Carissima, carissimo,
senza far troppo rumore, Gesù tornò sulla terra nel mese di Dicembre del 2012. Scelse San Paolo del Brasile. Vivendo nei panni di un raccoglitore di materiali riciclabili, un senzatetto, mangiando cibo preparato dai venditori ambulanti oppure avanzi che i ristoranti gli offrivano dai loro retrobottega. Camminava sempre con una colomba posata sulla spalla destra. All’esterno di un teatro si meravigliò di come le persone ben vestite lo fissassero e si ricordò come anche nella Palestina del primo secolo la sua presenza già suscitasse la curiosità di alcuni e l’avversione di altri.
senza far troppo rumore, Gesù tornò sulla terra nel mese di Dicembre del 2012. Scelse San Paolo del Brasile. Vivendo nei panni di un raccoglitore di materiali riciclabili, un senzatetto, mangiando cibo preparato dai venditori ambulanti oppure avanzi che i ristoranti gli offrivano dai loro retrobottega. Camminava sempre con una colomba posata sulla spalla destra. All’esterno di un teatro si meravigliò di come le persone ben vestite lo fissassero e si ricordò come anche nella Palestina del primo secolo la sua presenza già suscitasse la curiosità di alcuni e l’avversione di altri.
Ora invece a predominare era l’indifferenza; nella grande città si sentiva un signor nessuno, un essere invisibile. Nel rovistare fra i rifiuti delle lattine fuori da una facoltà universitaria nessun professore o studente lo notò. “Se fossi un topo a spulciare nella spazzatura perlomeno farei schifo alla gente”.
Grazie alla sua percezione, capace di intendere la mente e l’anima degli uomini, Gesù sapeva che quasi tutti erano Cristiani.
Ci fu il furto di un’automobile davanti alla stessa facoltà universitaria; la vittima, una studentessa abbellita dalla chirurgia estetica, lo additò come il presunto complice dei ladri. La polizia, pur senza alcun indizio di reato, decise di arrestarlo per placare le ire della ragazza, figlia di un imprenditore.
Il commissario lo interrogò:
“Come ti chiami?”
“Gesù”.
“Gesù… Gesù chi…?”
“Gesù del Padre e dello Spirito Santo”.
Il commissario dettò all’agente che verbalizzava:
“Gesù della Pace, proveniente dallo Stato di Spirito Santo”.
La polizia conosce bene la differenza che c’è fra i criminali e i senzatetto. Subito dopo la ragazza e i suoi genitori se ne andarono dal commissariato di polizia. Gesù venne rilasciato.
Uscendo sul corso, guardava le vetrine dei negozi, tutte piene di addobbi natalizi. Cercò di scorgervi un presepi, i Re Magi, un’immagine del Bambino Gesù… vide solamente un vecchio con la barba bianca, grasso, con il capo coperto da un berretto rosso come le vesti che aveva addosso. Il bambino nato a Betlemme era stato sostituito da Babbo Natale. La festa religiosa aveva ceduto il passo al consumismo compulsivo ed all’ossessione dei regali.
Rimase impressionato dai rapidi flash colorati dei televisori esposti nelle vetrine, dalla raffica di annunci pubblicitari. Allo Spirito Santo confidò:
“Se in quell’epoca fosse esistita la televisione ed avessero trasmesso il Discorso della Montagna, sarebbe stato interpretato come un messaggio sovversivo, mentre la Moltiplicazione dei Pani sarebbe stata concepita come un gioco di prestigio. Se acconsentissi, una qualsiasi marca di birra intenderebbe sponsorizzarmi…
Alla ricerca di materiali riciclabili, Gesù si meravigliò della quantità e della varietà dei rifiuti. Quante cose non aveva conosciuto! Come sono superflue le persone nei loro consumi! Quanta devastazione della natura!
Si addormentò su una panchina di una piazza. Al risveglio si rese conto che era scomparso il suo sacco pieno di lattine e carta. Probabilmente era stato un altro raccoglitore a sottrarglielo. Il povero ruba al povero. Rassegnato, trascorse la giornata a rovistare fra i rifiuti per potersi guadagnare qualche spicciolo ed assicurarsi un pasto.
