Il male non è l’immigrazione ma l’ingiustizia diffusa nel mondo che la provoca. Nel mondo un milione di persone è costretto a vivere con un euro al giorno. Questa gente cerca di scappare e noi ci meravigliamo. Le cose devono per forza cambiare. Non possiamo stare dalla parte degli impoveriti e fare il gioco dello struzzo. Questa umanità si sposta perché ci sono guerre, persecuzioni, ingiustizie e disuguaglianze. Se combattiamo l’immigrazione senza combattere le ingiustizie non risolveremo mai il problema. Perché i nostri bambini ci toccano e quelli degli altri no?
Nel Mediterraneo, a tutt’oggi sono 30 mila le vittime delle traversate, è ormai divenuto una tomba, senza contare quelle inghiottite dai deserti o scomparse nel corso di viaggi estenuanti. Per tanti, che invece riescono a superarlo è luce e vita. Tante persone giungono sulle nostre coste dopo mesi o anni di sfruttamenti, schiavitù e peripezie di ogni genere. Le donne soprattutto subiscono ogni sorta di violenza per non parlare dei bambini, spesso gettati in mare come se fossero rifiuti, queste persone, donne e uomini, bambini e anziani, sono nostri fratelli.
Accogliere profughi e rifugiati, questo è l’appello che sale da papa Francesco. Altri dicono che non è possibile accogliergli tutti. Un ragionamento di buon senso, infatti non possiamo accoglierli tutti. Ma anche un ragionamento incompleto, insoddisfacente. Altre cose invece, che non potremmo e non dovremmo fare perché sfacciatamente immorali, in realtà le facciamo con molta disinvoltura. Noi Occidente , Noi Europa, Noi Italia… accogliamo capi di governi sanguinari con tutti gli onori e sanciamo trattati e alleanze con loro, come è accaduto con il presidente-dittatore dell’Eritrea a Milano un paio di anni fa; questo a quanto pare lo possiamo fare con molta disinvoltura! Eppure, come ci ha testimoniato padre Zerai al nostro Convegno, sono molti gli Eritrei che fuggono da questa dittatura sanguinaria. “Non possiamo accogliere tutti”… ma vendiamo armi all’Arabia Saudita, ai Paesi del Golfo o del Centro Africa, sapendo in anticipo in quali mani andranno a finire e per quali scopi verranno utilizzate, questo lo possiamo fare con tutta tranquillità a quanto pare!
L’Italia è tra i 5 Paesi del mondo che esportano più armi. Il fatturato annuo di questo commercio criminale da parte dell’Italia nel 2014 era di due miliardi e mezzo di €uro. Nel 2015 era triplicato: 8 miliardi di €uro. Quindi accogliere tutti profughi non possiamo, ma continuare a favorire fughe e naufragi si. Pertanto, non limitiamoci a dire “non possiamo accoglierli tutti”. Iniziamo a ragionare e a dire ad alta voce: non possiamo più favorire queste catastrofi umanitarie.
Noi, l’Occidente non possiamo limitarci ad accogliere o a respingere a nostro piacimento profughi e perseguitati; ma smettere di creare alleanze, traffici e commerci spudoratamente immorali e criminali.
A coloro che urlano nelle strade e nelle piazze slogan razzisti o “padrone a casa mia” rispondo: i profughi, i rifugiati, i perseguitati, sarebbero felicissimi di poterlo affermare in casa propria. Scappano perché “Noi” colonizzandoli, conquistandoli li abbiamo sfruttati quotidianamente, per essere padroni della loro umanità, del loro futuro e delle loro terre. Questa è l’unica verità! Di fronte a tutto ciò è la politica che dovrebbe cambiar nome e chiamarsi semplicemente “ipocrisia”.
Ciò che è successo a Gorino nel ferrarese, –(senza dimenticare la vergogna dei “ricchi-vip e dei politici di Capalbio” che la scorsa estate insorsero contro l’ipotesi dell’arrivo di alcune decine di rifugiati, che avrebbero messo in crisi il turismo)- dove platealmente si sono costruite barricate per impedire che dodici donne e otto bambini, potessero essere ospitate all’interno dell’ostello, un gesto forte e inedito ha cambiato qualcosa, fino a portare il parroco don Francesco Corbellini ad affermare: “non abbiamo più cristiani. Abbiamo solo gente che condivide la tradizione. Ma se fossi stato tu rifiutato così? Dopo tanta strada, dopo tante difficoltà, in fuga da Boko Haram?”
Di fronte a ciò non bisogna voltare la testa dall’altra parte e non vedere la loro sofferenza, la loro fame, la loro paura della guerra e della persecuzione. Non possiamo passare oltre e sentire la nostra coscienza a posto solo perché abbiamo pregato o siamo andati a Messa la domenica. Il “Calvario” non è un bel dipinto nelle nostre chiese, il Calvario è sempre attuale, parla anche ai nostri giorni spingendoci a dare segni di misericordia. E la misericordia non è una bella idea, ma un’azione concreta. Non c’è misericordia senza concretezza. La misericordia è coinvolgersi lì dove c’è il male, dove c’è la malattia, dove c’è la fame, dove ci sono tanti sfruttamenti umani, fino a raggiungere la sua concretezza nell’agire quotidiano. In questo può certamente aiutarci la riflessione di Waldemar Boff che segue alle pagine 9-14, su come rapportarsi con la gente e in particolare con gli esclusi, con gli “scartati”, frutto del suo condividere la sua vita nelle favelas di Petropolis e della Baixada Fluminense.
Tutto ciò ci impegna a scoprire e a vivere nei fatti e non nelle parole il nostro sincero desiderio di giustizia, uguaglianza, fraternità. Dobbiamo poter sollevare lo sguardo da noi stessi e poggiarlo su costoro, cercando di immaginare la loro angoscia e condividerla con loro.
il Direttore
Trovi alle pagine 89/94 l’importante sviluppo del nostro progetto con il popolo Mapuche in Cile, alle pagine 95/96 notizie sul progetto Ama Terra, dove l’agricoltura familiare si sta rivelando una uscita importante dalla condizione di povertà, elevando i piccoli produttori a cittadini, in grado di comprendere l’importanza sociale del loro quotidiano lavoro. Alle pagine 97/98 notizie importanti sul progetto a favore dei prigionieri politici in Perù.