Organizzazioni dei Prigionieri Palestinesi come la Società dei Prigionieri Palestinesi, Addameer a Supporto dei Prigionieri, Associazione per i diritti umani e la Commissione affari dei prigionieri hanno reso noto in un rapporto importanti statistiche riguardanti la situazione generale dei prigionieri palestinesi nel mese di aprile 2016. Queste tre organizzazioni hanno raccolto e resi noti i seguenti da 567 palestinesi sono stati arrestati dalle forze di occupazione israeliane nel mese di aprile 2016, portando il numero degli arrestati dall’inizio della rivolta popolare del mese di ottobre 2015 a 5334 palestinesi. Il maggior numero di arresti sono stati fatti a Gerusalemme, dove gli arresti sono stati 213 di cui 60 minori; al-Khalil, dove gli arresti sono stati 120 i; seguita da 43 a Ramallah, 40 a Nablus, 38 a Betlemme, 35 a Qalqilya, 23 a Jenin, 12 a Tulkarem, 9 a Tubas, cinque in Salfit e quattro a Gerico; nella Striscia di Gaza, 25 sono stati arrestati, tra cui 20 pescatori a cui è stato sparato ed hanno subito un attacco in mare, due che passavano il confine di Beit Hanoun (Erez), e tre nei pressi del “confine” di Gaza. Tra gli arrestati ci sono 123 bambini e 24 donne e ragazze (di cui 3 ragazze minorenni). 69 donne e bambine palestinesi sono imprigionate nelle carceri israeliane, tra queste 15 ragazze minorenni ; il numero totale di bambini nelle carceri israeliane rimane oltre 400. Ci sono più di 750 palestinesi detenuti in detenzione amministrativa e 700 detenuti malati. 133 ordini di detenzione amministrativa sono stati emessi nel mese di aprile, tra cui 97 rinnovi di detenzioni amministrative in corso.
Incursioni e politica di controllo nelle prigioni
Il Prison Service di Israele usa unità speciali per fare regolarmente incursioni e controlli istigati dall’amministrazione penitenziaria ed utilizza questi come mezzi di punizione collettiva dall’arresto fino al rilascio. L’amministrazione penitenziaria inventa pretesti per fare questi attacchi, in cui i prigionieri sono sottoposti a trattamenti crudeli e disumani. Queste unità speciali attaccano o fanno controlli senza preavviso, in modo da evitare che i prigionieri si preparino ad adottare misure precauzionali, di solito nelle prime ore del mattino e, a volte, nelle ore dopo la mezzanotte; a volte vengono fatti nel mezzo della giornata, anche durante i periodi di preghiera o durante iftar (pasto serale) nel Ramadan. L’obiettivo di queste incursioni è impaurire ed abusare dei detenuti; queste unità speciali fanno azioni provocatorie contro i prigionieri, tipo trascinare i detenuti fuori dalle camere, gridare loro in faccia, abusare verbalmente di loro, e confiscare documenti personali e foto di famiglia, creare situazioni di provocazione che vengono poi utilizzate per giustificare gli attacchi sui prigionieri stessi. Nel mese di aprile, l’incidente dell’attacco alla sezione 14 nel carcere di Nafha è andato oltre il tipico processo di invasione/ispezione con pestaggio dei prigionieri. Questo incidente si è verificato dopo che le guardie hanno rifiutato a Akram Siyam e Muharreb Da’is l’uso del bagno. Questo fatto ha portato ad un alterco tra le guardie ed i prigionieri, durante il quale le unità armate hanno fatto irruzione nella sezione, hanno picchiato i prigionieri, spruzzato spray al pepe e gas lacrimogeni , portati via i prigionieri dalla sezione. Poi hanno riportato Da’is alla sezione e invaso di nuovo per riportarlo via. I prigionieri si sono opposti alla sua riconsegna e allora le guardie sono tornate in gran numero e con i cani, costretto tutti i prigionieri ad uscire dalle celle e li hanno presi a bastonate. Ci sono stati numerosi feriti, tra cui il detenuto malato Yousry al-Masri, che ha il cancro ed è stato picchiato con un bastone sul collo e nella sua zona del fegato. L’amministrazione penitenziaria ha chiuso tutte le sezioni del carcere, e ha imposto sanzioni nella sezione 14, compresa la rimozione di apparecchi elettrici, la negazione delle visite familiari, e l’isolamento dagli altri detenuti.
Condizioni di isolamento
17 prigionieri sono isolati con il pretesto di “minaccia per la sicurezza dello Stato,” senza prove che indichino in che cosa consista questa minaccia. Essi sono tenuti in celle d’isolamento per 23 ore al giorno, tranne un’ora di ricreazione durante la quale sono soli con le guardie. L’isolamento è dannoso per la salute mentale e fisica. Il servizio carcerario emette ordini per tenere i prigionieri in isolamento che possono essere estesi ogni sei mesi su pronunciamento del tribunale militare, sulla base di un dossier segreto non svelato né ai detenuti né ai loro avvocati. Tra i prigionieri in isolamento vi sono Noureddine Amer, 34, da Qalqilya, in isolamento dal 21 settembre del 2013, in carcere dal 2 febbraio 2002, e sta scontando una condanna a 55 anni. Viene tenuto nel carcere di Eshel in una stanza di 3,5 m x 1,5 m con una toilette e una porta di metallo con una fessura per l’introduzione di cibo, e ha una finestra chiusa. Gli è consentita solo un’ora al giorno di ricreazione. E ‘stato tenuto in isolamento in carceri diverse: Ramon, Ashkelon, Megiddo, Shatta, Gilboa e Ayalon. Viene trasferito nel “Bosta” (veicolo destinato al trasporto dei prigionieri ai tribunali militari) ; i trasferimenti richiedere molte ore. I prigionieri trasferiti con i “Bosta” non possono guardare dai finestrini eh hanno mani e piedi ammanettati . Durante questi trasferimenti, Amer è accompagnato da forze speciali che spesso lo provocano e lo attaccano . Nel mese di luglio 2015, è stato picchiato da cinque guardie militari; il suo naso sanguinava ed aveva forti dolori ma non è stato medicato. I suoi effetti personali erano tutti sparpagliati, gli hanno detto di raccoglierli mentre era ammanettato. Egli soffre di diverse patologie aggravate dal contesto di isolamento, tra cui la mancanza di respiro, il colesterolo alto, problemi articolari, forti mal di testa, e ulcere gastriche. Ha subito una frattura ad una mano otto anni fa nel carcere di Gilboa, non è stato curato e continua a soffrire oggi di dolori alla mano. Da quando è stato messo in isolamento, gli sono state negate tutte le forme di comunicazione con la sua famiglia. Sua madre è anziana, soffre di cancro e ha avuto un ictus; egli ha appreso questa notizia solo attraverso le visite dei suoi avvocati. Tre dei suoi fratelli sono anche imprigionati; Nidal Amer è condannato all’ergastolo, Abdul Salam Amer a 20 anni, e Aysar Amer è tenuto in detenzione amministrativa da febbraio 2016.
