinare a volontà…Perché oggi, come ci ha detto il filosofo Bauman, il potere economico è separato dal potere politico dei governi. Opera indipendentemente dai governi.

4. Il quarto Blocco si è riunito in vari spazi vicini al centro della città e lontani dalle forze di sicurezza, in particolare nel Sambodromo e nel campo del Flamengo, sono migliaia di giovani e militanti sociali legati a organizzazioni, ONG, movimenti sociali, popoli indigeni, pastorali, centrali sindacali e partiti politici. Il cosiddetto Vertice dei Popoli. In questo spazio ci saranno più di 3.000 laboratori, riunioni e seminari. Si discute di tutto. Chi vuole si riunisce e produce un documento. Alcuni sono più interessati a conoscere le meraviglie della città, altri a farsi conoscere e apparire.
Tra loro c’è anche gente molto seria, che utilizzerà l’occasione per organizzarsi in reti internazionali e faranno – durante la settimana – diverse mobilitazioni di massa, nelle strade, per dimostrare le loro idee e il loro scontento al popolo di Rio e alla stampa in genere. Molti movimenti useranno l’occasione per discutere su chi siano i colpevoli, sulle imprese capitalistiche che hanno causato i problemi dell’ambiente, su quali siano i governi asserviti agli interessi delle grandi imprese, che pongono “la crescita economica” al di sopra della vita e del benessere delle persone e di tutti gli esseri viventi del  pianeta. Chi ha causato aggressioni e squilibri deve essere identificato dalla popolazione perché possiamo sapere chi sono i nostri veri nemici e come agire per contenere il loro incontrollabile desiderio di guadagno.

Da tutto questo cosa ci possiamo aspettare?

Dicono che di discorsi e documenti è pieno l’inferno e non sono certo questi che modificano le strutture ingiuste del capitalismo e del mondo.
Tuttavia, forse il risultato migliore di questa vera e propria torre di Babele riunita a Rio de Janeiro è l’opportunità che il tema dell’ambiente, la sua importanza e la gravità dei suoi problemi concentri le energie dei media di tutto il mondo, obbligati a commentare, analizzare e dare visibilità.

E certo, dopo la conferenza, avremo innumerevoli documenti, analisi, materiali audiovisivi, che i movimenti  sociali e le organizzazioni serie porteranno alla loro base per proseguire la discussione e la coscientizzazione della popolazione brasiliana, latinoamericana e mondiale sulla necessità di cambiamenti del modo di produzione.

Ma tutti dobbiamo essere sicuri che i cambiamenti ci saranno soltanto di fronte a mobilitazioni di massa, per questo la popolazione deve sapere e avere la possibilità di scegliere le idee più giuste. E lottare.

Al di là di questo, tutto è teatro borghese, non teatro dell’oppresso (quello del nostro amato Boal) che riproduce la vita reale!

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