Le parole e i gesti di papa Francesco a Lampedusa sono stati inequivocabili.
Parlando da quel lembo di terra che unisce l’Africa all’Europa, piangendo suquelle vittime innocenti seppellite sotto il mare, il Papa ci ha riportati dentro la storia.
Ci ha detto delle lacrime necessarie a essere uomini.
Ci ha indicato laprospettiva giusta per comprendere una condizione, quella dei migranti, che non è un’emergenza ma la “normalità”.
Com’è avvenuto per generazioni di italiani partiti per “la fine del mondo” in cerca di fortuna. Tra i quali vi erano anche i genitori dell’attuale Papa. E come continua ad accadere ai nostri giorni.Tra le tante conseguenze della visita del Pontefice nell’isola siciliana c’è stata quella di mettere a nudo l’assurdità di una legge, quella che prevede il reato di clandestinità, fatta «sulla pelle delle persone», come ha detto il ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge.
Il reato di clandestinità è un reato crudele, che trasforma una condizione, quella di clandestino, in uno “stigma” e che solo il nostro buon cuore di “italiani bravagente” ha impedito che facesse ancora più danni di quelli che poteva fare. E che soprattutto non serve a nulla sul piano della pretesa sicurezza.
Sul tema dei diritti civili forse è venuto il momento che l’Italia si scrolli di dosso un bel po’ di polvere di ipocrisia e populismo, senza divagare sui “se” e sui “ma”: è disumano mettere in galera un migrante senza dargli la possibilità di dimostrare che ha diritto all’asilo umanitario o allo status di rifugiato.
È questo il senso della campagna di Famiglia Cristiana per abolire il reato diclandestinità.
Un reato che porta a drammatiche e crudeli conseguenze, come per esempio il divieto di curare nei pronto soccorso i clandestini, con l’obbligo per i medici di denunciarli.
Ma al di là delle motivazioni umane, ci sono anche motivi razionali per abolire quest’assurda legge.
Il reato di clandestinità non serve per contenere l’immigrazione illegale.
Chi pensa a un Paese invaso dagli stranieri in caso di cancellazione del reato fa demagogia o non conosce le norme che regolano l’immigrazione in Italia.
Senza dire poi che se il reato fosse stato in vigorealtrove, milioni di nostri antenati sarebbero stati in prigione in Argentina, Brasile e nei molti altri Paesi dov’erano emigrati.
Il nostro tempo è il tempo dell’integrazione, della solidarietà, dell’aiutoreciproco, del “meticciato” che ci rende più liberi e forti. Qualcosa da inserire in una prospettiva che dall’ottica della difesa dei confini passi a quella della dignità della persona.
Don Antonio Sciortino, Direttore di Famiglia Cristiana
5 ragioni per abolire il reato di clandestinità
Dobbiamo abolire il reato di clandestinità perché:
1. non serve per contenere l’immigrazione illegale;
2. anche senza il reato, ci sono regole precise (fermo, detenzione nei Cie, identificazione ed espulsione immediata) per trattare gli immigrati irregolari;
3. il reato di clandestinità ha aggravato la già grave situazione delle carceri italiane;
4. è disumano mettere in galera un migrante senza dargli la possibilità di dimostrare che ha diritto all’asilo umanitario o allo status di rifugiato;
5. se il reato fosse stato in vigore altrove, milioni di nostri antenati sarebbero stati in prigione in Usa, Argentina, Brasile e nei molti altri Paesi dov’erano emigrati.
Vi invitiamo a firmare la petizione sul sito famigliacristiana.it e ad attivare la raccolta di firme tra i vostri aderenti e sul vostro territorio.