Rio de Janeiro, 22 giugno 2012
Si sono conclusi oggi a Rio sia il vertice della Terra promosso dall’Onu sia la Cupula dos Povos, promossa dai movimenti sociali e ambientali. Per ora ci occupiamo della conclusione della settimana di assemblee e dibattiti dei movimenti popolari, voluti dalla Cupula dos Povos.
Quella della Cupola è un’”invenzione” tipicamente brasiliana per rispondere in maniera creativa alle sfide di Rio+20. Per prepararla ci è voluto più di un anno e vi hanno collaborato soprattutto i grandi organismi popolari come Sem Terra e Via Campesina. Ritengo che sia stato un bene organizzarla quest’anno perché si sono tenuti caldi i temi affrontati dai Forum sociali mondiali. Altrimenti intorno a Rio+20 ci sarebbe stato solo il vuoto.
Purtroppo la Cupola non ha rappresentato tutta la ricchezza sociale brasiliana. Inoltre trovo grave il fatto che la chiesa di base brasiliana non sia entrata in questo processo. Altrettanto grave è che i movimenti internazionali di base siano rimasti quasi estranei a questo evento.
La Cupula dos Povos ha lavorato per creare una “spazio di convergenza” così da poter arrivare ad un documento finale condiviso.
Questo documento finale è stato letto oggi nella grande tenda centrale, davanti ad una grande folla, attenta e partecipe. Una voce femminile ha iniziato così, non prima di aver sottolineato che queste proposte vanno portare al Forum sociale mondiale di Tunisi che si terrà nel 2013: “Movimenti sociali popolari, sindacati, popoli, organizzazioni della società civile e ambientalisti, presenti nella Cupula dos Povos per la giustizia sociale e ambientale, evidenziamo il nostro impegno a costruire delle convergenze e delle alternative, coscienti che noi siamo i soggetti di una relazione altra tra uomini e donne e tra l’umanità e la natura, assumendo la sfida urgente di frenare la nuova fase di ricomposizione del capitalismo e di costruire, attraverso la nostre lotte, i nuovi paradigmi della società”.
Il documento continua poi denunciando “la vera causa strutturale della crisi globale: il sistema capitalista”; in seguito chiama in causa “le multinazionali che commettono i loro crimini con una sistematica violazione dei diritti dei popoli e della natura, nella più totale impunità”. Sulla cosiddetta “economia verde”, si afferma che “è una delle espressioni dell’attuale fase finanziaria del capitalismo, il quale usa vecchi come nuovi meccanismi, ad esempio la commistione pubblico-privato, il superstimolo al consumismo, l’appropriazione e la concentrazione delle nuove tecnologie, il mercato del carbonio”.
Come alternative a questo sistema, il documento finale propone “la difesa degli spazi pubblici nelle città, attraverso una gestione democratica e la partecipazione popolare, un’economia cooperativa e solidale, la sovranità alimentare, un nuovo paradigma di produzione, distribuzione e consumo”. Sostiene inoltre “la difesa dei beni comuni (acqua, aria, energia, terra) passa attraverso la garanzia di una serie di diritti umani e della natura, per la solidarietà e il rispetto delle cosmovisioni e delle credenze dei differenti popoli, come ad esempio la difesa del Bem Viver”.
Si afferma, infine, con forza che “i popoli chiedono di decidere come e per chi si destinano i beni comuni ed energetici, così da assumere il controllo popolare e democratico della propria produzione. Un nuovo modello energetico che si basi sulle energie rinnovabili e decentralizzate, e che garantisca energia per il popolo e non per le multinazionali”.
Con grande passione, alla fine della lettura, la gente si è alzata e ha gridato: “In piedi, continuiamo la lotta!”.
Alex Zanotelli