Una nota di Loretta Emiri, grande studiosa che ha vissuto a lungo con il popolo yanomami.
Il Segretariato della Sanità di Roraima, lo stato più a nord del Brasile, ha dato notizia di 272 casi di morbillo e del decesso di quattro persone. A morire sono stati tre venezuelani e un indigeno yanomami. Altri 422 casi sono sospetti, non ancora confermati. La maggior parte delle occorrenze riguarda pazienti venezuelani (191) e brasiliani (70), oltre a un guianese e un argentino. L’incidenza maggiore si ha nella capitale Boa Vista e nelle città di Amajari e Pacaraima, nella frontiera con il Venezuela. L’epidemia ha raggiunto lo stato di Amazonas, con 444 casi accertati e un decesso; poi è arrivata fino agli stati di Rondônia, Rio de Janeiro, San Paolo, Rio Grande do Sul, totalizzando 670 casi in tutto il paese.
La malattia era stata sradicata; nel 2016 il Brasile aveva ricevuto il certificato di eliminazione del virus dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. La prima diagnosi del suo ritorno è avvenuta nel febbraio scorso, in un bimbo venezuelano di un anno che abitava con i genitori e decine di altri connazionali in una piazza nel centro di Boa Vista. Dopo l’identificazione, un’estesa azione di vaccinazione è stata realizzata in piazze e accampamenti per immigrati per tentare di contenere l’avanzata della malattia nello stato di Roraima, che sta ricevendo un sempre crescente numero di fuggitivi dal Venezuela. Analisi realizzate dalla Fondazione Osvaldo Cruz, laboratorio di referenza del Ministero della Sanità, confermano che il virus è importato ed è associato al massiccio esodo di venezuelani verso il Brasile.
La difficile crisi politica, sociale ed economica in corso in Venezuela, e l’avvio di progetti di grande impatto ambientale sui loro territori tradizionali (estrazione mineraria e petrolifera, costruzione di strade e infrastrutture), ha provocato l’esodo di varie etnie, soprattutto dei warao. Sono le popolazioni indigene le più penalizzate dalle conseguenze di scelte politiche fatte in nome di uno sviluppo selvaggio, il cui vero risultato è quello di distruggere la natura, provocare catastrofi ambientali e umane, arricchire chi è già spudoratamente ricco. Malattia altamente contagiosa, di trasmissione respiratoria, causata da virus, il morbillo aveva già duramente colpito il popolo yanomami negli anni settanta, durante la costruzione della strada Perimetrale Nord, voluta (e mai completata) dai militari brasiliani. Il territorio tradizionale degli yanomami è quello di cui Brasile e Venezuela si sono impossessati, spartendoselo. Oggigiorno, a riproporre la tragedia agli yanomami e agli altri gruppo indigeni dell’area, sono i mostruosi progetti di cosiddetto sviluppo dei politici venezuelani.
(*) tratto da Pressenza