A tarda sera si trovò di fronte a una chiesa e decise di entrarvi. I fedeli, riconoscendolo come uno straccione, storsero il naso. Gesù preferì restarsene in fondo alla chiesa. La Messa di Natale iniziò. Osservò il sacerdote che aveva un volto triste, come se stesse celebrando un rituale meccanico. Il sermone gli parve moralista, non avvertì che vi fosse l’allegria della commemorazione della nascita di Cristo fatto uomo. I fedeli parevano impazienti, come se non vedessero l’ora di tornarsene nelle loro case e rimpinzarsi con la cena natalizia.
Conclusasi la Messa, Gesù andò vagando per la città. Sui marciapiedi trovò sacchi di rifiuti pieni di incarti per regali, scatole di cartone, ossi di pollo, gusci d’uovo… Vide gli abitanti di un palazzo riuniti nel salone del piano terra: mangiavano voracemente, tracannando bottiglie di spumante, scambiandosi regali, abbracci e baci: neanche lì, un qualche simbolo che ricordasse il significato originario di quella festa.
Passò di fronte a una panetteria che stava chiudendo le porte. Il panettiere, nel vedere il raccoglitore Gesù, lo pregò di aspettare. Se ne ritornò da dentro con un sacchetto contenente pane, salame affettato e una bibita.
“Questo è per lei, per festeggiare il Natale”, disse l’uomo.
Gesù arrivò così in una piazza quasi buia, vi trovò una donna truccata in modo pesante. Cercò una panchina e si sedette per poter mangiare. La donna gli si avvicinò:
“Ehi, cos’è che c’hai lì?”
“Pane, salame e una bibita”
“non ho mangiato nulla oggi; è una nottataccia! Sono due ore che sono qui e non è ancora venuto nessuno. Mi sa che nella notte di Natale la notte la gente ha i sensi di colpa a caricare una donna per la strada”.
Gesù preparò un panino e lo porse alla donna.
“Spero che non ti dispiaccia bere dalla stessa bottiglia…”
“Credi che mi possa fare schifo? -sussurrò la donna- se mi facesse schifo non me ne starei qui per la strada a far girare la borsetta”.
“Tu non hai una famiglia?”
“Sì ce l’ho, laggiù in campagna. Ho lasciato quella miseria per tentare d’avere una vita migliore qui in città. Visto che non sono stata a scuola. L’unico modo è quello di affittare il mio corpo”.
“Che significa per te questa notte di Natale?”
“Tu non immagini quanto abbia pianto oggi solamente a pensarci. Eravamo poveri, ma ogni notte di Natale mia madre uccideva un pollo e prima di mangiare la mia famiglia faceva il rosario e cantava Santo Natale. Ero così felice. Anche solo a ricordarmelo gli occhi mi si riempiono di lacrime”, disse la donna tirando fuori un fazzoletto dalla borsetta.
La donna fece una pausa per asciugarsi le lacrime e chiese:
“Tu pensi che se oggi Cristo tornasse, questo mondo migliorerebbe?”
“Non lo so… tu che pensi?”
“Credo che nessuno gli darebbe importanza. Questa gente vuole solo sapere della festa, non della fede, ma sarebbe un bene se lui potesse tornare”. Chissà… magari questo mondo impazzito tornerebbe ad essere migliore”.
“A me non piacerebbe se tornasse. Non servirebbe a nulla. Sono duemila anni che è venuto e che ci ha lasciato i suoi insegnamenti. Se il mondo è in queste condizioni, al punto che io debba andare a raccattare spazzatura e tu a vendere il tuo corpo, allora la colpa è nostra che non siamo capaci di dare importanza a quello che ci ha insegnato. Vedi, oggi è la notte di Natale e Gesù rinasce per chi?”
“Nel mio cuore, lui rinasce tutti i giorni. Mi piace molto pregare, non faccio male a nessuno, cerco di aiutare chiunque io possa. Ma sai una cosa? Mi piacerebbe poter parlare con Gesù così come noi due stiamo parlando qui adesso”.
“E che vorresti dirgli?”
“Bene, gli chiederei se fare la prostituta sia un peccato. Già ho sentito un sacerdote dire di sì, che lo è, mentre un altro invece ha detto di no. Tu che cosa credi?”
“Credo che Dio sia più madre che padre. E mi ricordo che Gesù un giorno disse ai Farisei che le prostitute sarebbero salite nel Regno dei Cieli prima di loro”.
Antonio
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È un bellissimo racconto,commovente e reale…grazie per chi lo ha scritto e pubblicato. Gianni