Oggi cercare di darsi una identità significa interpretare il presente, dandone una chiave di lettura che venga usata per orientarsi ed eventualmente, essere in grado di orientare.
Il nocciolo della questione è la crisi dell’occidente, che si è palesata non a caso agli occhi di tutti come una crisi economica, ma che riflette dinamiche molto più complesse che riguardano i valori e dunque di riflesso l’identità stessa dei popoli che ne sono interessati.
E’ importante a mio avviso rendersi conto pienamente che la rabbia che si è andata allargandosi negli ultimi anni in fasce sempre più ampie di popolazione, è una rabbia che deriva da un profondo disorientamento, piuttosto che da una diminuzione del benessere economico puro e semplice. Le risposte che finora si sono cercate di dare da più parti a mio avviso si concentrano troppo su questo ultimo effetto, e questo non sorprende visto che le categorie economiche hanno occupato il ruolo preponderante negli ultimi decenni, ma sono assolutamente insufficienti se si ha l’aspirazione di poter offrire una via d’uscita a questo intenso e diffuso malessere.
Il tessuto sociale è andato disintegrandosi sempre più profondamente, ovunque si volga lo sguardo il denominatore comune sembra essere la assenza di stabilità, non c’è stabilità lavorativa, non c’è stabilità affettiva, non c’è stabilità geografica, e non c’è stabilità etnica visto il continuo incedere di flussi migratori che lasciano spiazzati in quanto processi di scala troppo grande per poter essere compressi all’ interno di categorie familiari. In tutto questo quadro la politica viene percepita non tanto lontana dal popolo, ma bensì a mio avviso semplicemente impossibilitata ad agire perchè ha chinato il capo, più o meno consapevolmente, all’economia e alla finanza adottandone sia il vocabolario sia la logica interna caratterizzata il più delle volte da visioni limitate a maggiore impatto emotivo volte a risolvere problematiche molto circoscritte piuttosto che rivolgersi a tematiche di più ampio respiro.
La cultura, che se valorizzata a dovere potrebbe costituire un appiglio solido a cui rivolgersi per cavalcare tempi difficili, orientando verso il retto agire corroborato dall’ esperienza dei secoli, è stata messa al bando fino quasi a venir ridicolizzata.
Non è per nulla sorprendente che questo quadro dia alle spinte verso il basso grande forza propulsiva, le cui conseguenze sono per esempio il dilagare dell’ analfabetismo funzionale, oppure il terribile spettacolo che i politici ci offrono tutti i giorni nei dibattiti televisivi, tutti incentrati a fare valere piccole ragioni personali che si alimentano in un vorticoso circolo vizioso, che fa arrabbiare lo spettatore e lo disorienta ancora di più.
Scopo di un movimento politico credibile è allora in primo luogo quello di prendere coscienza di questa profonda sofferenza della società, capirla ed orientarla recuperando attraverso un messaggio chiaro il patrimonio umano autentico, cercando di ricreare condizioni attraverso le quali poter ridare ai cittadini la dignità che si è persa per ragioni su cui si può discutere ampiamente, ma che a mio avviso vanno primariamente attribuite alle conseguenze del trionfo del neoliberismo, o turbo capitalismo che dir si voglia, che sbandierando il vessillo della crescita illimitata, non fa altro in realtà che far trionfare le forme più bieche di individualismo.
Un dato che secondo me fa a questo proposito meriterebbe una attenta analisi è quello che riguarda la straordinaria crescita in occidente di ricerca di spiritualità che si manifesta con l’aumento vertiginoso dei centri che offrono corsi di meditazione. Che significa questo? Non vedo nessuna forza politica che provi ad interpretare e a farsi carico di questo fenomeno, che secondo me per dimensioni e portata sta diventando importantissimo per capire la società di adesso.
La mia impressione è che quello che la politica deve urgentemente fare è di ritornare a valorizzare iniziative nel sociale, intensificando occasioni di partecipazione civile, prodigandosi affinché si costituiscano condizioni a supporto della condivisione diretta, della discussione tra persone fisiche, e dunque a supporto indirettamente della accoglienza.
E’ solo tramite la accoglienza e la condivisione che la dignità può reimparare a rispecchiarsi in valori diversi da quelli della semplice quanto inutile performance individuale. Se le persone si incontrano e discutono faccia a faccia, in più, è molto difficile che venga dato sfogo ad impulsi eversivi irrazionali e spesso diabolici di cui i social media sono invece inconsapevoli promotori.
E’ inoltre solo attraverso la discussione e la condivisione che la cultura può ritornare ad essere un valido strumento di orientamento, in grado di orientare verso il retto agire comunitario.
Riassumendo, quello che voglio dire ed in cui credo fermamente è che la politica deve avere il coraggio di elevare i toni, prediligendo la saggezza sulla scaltrezza. Parlo di coraggio perché in un mondo dominato dall’ ideologia del tutto e subito può far paura investire su qualcosa che non dia ritorni immediati, ma la mia profonda convinzione è che ricominciare a reinvestire su ciò che nei millenni, è sempre stato considerato ciò che rende grande l’uomo, lo spirito, il senso del sacro, il patrimonio interiore di ognuno di noi, non possa che avere enormi benefici in un’ ottica di lungo periodo, e che se si parte dall’alto, tutto ciò che è più basso risulterà essere ridimensionato e si risolverà in modo naturale senza che enormi energie vengano dilapidate in futili discussioni che null’altro vanno ad esprimere se non il tentativo di imporsi ciecamente gli uni sugli altri.
Io penso che qui l’elemento dominante sarà l’impulso morale. La politica sta diventando una scelta etica. Non importa quale sarà il risultato. Importa perseguirlo perché è giusto in sé; perché in sostanza è difendere l’esistenza della specie, dei nostri figli, dell’ecosistema nel quale viviamo e di cui siamo parte inscindibile. Solo coloro che capiranno, come ci ha proposto papa Francesco attraverso la Laudato Si, dove propone un’ecologia integrale, parlando a tutti, non solo ai cristiani, di essere una cellula nell’insieme del cosmo potranno comprendere e battersi. Potranno non vincere come individui, ma parteciperanno ad una qualche salvezza collettiva. In ogni caso che scelta abbiamo, alternativa a questa? Solo quello di degradare al livello animale.
Per quanto mi riguarda, cerco di fare come Diogene: vado in giro con la lanterna accesa. Guardo in faccia gli uomini e le donne che incontro per leggere nei loro occhi il barlume della loro umanità e intelligenza. Considerandoli parte integrante del mio cammino e della mia salvezza.
il Direttore