Sono passati due anni da quando Adila è nato. E ogni giorno che passa il piccolo si dedica sempre di più al suo tamburo.
Adesso sono iniziate ad arrivare persone perfino dagli altri villaggi per ascoltare il suo tocco, il suo ritmo.
Così, un giorno è successo che Adila ha ricevuto una visita molto importante. Era suo zio Oró, che arrivò per portargli un regalo.
Sapendo che lo zio stava arrivando, Adila non stava nella pelle dalla curiosità. Si diceva che Oró fosse accompagnato da suo figlio, il quale portava sulle spalle una grande cassa.
Anche Bintou, la nostra piccola amica e sorella di Adila, non sopportava più l’attesa e voleva vedere cosa fosse questo regalo. Controllava il sentiero di accesso al villaggio, ansiosa, anche perché sapeva che con Oró viaggiava anche Dará, la sua cuginetta e grande amica.
Alla fine, dopo una attesa che sembrò interminabile ai due nostri amici, Oró arrivò con i suoi due figli, e tutti furono ricevuti con una bella festa.
Ma prima di ogni altra cosa consegnarono la grande cassa ad Adila.
Era grande, e si muoveva!
Quando Adila, non senza difficoltà, riuscì ad aprirla, vi trovò dentro una sorpresa: una tartaruga! Grande. Molto grande.
Bintou cominciò a saltare di allegria ma Adila, che segretamente stava sperando di ricevere in regalo un altro tamburo, rimase molto deluso.
Il fatto è che Adila ancora non sapeva che quella che aveva appena ricevuto, che fu battezzata Ota, non era una tartaruga comune.
Passarono due giorni, Bintou conversava con Ota e la sua scimmietta adorava salire sulla sua dura schiena, che si chiama carapace. Adila quasi la ignorava, ancora triste per quello strano, inatteso regalo.
Dopo qualche altro giorno Adila si era abituato alla presenza di Ota e ogni tanto giocava con lei. La tartaruga tentava sempre di andare dietro ad Adila ma, come ogni tartaruga, era lenta e non riusciva ad accompagnare quello strano amico silenzioso e serio, arrivando sempre tardi.
Un giorno Adila e Bintou andarono sulla riva del fiume a suonare i loro tamburi: Adila il suo inseparabile abatá ricevuto in dono per il primo compleanno, e Bintou il piccolo e fedele ilú. Suonarono e suonarono, e poi si sedettero vicino alle placide acque del piccolo fiume per riposare.
Proprio in quel momento udirono un suono, difficile da descrivere: sembrava come un ruggito, ma allo stesso tempo delicato. Somigliava ad un tuono ma era dolce come una melodia. Senza capire da dove venisse, ad Adila però venne, irresistibile, la voglia di accompagnare quel suono con il suo tamburo.
Quel suono si rafforzava, facendosi più vicino. E non aveva nulla di minaccioso, anzi. Era strano e bellissimo allo stesso tempo.
Quando fu molto prossimo, capì da dove proveniva: era Ota! Il suo corto collo era impegnato in una specie di danza, e dalla sua bocca stava uscendo quel suono inatteso.
Ota cantava. Sì, cantava!
Adila non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie ma non riusciva a smettere di accompagnare con il suo tamburo. E Bintou, saltellando, suonava il suo ilú.
Quando cominciò a fare sera, i tre suonatori, come rapiti dalla musica che loro stessi stavano creando, si incamminarono verso il villaggio, dove furono accolti con grande stupore, all’inizio, e poi allegria, subito dopo.
Nessuno aveva mai visto un terzetto di musicisti così insolito, ed ascoltato un suono tanto sorprendente. E, soprattutto, nessuno aveva mai udito una tartaruga cantare, e per di più con una voce forte come un tuono ma allo stesso tempo delicata come un fiore.