Rio de Janeiro, 23 giugno 2012
I movimenti e le organizzazioni popolari, che per oltre una settimana hanno discusso di giustizia sociale e ambientale, ieri hanno chiuso la Cupula dos Povos (assemblea dei popoli) di Rio de Janeiro con la lettura della dichiarazione finale in difesa dei beni comuni e contro la mercantilizzazione della vita.
Questa stessa dichiarazione è stata immediatamente portata al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nella sede della riunione ufficiale Onu Rio+20, dove, dal 20 al 22 giugno, i capi di stato e di governo di tutto il mondo hanno tentato di trovare una soluzione alla grave crisi economica che ci attanaglia. L’incontro con il segretario Onu non ha portato a nessun risultato, come non era difficile prevedere. Infatti, sappiamo da fonti sicure che la stessa Cupula dos Povos si era spaccata sull’opportunità o meno di dialogare con le istituzioni. Un gruppo è comunque andato e si è ritrovato con nulla in mano.
Anche se non è ancora stato pubblicato un documento ufficiale finale di Rio+20, appare chiaro non solo il fallimento del vertice Onu ma soprattutto è di tutta evidenza che le Nazioni Unite sono prigioniere delle multinazionali, delle banche, del Fondo monetario internazionale, della Banca mondiale, dell’Organizzazione mondiale del commercio. Di fatto l’Onu benedice l’economia verde di mercato a vantaggio del grande business e della finanza globale.
Siamo di fronte al fallimento dell’Onu, su cui la società civile aveva riposto tante speranze, e all’incapacità di stati e governi di dare una risposta alla gravissima crisi ecologica.
In definitiva è il fallimento della politica. Ecco perché diventa fondamentale la capacità della cittadinanza attiva di organizzarsi a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, come ha fatto la Cupola dos Povos e come dovremo fare al Forum sociale mondiale di Tunisi, che si terrà nel marzo del 2013.
Dall’alto non c’è più nulla da sperare. La speranza potrà nascere solo dal basso, tramite un’informazione seria e una forte coscientizzazione, che devono portare i cittadini ad organizzarsi come nuovi soggetti politici.
E’ quanto chiede l’appello finale della Cupula dos Povos: “Ritorniamo nei nostri territori, regioni e paesi per costruire le convergenze necessarie per continuare la lotta, resistendo al sistema capitalista e alle sue vecchie e nuove manifestazioni”.
Questo però non basta, se non si lavora seriamente dal basso per fare nascere un nuovo modello sociale ed economico alternativo a quello attuale. Che è entrato in una nuova fase di appropriazione e di finanziarizzazione i beni comuni (acqua, aria, energia, terra) e che sta mettendo con le spalle al muro ogni forma di democrazia.
Come missionari comboniani, riuniti a Rio nel contesto della Cupula dos Povos, stiamo affrontando proprio in questi giorni questi stessi temi perché sono centrali per la missione oggi.
Alex Zanotelli