Per un attimo, chiudi gli occhi… Adesso. Qui. Nella via del tuo paese, vicino alla tua casa, o al tuo lavoro, auto che passano, gente che va e viene. Quando li riapri, la strada è piena di macerie, le case sono sventrate, rovine ovunque, il rombo degli aerei e il boato delle esplosioni sono assordanti, ma ancora di più le urla e i pianti.
Il primo pensiero è la tua famiglia, i tuoi figli, le persone che ami.
Correre da loro è l’unico pensiero. Cercare salvezza, tentare di portarli al sicuro. E poi ti rendi conto che non ci sono posti sicuri per chilometri e chilometri, per migliaia di chilometri.
Tocca attraversare altri paesi in guerra.
Tocca pagare con quello che si è riusciti a salvare.
Tocca subire violenze e stupri.
Tocca lavorare come schiavi per pagare la cifra spropositata che i mercanti di vita e di morte pretendono.
Tocca prendere il mare su barconi carichi all’estremo, tremanti di freddo e di terrore, senza sapere chi di voi, chi dei tuoi amati, potrà arrivare alla terra della speranza.
Con un nome, un numero di telefono, un ultimo messaggio scritti sulle magliette. Perché sai fin troppo bene che sulle coste della speranza si arriva spesso cadaveri. Chiudi gli occhi. Adesso puoi riaprirli.
Per un minuto hai vissuto un incubo. Lo stesso incubo che stanno vivendo migliaia di persone come noi, senza poter riaprire gli occhi su una vita che si possa chiamare vita.
Se capitasse a te, a me, a noi? Se un giorno accadesse qui?
Un’accoglienza dignitosa è il minimo che possiamo fare. E che faremo!
———————————————————————————
Doveva essere un tempo nuovo quello che seguiva dopo la caduta dell’Unione sovietica. Pensavamo di avere l’intelligenza, la libertà e la capacità di guidare e dirigere il mondo verso una dimensione di “incontro” tra le genti, mettendo ai lati le contrapposizioni, invece nel mondo attuale, costruiamo, vendiamo ed adoperiamo sempre più armi.
Stiamo perdendo la logica di mettere semi di nuova umanità per limitare il potere di pochi e di mettersi al servizio di un tipo nuovo di sviluppo e di progresso, più umano, più sociale e più integrale, di rafforzare con realismo il dialogo e costruire e consolidare meccanismi di fiducia e di cooperazione, capaci di creare le condizioni dove tutti possiamo vivere in pienezza. Non dobbiamo temere le sfide, ma una vita senza sfide, perché ci fanno crescere, ci responsabilizzano, ci fanno sentire l’altro nostro simile, fratello, ci fanno uscire da un pensiero chiuso, definito e ideologico. Le sfide ci fanno vivere nelle relazioni facendoci andare oltre la competizione.
Oggi abbiamo ridotto l’idea del progresso all’ottica di una economia intesa come accumulo di beni materiali ci troviamo ad essere figli di una competizione che non conosce più regole. Le notizie di ogni giorno ci mettono al corrente e della barbarie che stiamo generando dal momento che non riusciamo a rinunciare al bisogno di possesso, di dominio, di controllo. Si continua ad usare la forza, la violenza, la guerra, pur di salvare fette di potere accumulato, ma che rimane comunque pur sempre minacciato.
Ci aggrappiamo a false ed effimere sicurezze per non prendere atto dell’insicurezza e della paura che ci pervade e ci travolge. Le onde sempre più burrascose di questo mare in tempesta che è l’esistenza contemporanea sembrano proprio travolgerci, come le speranze di tanti migranti che attraversano il Mediterraneo e non giungono a destinazione, facendolo diventare ogni giorno di più un cimitero.
E infatti è proprio la paura a travolgerci o a impedirci di prendere coscienza che a livello più profondo le acque sono tranquille e che il mare della profondità della nostra Vita in realtà ci sostiene e ci aiuta a navigare verso finalità più alte della semplice sopravvivenza, verso i valori, gli ideali, il senso, verso ciò che ci appassiona, verso il bello, il buono, il giusto.
Mentre le acqua tranquille riescono a cullare e realizzare il sogno di un mondo migliore e di pace di tanti profughi per cui il mare è il mezzo della loro liberazione. Attualmente c’è il caos, ma c’è anche la capacità crescente di agire in esso nel nome di una mondo diverso, nel nome del principio di aggregazione, nel nome del bisogno di cura, di attenzione, di solidarietà.
La lotta per la vita è insita nell’uomo, è più forte, è la sua sfida! C’è il bisogno di armonia, relazione, cooperazione; c’è insomma una tendenza intrinseca della vita a determinare salti di qualità, sentimenti nuovi e più solidaristici, una coscienza più ampia e più lucida orientata all’irrinunciabile ormai bene comune, al creare novità.
E’ in questo panorama che si ampia ogni giorno di più sempre all’infinito che vedo e sento che dobbiamo ricollocare la nostra vita, la nostra umanità per realizzare l’incontro tra le genti.
il direttore
Il commercio delle armi cresce a ritmi vertiginosi anno dopo anno*.
Negli ultimi quattro anni, dal 2013 al 2016, l’incremento è cresciuto dell’8,4%. Gli Stati Uniti esportano il 33% delle armi nel mondo. La Russia il 29%. La Cina il 6,2%. La Francia il 6%. La Germania il 5,6%. Gli incrementi maggiori di acquisti si sono registrati in Medio Oriente con un aumento pari all’86%.
Il Medio Oriente rappresenta da solo ad oggi il 29% del mercato. L’Arabia Saudita è stato il secondo maggior importatore di armi del pianeta con un incremento del 212%.
Il Qatar ha aumentato il proprio import del 245%. L’India è stata il maggior compratore tra il 2012 e il 2016 con il 13% del mercato.
Asia e Oceania da sole hanno acquistato tra il 2012 e il 2016 il 43% delle armi vendute. La Cina avrebbe destinato alle forze armate cifre superiori del 40% ai 200 miliardi di $ dichiarati fino al 2015.
Il Giappone ha aumentato il bilancio della difesa a 44 miliardi di $.
L’Arabia Saudita ha portato le spese per la difesa al 13% del Pil, per un totale di 85,4 miliardi di $. La Germania ha aumentato le spese per la difesa dell’8%, per un totale di 37 miliardi di €.
Gli Stati Uniti hanno previsto per il prossimo anno un aumento delle spese militari pari a 54 miliardi di $.
Destineranno alla difesa 600 miliardi di $.
Le navi da guerra americane passeranno da 275 a 350.
*Fonti: Sipri, 20/02/2017; Istituto di Studi Strategici di Londra
Italia: Rapporto Milex 2017 – Dati ministero Difesa
L’Italia è all’ottavo posto nel mercato delle esportazioni.
Spesa militare in Italia 23,3* miliardi di € pari al 1,4% del Pil
20 miliardi di € secondo il bilancio della Difesa secondo i dati ufficiali del ministero, pari all 1,21% del Pil.
Spese per le missioni militari all’estero 1,28 miliardi di €.
Dagli anni 90 il Ministero per lo Sviluppo Economico ha erogato finanziamenti all’industria militare pari a 50 miliardi di €.
112 le aziende del comparto difesa, 50 mila occupati e 15,3 miliardi di € di fatturato.
Gli Stati Uniti hanno richiesto agli stati facente parte della Nato di raggiungere entro il 2024 il 2% del Pil.
*calcolate le spese del Ministero dello Sviluppo Economico destinate alla difesa