Alla pubblicazione del mio primo libro m’invitò a pranzo. Nel 1989 facevo il mestiere di muratore, avevo mani grezze. La calce accompagnava le unghie e le piccole ferite. Sulla sua tovaglia bianca erano bene in vista. Le feci simpatia.
Conosceva mezzo mondo ma non aveva nessun’aria da gran dama. Fu schietta e diretta.
M’invitò a una Fiera del Libro a Francoforte, un posto per editori più che per scrittori. Voleva farmi conoscere, mi presentava a vari personaggi importanti e a me del tutto ignoti. Una sera di quelle a Francoforte m’invitò a ballare. Impossibile. Non lo so fare, non sono mai entrato in una discoteca o in una sala da ballo.
Insistette. Ho danzato con lei un goffo valzer che aveva come unica grazia quella di non pestarle i piedi.
Ovunque l’ho incontrata, spalancava abbracci e sorrisi. Lei è per me timbro, marchio, sigillo, impronta.