Sistematiche torture e abusi durante la detenzione dei bambini
I bambini sono esposti a tortura sistematica, umiliazione e trattamento crudele fin dal primo momento dell’arresto. Questo è caratterizzato da incursioni nelle case a tarda notte, fatto da parte di unità speciali o da soldati sotto copertura che cercano di “sembrare arabi”. In più subiscono un trattamento degradante durante l’arresto ed il trasferimento. Essi sono incatenati mani e piedi e bendati mentre vengono portati ai centri di detenzione o di interrogatorio dove sono direttamente esposti a maltrattamenti. Vengono percossi con le mani ed i piedi, viene imprecato ed urlato contro di loro per farli impaurire, o vengono messi in isolamento e in condizioni difficili in modo da essere sottoposti a pressione psicologica. Tra i casi di prigionieri minori è quello di Mohammed Amarna, 17 anni , da Ya’bad vicino a Jenin, che è stato arrestato il 2 Marzo 2016 nella sua casa. Durante una visita legale all’interno del carcere, il suo avvocato ha confermato che Amarna era stato picchiato, insultato e maltrattato durante il trasferimento ad un centro di detenzione dove è stato bendato e con le mani legate dietro la schiena. È stato trattenuto per ore fuori, schiaffeggiato più volte in faccia da un soldato e da chi lo interrogava. 157 palestinesi detenuti in relazione ad attività sui social media Il governo israeliano ha formato negli ultimi mesi la cosiddetta “Cyber Unit” allo scopo di intensificare le sue azioni penali contro i Palestinesi sui social media, in particolare Facebook. Da ottobre 2015 ad aprile 2016, ci sono stati 157 casi di arresti sulla base di espressione e di opinione pubblicato su Facebook. Un certo numero di persone sono state incriminate per “incitamento”, mentre altri hanno ricevuto l’ordine di detenzione amministrativa. La maggior parte degli arresti sono stati fatti a Gerusalemme in quanto parte dell’obiettivo Palestinesi di Gerusalemme. Molti dei documenti esprimevano appoggio o solidarietà ai martiri palestinesi uccisi dalle forze di occupazione israeliane, o includevano la pubblicazione delle foto di martiri o prigionieri. La soppressione della libertà di parola, di opinione e di espressione sui social media non è limitata ai casi di arresto, ma ha incluso anche il licenziamento dei palestinesi accusati dalle istituzioni a Gerusalemme o nelle zone della Palestina occupate nel 1948, o espulsioni forzate dalle città di residenza, in particolare Gerusalemme.
Battaglia degli stomaci vuoti
Durante il mese di aprile, alcuni prigionieri palestinesi sono stati impegnati in una serie di scioperi della fame individuali e collettivi per diverse ragioni. Sami Janazrah, 43, di al-Khalil, ha continuato lo sciopero della fame dal 3 marzo e Fuad Assi, 30, e Adib Mafarjah, 29, entrambi di Ramallah, hanno continuato il loro sciopero della fame dal 3 aprile. Tutti stanno facendo sciopero contro la loro detenzione amministrativa che non ha né accusa né processo. Shukri al-Khawaja, 48 anni, di Ramallah, è impegnato in uno sciopero da un certo numero di giorni contro il suo isolamento continuato; decine di prigionieri in diverse carceri hanno lanciato scioperi di solidarietà con lui. Anche Abdullah Mughrabi, 24 anni, di Gerusalemme, fa sciopero da un certo numero di giorni perché è tenuto in isolamento. Mahmoud Suwayta, 40, di al-Khalil, ha iniziato lo sciopero della fame da più di una settimana perché gli negano le visite del figlio da più di due anni; anche Iyad Fawajrah di Betlemme è impegnato in uno sciopero della fame a causa delle visite dei familiari. Mansour Moqtada, 48, da Salfit, è impegnato in uno sciopero della fame parziale, a causa di condizioni di salute complicate e difficili, che esigerebbero una migliore assistenza medica. Anche Muhannad al-Izzat di Bethelehm è impegnato in uno sciopero della fame di 9 giorni per le cure mediche. Due ex prigionieri nuovamente arrestati, Abdel-Rahim Sawayfeh e Mohammed Daoud, sono impegnati in scioperi della fame contro i loro nuovi arresti. Inoltre, migliaia di prigionieri sono collettivamente impegnati in una protesta, rifiutando cibo opponendosi degli attacchi sui prigionieri nel carcere di Nafha.