Ciao Giulio, noi non ci conosciamo, non ci siamo mai conosciuti, forse non lo avremmo fatto mai.
Eppure, tuo malgrado, è ormai un anno che vediamo la tua faccia, è ormai un anno che la tua storia è entrata nelle case di tutti, che la tua vita ci è stata raccontata per filo e per segno.
Conosciamo tutti bene la tua vita eppure sappiamo ancora troppo poco sulla tua morte.
È un anno che non ci sei più, Giulio, è un anno che sei scomparso, è un anno che il tuo corpo è stato ritrovato martoriato sul ciglio di una strada.
È un anno che solo tu sai quello che hai passato in quei giorni, è un anno che il solo provare a immaginarlo ci mette i brividi.
È da un anno che voglio scrivere, provare a buttare fuori tutto quello che il tuo nome mi provoca dentro, un misto di rabbia, di stima, quasi di orgoglio, di impotenza, di tristezza.
Avremmo dovuto conoscerti Giulio, saresti dovuto essere sulla bocca di tutti prima di quel maledetto 25 gennaio, perché non è da tutti avere 28 anni, essere dottorando presso l’Università di Cambridge e star facendo ricerche sul campo, direttamente in Egitto.
Se avere un sogno può essere facile, trovare il coraggio e la determinazione di portarlo avanti è molto difficile. Quando poi il sogno è cambiare il mondo, aiutare le persone, migliorare le vite, realizzarlo dovrebbe essere impegno di tutti.
Ecco perché avremmo dovuto conoscerti prima, Giulio.
In questo paese dove non esiste la meritocrazia, dove se vuoi studiare per davvero, se vuoi conoscere il mondo per poter provare a incidere almeno un po’, a fare la tua parte, devi andartene, avremmo dovuto conoscerti. Col tuo lavoro, saresti dovuto essere esempio e stimolo, sprono per tanti che i propri sogni, le proprie aspirazioni, li lasciano chiusi in un cassetto, spaventati da quanta fatica occorre per tirarli fuori.
Saresti dovuto essere l’orgoglio di una nazione per quello che stavi facendo e non la nostra vergogna per quello che in un anno non siamo riusciti a fare, per la verità che non siamo riusciti a conquistare e non ti abbiamo potuto restituire.
Quando sentivo i nostri giovani rappresentanti in Parlamento riempirsi la bocca col tuo nome, per poi farne uscire retorica, nella migliore delle ipotesi, e becero populismo, la stragrande maggioranza delle volte, mi saliva una rabbia incredibile. Perché se c’era qualcuno che meritava di rappresentare la nostra generazione quello eri tu, un italiano con un grande cervello e un grande cuore. Perché se è vero che i confini non sono che linee e convenzioni, se è vero che siamo e dobbiamo essere cittadini del mondo, è qui che siamo nati e cresciuti, è qui che ci siamo formati, è questa Italia che ci dovrebbe premiare e difendere.
Ero appena arrivata in Portogallo per il mio Erasmus quando ho letto su internet la notizia della tua scomparsa e, poi, quella del tuo ritrovamento. Avevo ancora fresco nelle vene tutto l’entusiasmo che salire su un aereo ti può dare quando sai di star realizzando un sogno, di star costruendo un futuro a tua immagine e somiglianza.
Il mio piccolo sogno di una formazione internazionale era realtà e non riuscivo a non pensare a quante volte più grande potesse essere l’entusiasmo per il tuo immensamente più grande sogno, quel sogno che ti aveva portato prima in Inghilterra e poi a Il Cairo. Non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine del tuo sorriso straripante, non smettevo, e non smetto, di immaginare la gioia e la passione dei tuoi giorni egiziani.
Non ti abbiamo conosciuto in tempo, Giulio, non abbiamo potuto apprezzarti e ringraziarti di persona, ma non possiamo non farlo comunque.
Quell’entusiasmo enorme, quella passione, non possiamo lasciarli imprigionati in quell’inferno in cui ti hanno portato, Giulio. Abbiamo il dovere di recuperarli, di non perderli, di non sprecarli.
Scoprire tutta la verità sembra così assurdamente difficile che non possiamo permetterci di abbassare la guardia, non possiamo smettere di chiederla a gran voce.
Ancora di più però dobbiamo imparare da te la forza e il coraggio di afferrare la nostra vita e i nostri sogni, di lottare per loro fino allo stremo. Ancora di più dobbiamo convincerci che questo mondo è nelle nostre mani e sta a noi impegnarci a cambiarlo per tutte le cose che ancora non vanno.
Dobbiamo farlo per noi stessi e dobbiamo farlo per te, che sei stato disposto a pagare il prezzo più caro.
Dobbiamo sommare alla nostra passione la tua passione, al nostro coraggio il tuo coraggio.
Scommetto che solo questo oggi ti farebbe davvero piacere.
Ciao Giulio e grazie, grazie davvero.