… ne esce a 42: come se la legge Basaglia non ci fosse
Nel 1967 Pino, Giuseppe Astuto, aveva 9 anni e la mamma lo mandò a comprare il pane, lui ultimo di 6 figli, orfano di padre ma non di tanti schiaffi.
Lo compra ma tanta era la fame che lo mangia tutto e torna indietro magari per rubarne un altro… Fino a qui ci siamo?
Si era fatto tardi e lui rimase chiuso dentro, in una meraviglia da mangiare… crollò sfinito di cibo e si addormentò dentro a una cesta del pane, si, proprio del pane.
Arrivarono all’indomani i carabinieri, chiamarono la mamma: “Signora Teresa, suo figlio non lo vedrà più“.
Era l’una e mezza, racconta Pino, dice che a quell’ora lui vedeva Rin Tin Tin.
La madre non lo cercherà mai: per Pino inizia così una prigionia brutale.Lo portano non in un collegio come sperava Pino ma al manicomio di Girifalco in Calabria.”Diagnosi: carenza affettiva. Ricoverato per ragioni umanitarie“. È questa la cartella clinica di Giuseppe Astuto, detto Pino, che il 15 dicembre 1967 viene ricoverato nel manicomio. Non è un malato psichiatrico, è solo un bambino, ma il suo incubo durerà 32 anni, come racconta a Nina Palmieri de Le Iene.
Una storia che di umanitario non ha nulla.
Gli infermieri si schifavano, lo spogliarono nudo e sotto la doccia era lavato con una scopa come un animale. Racconta che per anni non ha avuto scarpe, camminava nell’acqua sporca tra le feci, i piedi viola. Avevo la matricola 101 come i detenuti.
Non ho mangiato per 20 giorni, mi arrampicavo sulle grate per fuggire ai malati che arrivavano anche a cavarsi gli occhi con le mani, avevo paura. Ero il più piccolo malato, lo chiamavano reparto bambini, ma quello appena più grande di me aveva 40 anni, dormivamo in 2 nel letto, con chi capitava, a volte c’era chi faceva la pipì nel materasso. Mi davano delle pillole per cura… caramelle, che cadevo a terra come morto, le pillole dei pazzi…
Più diventa adulto e più la rabbia cresce. Lo legavano al letto con stracci bagnati per ordine del medico di guardia.
Uscì la prima volta in paese, dal 1967 che ne era dtato portato via, nel 1984. In quei permessi chi lo incontra lo chiama il pazzo.
Serenella Galeno, l’avvocato di Pino, afferma che il manicomio era diventato ahimè la sua casa.
Tramite il suo avvocato, la lametina Serenella Galeno, Pino ha ottenuto il “riconoscimento della responsabilità dei sanitari per aver eseguito un ricovero illegittimo”. I giudici hanno riconosciuto la sussistenza del “danno non patrimoniale individuabile nella perdita di chance dall’essere inserito in un nucleo familiare e liquidato equitativamente”. La questione sta per approdare alla CEDU di Strasburgo (Corte europea dei diritti dell’uomo) al fine della valutazione della mancata liquidazione del danno da perdita della libertà personale.
Nel 1999 dopo 32 anni Pino lascia per sempre il manicomio.
Chiese il ricovero nuovamente, lui non sapeva come affrontare il mondo ma non lo vollero.
C’è tornato con le Iene: ristrutturato l’orrore, la vita di Pino ancora no.
Angela sua moglie è tutto. Lui ricicla ogni cosa e colleziona penne, quelle che non ha avuto a scuola per 50 anni… oggi vive con una pensione di 270 euro.
“Se avessi dei soldi li vorrei per i denti di mia moglie”: oggi ha chiesto il risarcimento. Varrà questa infanzia negata, in una famiglia, 50.000 euro? Chi resta in carcere tutti questi anni ha diritto fino a 500.000 euro.
Oggi ha 62 anni, Nina Palmieri gli propone di imparare a leggere e scrivere. Pino il giorno dopo è pronto per il suo primo giorno di scuola con la sua penna, e con grande ironia dice che sembra un primario. Lo aspetta il maestro Mimmo Sgrò e la moglie Angela viene portata dal parrucchiere.
Mi viene alla mente la canzone di Tiziano Ferro: anche fosse l’ultima fermata lascio la mia vita molto meglio di come l’ho trovata Fermo agli ostacoli Accetto miracoli…
La tenerezza dilaga attraverso il video, grazie a tutte e tutti voi delle Iene.
Doriana Goracci
FOTO E VIDEO SU https://www.agoravox.it/Pino-Giuseppe-Astuto-cresciuto-in.html