Bene che sia giunta la voce della CEI (potete leggere la presa di posizione qui sotto) ma l’arcivescovo metropolita di Palermo ha osato molto di più nel discorso del 16-07 che potete leggere nell’articolo qui sopra: “siamo noi i predoni dell’Africa! Siamo noi i ladri che, affamando e distruggendo la vita di milioni di poveri, li costringiamo a partire per non morire”.
Non so se avete già avuto modo di leggerlo: molto esplicito e coraggioso nella denuncia, offre una lettura realistica del presente minaccioso che accomuna la vita dell’umanità intera. Forte nell’esortazione a non chiudersi nelle proprie paure ma a guardarle in faccia e condividerle con gli altri , poiché il vero grande pericolo non è la paura, ma è la rabbia, è la rassegnazione, è l’evasione, perché le paure non vissute assieme provocano frammentazione e aggressività.
Buona lettura, Antonio Vermigli
Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci.Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace.
Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.
Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare.
Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata.
La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana
Roma 19 Luglio 2018