da “Caros amigos”, ottobre 2016
Dopo l’ubriacatura elettorale, circolano molte valutazioni, analisi e commenti. Ciascuno ha tutto il diritto, a partire dalla sua posizione di classe o dai suoi interessi ideologici, di tirare le conclusioni che meglio gli servano, per gli obiettivi che sostiene.
Ho visto varie analisi che commentano la sconfitta della sinistra, la sconfitta del petismo, la fine di un ciclo, la vittoria dei tucani (cioè del Partito PSDB, quello di Cardoso) ecc ecc.
Arrischio tuttavia alcune riflessioni analitiche:
a) E’ stata la campagna e l’elezione più spoliticizzata di tutti i tempi, al di là del fatto che la società sta vivendo una delle sue crisi peggiori, economica, politica, sociale e ambientale. Ma nessuno discute di questo. Come se le città fossero in un altro pianeta. Nella depoliticizzazione delle proposte, è prevalso il denaro o il carisma personale.
b) Le campagne si sono limitate agli interessi personali e di gruppi locali. Per questo hanno proliferato vittorie di sigle piccole e sconosciute che non sono neanche partiti.
c) La media borghesia ha vinto perchè è riuscita ad illudere i lavoratori e i più poveri, con uno scetticismo politico e un anti-petismo morboso, mai visto. Un clima che si può comparare con quello della guerra fredda e del Maccartismo negli Stati Uniti.
d) Il potere giudiziario e l’autopropagandata “Repubblica di Curitiba” hanno svolto il loro compito di propaganda conservatrice, reazionaria; discrezionali, prepotenti commettendo ogni tipo di ingannii illegali. Neanche una parola sui processi contro Aécio Neves, i tucani, il PP e il PMDB coinvolti allo stesso modo o ancora di più del PT nell’operazione lava-jato.
e) L’assurdo livello dell’astensione, che è arrivata in media al 25% e che, sommato con le schede bianche e nulle, nelle grandi città ha superato tutti i voti ricevuti dai vincitori rivelando che c’è una maggioranza della popolazione insoddisfatta di tutto.
f) I media borghesi hanno focalizzato le loro analisi solo sulla vittoria della destra a São Paulo, per proiettare gà il candidato Alkmin verso la presidenza della Repubblica. Senza citare le contraddizioni che questo andrà a generare dentro lo stesso gruppo tucano. E neanche una parola sulle sconfitte del PMDB e di Jose Serra.
g) I risultati delle capitali hanno mostrato di tutto. Non si possono sintetizzare con una tendenza o posizione egemonica, di nessun partito. E ci si aspetta che la sinistra possa vincere a Aracaju, Recife, Belem e Rio de janeiro.
Ma le campagne elettorali depoliticizzate, con alcuni vincitori senza nessuna rappresentatività sociale, portano sempre a situazioni effimere e piano piano le contraddizioni e l’insoddisfazione della popolazione affioreranno. Perchè questi metodi di manipolazione dei media borghesi a favore dei loro candidati impediscono l’ampliamento della democrazia e la partecipazione popolare.
Tutto questo processo, fasullo e disgustoso, ha evidenziato più che mai che la società brasiliana ha bisogno di una RIFORMA POLITICA. Una vera riforma, che rimetta in campo la necessità di partiti con programmi, ideologie, per la società. Che restituisca al popolo il diritto della partecipazione e della decisione reale sui beni pubblici, sullo stato, sui governi. Che dia al popolo il diritto di indire referendum su tutti i temi di interesse popolare, inclusa la revoca dei mandati per tutti quegli incarichi che non abbiano portato alla realizzazione del programma promesso.
Ci sono diverse proposte di riforma politica interessanti presentate da entità nazionali, che dormono nei cassetti del congresso, per disinteresse della sua maggioranza conservatrice e corrotta. Per questo, la maggioranza dei movimenti popolari sostiene la necessità della convocazione di una assemblea costituente esclusiva, per fare una riforma politica, che garantisca la democrazia partecipativa e il rispetto della volontà del popolo.
Che si illudano i vincitori. Fino a che il popolo non avrà potere reale, la crisi politica e la farsa prevarranno. Ma il popolo cercherà certament altri canali di mobilitazione e espressione della sua volontà politica.