“Io resto qui, io non mollo” sta qui il succo del dopo sentenza della Cassazione, detto con forza da B. nel suo comizio, non autorizzato, la domenica dopo la condanna gravissima per frode fiscale.
I suoi servili cortigiani dopo essere saliti al Colle, continuano la loro disponibilità a immolarsi per il loro padre padrone, dopo aver espresso con abbondanza di lacrime la loro sudditanza al suo demiurgo. L’Italia ormai è appesa alle sorti e agli interessi personali di colui che l’ha ridotta in queste condizioni. Ricorrendo come sempre al vittimismo, alla persecuzione giudiziaria.
Ieri sera Napolitano (voci affermano che di nascosto lo abbia prima visitato lo zio Gianni) è uscito dal suo riserbo, dopo il moltiplicarsi delle voci su una possibile sua dichiarazione prima di ferragosto. Ha giustamente confermato che la sentenza non si tocca, lasciando però una porta “spalancata” per la grazia: nessuno l’ha richiesta! Se la chiederanno, verrà esaminata. Incredibile, verrà esaminata! L’evasore fiscale ha ancora in corso quattro processi: due a Milano dove ha già ricevuto due condanne, 7 per il processo Ruby e uno per Fassino, il terzo a Bari (Tarantini-Lavitola), il quarto a Napoli (compra del senatore De Gregorio). Dopo l’esperienza della grazia (senza richiederla) a Sallustri e al capo della CIA in Italia, diciamo che questa volta, per adesso, non è andata male. E il PD, “apprezza”!
Attualmente il PD è “perso”, “senza rotta”. Epifani doveva già aver terminato il suo compito, è ancora lì! Di questo nessuno si vergogna, ogni regola salta, gli schieramenti mutano continuamente, per Renzi sia sono già aggiunti i “giovani turchi”, la Lombardia e Cofferati. Avendo ormai con i suoi discorsi scavalcato tutti a sinistra.
E’ rimasto solo l’uomo del “noi” che l’ha sempre inteso per “se stesso” a sbarragli la strada. Lui che aveva trattato al Colle le grandi intese: tre cose da fare oltre alla nuova legge elettorale e poi di nuovo a votare. Siamo invece alle larghe intese trasformatesi in grandi attese. Con un presidente del consiglio moderato e impassibile, che al momento, non sapendo che pesci prendere minaccia gli italiani dicendo: se cade il governo, a settembre pagate l’IMU. Sembra che stia diventando, con i suoi ricatti di potere, un perfetto scolaro alla scuola di B.
Lui, geneticamente disabituato agli scatti d’ira, lui, mai stato giovane, neanche nell’aspetto.
Lui, noto equilibrista della politica, resosi disponibile a Bersani, contro Renzi, perché non lo voleva B., ma principalmente il “noi” per se stesso”!
Lui, che fin da bambino adorava e venerava Andreotti che normalmente incontrava a casa dello zio.
Lui, oggi è sempre più somigliante all’ex-segretario Forlani, del quale ricorderete una delle sue massime storiche: “Parlo senza dire niente? Potrei farlo per ore”. Frase che da sola, racchiude buona parte della carriera politica dell’Enrico.
Diventerà il PD un nuovo soggetto politico? Le attuali sue difficoltà hanno riproposto un dibattito sul significato e le possibili prospettive della sinistra. Rappresenta o no la sinistra l’inaccettabilità contro l’oscenità delle disuguaglianze? Se si, possiamo discutere se può essere declinata in modo radicale o moderato, immediato o graduale. Ma non possiamo accettare un governo gestito dai potenti, per gli interessi di chi non ha bisogno, di chi non vuole trasformare la politica al servizio dei veri bisogni della gente. Altrimenti la sinistra perde la sua ragione di essere. Il dramma di oggi è questo!
Veniamo da un partito oligarchico, autoreferenziale e chiuso in se stesso. Dobbiamo creare una nuova prospettiva governativa. Dobbiamo capire se è importante vincere o no. Questo è il vero problema. Non pensare di vincere con il falso “noi” e fare di tutto per perdere, pensando di aver già vinto. Presentando gli otto punti dopo non aver vinto, perché come ha detto Civati a Bosco Albergati: poteva presentarli in campagna elettorale, così la gente avrebbe capito il nostro programma!
Occorre di conseguenza il carburante umano e sociale del cambiamento, facendo piazza pulita dei più, ancora presenti. Il dramma delle ultime elezioni non è ancora stato ben compreso: l’enorme astensionismo e l’esplosione di Grillo, non sono sintomi di antipolitica. Al contrario, sono segnali di una politica rabbiosa e sconfitta perché non ascoltata, interpretata e resa visibile. Questo è il vero nodo. Dispersi, soli e spaesati, senza nessun appiglio per migliorare la propria vita per renderla più giusta e libera. Siamo giunti al punto in cui la sofferenza non viene più riconosciuta socialmente,ricacciata com’è nelle proprie singole vite e famiglie, creando pesantezza spesso impossibili a sostenere.
Che fare allora? Occorre, radicalmente ripartire da lì: dalle persone. Tale spinta per essere politica deve trasformarsi in sovranità diffusa che non si limiti a scegliere i leaders, ma decide le fondamentali opzioni politiche a partire da chi ha più bisogno. Basta con i verbalismi radicali che non hanno mai portato a niente. Tutto deve avvenire attraverso procedure democratiche semplici, certe e continuative. Partendo dai tanti circoli, trasformandoli, cacciando i tanti piccoli capibastone che non hanno niente da invidiare ai livelli più alti, abituati soltanto a rispondere al capo più in alto o alla corrente, o alle mire personali.
Questo è il momento in cui urge riunire e mischiare tutti i democratici che in modo diverso hanno il medesimo sguardo sul mondo. Ci siamo divisi in molti casi pretestuosamente sui programmi o su presunte identità che non esistono e che sono solo funzionali alla conservazione di orticelli di potere. Non esistono riformismi perfetti, calati dall’alto. Gli attuali partiti sono assai meno del passato in grado di capire e di interpretare. Serve una nuova elaborazione. Adesso ci dobbiamo accontentare di tentarla questa strada. La società di oggi ci impone che le soluzioni debbono essere sempre aperte a una verifica continua. L’importante è far prevalere ciò che ci unisce. Un metodo trasparente. Questa è la sfida per il congresso del PD (se i “cattivi gestori di oggi” avranno il coraggio di indirlo e non di rinviarlo a mai…). La mia speranza è che ciò riguardi tutte le forze del cambiamento.