1. Il Brasile vive una grave crisi economica, politica, sociale e ambientale. Abbiamo vissuto crisi storiche simili negli anni 30, 60 e 80. Tutte queste crisi hanno prodotto grandi discussioni nella società, un’enorme partecipazione politica e scontri nella lotta tra le classi. La loro soluzione è stata tutt’altro che rapida e si è concretizzata solo intorno a un nuovo progetto, che riuscisse ad agglutinare una base sociale per sostenerlo, o ha visto, invece, le classi dominanti appellarsi a un intervento militare.
E ora cosa sta succedendo? La classe dominante non ha un progetto di paese. Il governo Temer/Cunha è solo un tentativo di applicare rapidamente misure che interessano ai capitalisti. La classe dominante è divisa in tre nuclei di direzione politica.
Un nucleo del potere economico, che è egemonizzato dal capitale finanziario e dalle imprese transnazionali. Vuole applicare la ricetta neoliberista. Ma il suo è un progetto anti-nazionale e anti-popolare.
C’è poi un nucleo lumpenborghese, formato dai parlamentari dei partiti conservatori e guidato da Cunha-Temer-Jucá, che si muove solo per interessi meschini.
E un terzo nucleo, che opera per motivazioni ideologiche, con vincoli anche internazionali, che è il nucleo della Rete Globo, Moro, MPF-PF.
Tra loro ci sono divergenze e contraddizioni, poichè si muovono per interessi propri e non intorno a un progetto di paese.
Nell’assenza di un progetto e di fronte all’aggravarsi della crisi, hanno deciso di fare un golpe istituzionale contro la presidenta Dilma, hanno preso d’assalto il governo, con la connivenza del potere giudiziario, per tentare di applicare un programma neoliberista di emergenza.
2. Tutti i giorni il governo Golpista assume misure contro i lavoratori e i loro diritti. Il suo obiettivo principale è ricostituire il tasso di profitto e il processo di accumulazione concentrata della ricchezza in Brasile, a favore delle banche e delle grandi imprese transnazionali. Per questo, stanno attaccando i diritti dei lavoratori e i diritti sociali in genere. Oltre ad accrescere la disoccupazione, che è un modo per abbassare i salari e dominare la classe lavoratrice.
Stanno assaltanto le casse pubbliche, limitando le spese sociali e destinando le risorse, prima finalizzate a educazione, salute e previdenza, ad inziative che interessano solo i capitalisti. Secondo gli economisti sono in gioco circa 200 miliardi di reais del bilancio del paese.
I 400 miliardi destinati al pagamento degli interessi alle banche sono intoccabili. Vogliono aumentare l’età minima per la pensione a 65 e perfino 70 anni, come ha sostenuto l’impostore Temer. E neanche una parola è stata invece pronunciata sui 62 miliardi di reais di esenzione dalla previdenza, concessi alle imprese solo nel 2015.
Si stanno riavviando i processi di privatizzazione, cominciando dal pré-sal (con la revoca della legge di condivisione già approvata dalla camera) e dalle imprese elettriche… Stanno smontando i servizi pubblici e minacciano perfino il SUS (sistema sanitario pubblico) e il programma “Più Medici”. Hanno avvisato che le nostre terre saranno affidate al capitale straniero… Hanno chiuso il MDA (Ministero dello Sviluppo Agrario) e vogliono farla finita con le politiche per l’agricoltura familiare e la riforma agraria.
I sostenitori dell’impeachment nelle strade dicevano di lottare contro la corruzione. Si staranno vergognando. Già tre ministri hanno dovuto rinunciare… perchè denunciati, e ci sono diversi altri coinvolti in processi per sviamento di denaro pubblico. Jucá ha detto chiaramente che il golpe era solo per bloccare l’operazione Lava-Jato… Cunha ha rinunciato alla presidenza della Camera per salvare la pelle e i suoi dollari. Non c’è mai stato nessun governo coinvolto da tante denunce di corruzione come questo.
3. Noi dei movimenti popolari riuniti nel Fronte Brasile Popolare, abbiamo sostenuto sistematicamente, che il primo passo è garantire il rispetto della democrazia, che la Presidenta Dilma riassuma il comando del Governo. Ma che si impegni da subito con una Carta di Impegno con il popolo, con un nuovo programma a sostegno delle necessità del popolo e della sovranità nazionale.
Il secondo passo è che la Presidenta Dilma riorganizzi un governo in dialogo con la società. E applichi un programma che affronti la crisi economica e risolva i problemi del popolo.
Terzo, dobbiamo fare urgentemente una riforma politica, per ricostruire e democratizzare il sistema elettorale brasiliano, perchè il popolo possa di fatto eleggere i suoi veri rappresentanti.
Visto che l’attuale congresso non vuole e non ha la dirittura morale per approvare i progetti di riforma politica che dormono nei loro cassetti, l’unica via d’uscita sarebbe convocare attraverso un plebiscito un’assemblea costituente esclusiva per fare rapidamente la riforma politica prima delle elezioni del 2018.
E in quarto luogo, abbiamo bisogno di costruire un nuovo progetto popolare per il Brasile, a partire da un ampio discussione di proposte e idee con tutti i settori della società brasiliana. Anche se per questo ci vuole tempo è l’unica strada per uscire realmente dalla crisi.
Tutto questo, tuttavia, avrà forza non tanto per la giustizia della proposta ma se riusciremo a motivare le ampie masse della classe lavoratrice a partecipare attivamente, mobilitandosi nelle strade. Stiamo sostenendo che è necessario organizzare grande mobilitazioni nazionali della classe lavoratrice, contro il Golpe, la disoccupazione e le misure anti-sovranità nazionale che i golpisti stanno assumendo. E rendere possibile uno sciopero generale della classe lavoratrice come forma di protesta e di modificazione della correlazione di forze.
Il Fronte Brasile Popolare e il Fronte Popolo senza paura hanno concordato di realizzare una grande mobilitazione a Rio de Janeiro e nelle capitali degli stati, il 5 agosto, all’apertura delle olimpiadi.
L’epilogo di questa crisi, è ancora una incognita, ma la lotta sarà lunga e difficile…
Traduzione a cura di Serena Romagnoli