di Gideon Levy – Haaretz
Roma, 23 marzo 2015, Nena News
Vorrei ringraziare il primo ministro Benjamin Netanyahu. Grazie per aver detto la verità. Per almeno 25 anni statisti israeliani hanno mentito, ingannato il mondo, gli israeliani e se stessi. Ora Netanyahu ha detto la verità. Se solo questa verità fosse stata detta da un primo ministro israeliano 25 anni fa, o forse anche 50 anni fa, quando nacque l’occupazione. Tuttavia meglio tardi che mai. Il pubblico lo ha premiato per questa verità e Netanyahu è stato eletto per un quarto mandato.
Netanyahu ha annunciato la scorsa settimana che, se fosse stato rieletto, uno Stato palestinese non sarebbe mai sorto. Chiaro e semplice, forte e chiaro. Nessuno ha avuto il coraggio di rivelare la verità nel passato. L’ultimo di questi imbroglioni è stato Isaac Herzog: il suo audace piano comprendeva cinque anni di negoziati. Il pubblico lo ha ricompensato per questo.
Dopo tutto si dovevano ingannare gli americani, gli europei e i palestinesi. Bisognava anche giocare per tempo, costruire insediamenti e sbarazzarsi di ogni possibile partner palestinese: Yasser Arafat era troppo forte, il presidente Mahmoud Abbas è troppo debole; e Hamas è troppo estremo. Si deve giocare per tempo in modo che i palestinesi diventino più estremisti e tutti capiscano che non c’è nessuno con cui parlare.
Ora arriva l’uomo considerato un bluffer e solo lui racconta la fatidica verità storica: non ci sarà alcuno stato palestinese. Non durante il suo mandato, che ora sembra eterno e non dopo perché allora sarà troppo tardi. La fine dei negoziati è la fine dei giochi. Non ci sarà più spola diplomatica, quartetti, emissari, mediatori e piani.
Non c’era alcuna possibilità fin dall’inizio. In Israele non c’è mai stato un primo ministro – tra cui i due vincitori del Premio Nobel per la Pace – che intendesse anche per un secondo stabilire uno stato palestinese. Ora Netanyahu ha posto fine alla convenienza dell’inganno. Se Israele avesse giocato le sue carte apertamente fin dall’inizio, come Netanyahu ha fatto oggi, forse saremmo in un luogo diverso, in un posto migliore.
Se solo Israele avesse detto prima che brama il territorio occupato per sé e non potrà mai rinunciarci, che centinaia di migliaia di ebrei vivono lì e non ha alcuna intenzione di evacuarli, che non si preoccupa del diritto internazionale e non gli importa di quello che tutto il mondo pensa, che i palestinesi non hanno diritto di vivere lì, che Abramo, il nostro patriarca, è sepolto lì, che Rachel, la nostra matriarca, piange lì, che la sicurezza di Israele dipende da questo e che l’Olocausto è alle porte! Le ragioni sono molte e varie, ma tutti dicono una cosa: ora e per sempre da Hebron a Jenin. Sì all’autonomia di leghe di villaggio o di una Autorità palestinese, ma no a uno stato. Mai.
Se un leader onesto come Netanyahu avesse detto questo anni fa: gli israeliani, i palestinesi, tutto il mondo lo avrebbe saputo. Allora sarebbe stato possibile cercare altre soluzioni, invece di perdere tempo a barare, o di vedere l’odio crescere e il sangue versato per niente. Avremmo potuto pensare molto tempo fa ad alternative alla soluzione dei due Stati come la creazione di un unico uno stato e in tal caso le alternative sono due: democrazia o apartheid. Invece, siamo stati ingannati.
Ora Benjamin Netanyahu ha posto fine a tutto questo. Dobbiamo essere grati a lui per questo. La storia ricorderà che è stato il primo premier israeliano a dire la verità. Nena News
(Traduzione a cura di Bocche Scucite)