Rottura del principio gerarchico all’interno del potere giudiziario e pronunciamento dell’ONU rendono la detenzione dell’ex-presidente insostenibile.
La detenzione dell’ex-presidente Luiz Inácio Lula da Silva è diventata insostenibile sotto tutti i punti di vista.
Recentemente, l’imparzialità della giustizia, già piuttosto compromessa, è crollata una volta per tutte dinanzi al caos creato da alcuni giudici, dalla Procura generale e dal ministro della pubblica sicurezza. Tutto indica che sia stato calpestato un provvedimento giudiziale, violando le relazioni gerarchiche del potere giudiziario. Il tentativo di veto alla candidatura di Lula è diventato uno scandalo con il pronunciamento del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU. Senza dubbio, questi due fatti hanno mostrato al Brasile e al mondo, nel modo più chiaro, la persecuzione e la farsa giuridica che hanno dato luogo al processo e alla detenzione di Lula.
Le illegalità commesse contro Lula sono venute compiutamente allo scoperto l’8 luglio, quando non è stato rispettato l’ordine di rilascio nei confronti dell’ex-presidente concesso dal giudice di guardia del TRF-4. Successivamente, la decisione, incontrovertibile e vincolante, del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU affinché venga assicurato a Lula il diritto di partecipare alle elezioni evidenzia agli occhi del mondo la brutale ingiustizia che consiste nel lasciarlo in carcere e nell’impedirgli di concorrere alle presidenziali. I pronunciamenti precedenti dei membri del STF sull’OBBLIGATORIETÀ del rispetto da parte del Brasile delle decisioni dell’ONU rendono difficile mantenere Lula in prigione perché, dinanzi al mondo, rappresentano un attacco spudorato alle sue garanzie fondamentali e una minaccia ai diritti di tutti i cittadini brasiliani.
Più di un centinaio di giuristi, criminalisti e avvocati hanno denunciato la rottura del principio gerarchico, la pressione indebita sulla PF e l’ostentata disobbedienza a un provvedimento giudiziale, allorché un giudice del TRF-4 ha emesso un ordine di scarcerazione nei confronti di Lula in maniera che potesse esprimersi politicamente durante la campagna elettorale, per mezzo di interviste e di pronunciamenti pubblici.
Una rottura grave dell’istituzionalità che non sarebbe avvenuta se, perlomeno, fossero state messe all’ordine del giorno le Ações Declaratórias de Constitucionalidade sul principio di presunzione di innocenza e sul diritto alla libertà degli accusati finché non siano stati esauriti tutti i ricorsi. Esauriti prima di procedere all’arresto, è chiaro. Ma a Lula anche questo è stato negato.
La politicizzazione del potere giudiziario fa di Lula la vittima di una crociata illegittima, che gli nega l’accesso alle istanze in grado di impedire le violazioni delle sue garanzie fondamentali. È stato per questa ragione e per altri ostacoli posti al diritto di difesa e al diritto a un giusto processo legale che gli avvocati di Lula hanno dovuto ricorrere al Comitato per i Diritti Umani dell’ONU. E la decisione non poteva essere più chiara: l’obbligo per il Brasile di assicurargli il diritto di partecipare alle elezioni del 2018, come candidato alla presidenza della Repubblica.
Purtroppo per i persecutori di Lula, la decisione del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU non ha il carattere di semplice raccomandazione. In realtà, si tratta di una decisione vincolante che deve essere compiuta immediatamente. Il Brasile ha accettato di sottomettersi alle deliberazioni del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU, per decreto legislativo, come confermato dal presidente del Senato. Il STF e molti dei suoi membri hanno riconosciuto anch’essi in varie occasioni che le decisioni del Comitato ONU sono vincolanti e superiori alle leggi brasiliane.
La campagna elettorale in TV e alla Radio ha inizio il 31 agosto. Lula non può venire escluso da questo grande dibattito democratico. La sua interdizione può compromettere la trasparenza delle elezioni. Per questo, in questo grave momento per il Paese, non possono mancare al potere giudiziario indipendenza e serenità per deliberare sui diritti costituzionali di Lula. In base alla decisione del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU, l’ex-presidente Lula deve vedersi assicurato il diritto a “un processo giusto”, per evitare danni irreversibili alla sua prerogativa di partecipare alle elezioni.
Lula è innocente e non c’è maggiore ingiustizia che condannare e mantenere in prigione un innocente. Si deve garantire a Lula il diritto di candidarsi alla Presidenza del Brasile. Lula deve recuperare la sua libertà.
DILMA ROUSSEFF