Libertà di stampa: perseguitati e martiri – di Gianni Penazzi

L’ostilità nei confronti dei giornalisti, in vari paesi è divenuto odio alimentato dai leader politici, giungendo in alcuni posti a livelli inediti. Propongo un breve percorso storico, non esaustivo e senza pretese organiche.

  1. Marie Colvin (Oyster Bay, 12 gennaio 1956 – Homs, 22 febbraio 2012) giornalista statunitense del quotidiano britannico The Sunday Times dal 1985 fino alla morte, avvenuta mentre seguiva l’assedio di Homs, in Siria. Con l’occhio bendato è stata inviata di guerra per 20 anni fino al deliberato criminale bombardamento della palazzina Media Center da parte dell’esercito di Bashar El Assad despota del regime siriano che nega la repressione raccontando che “a Homs sono gli abitanti a bruciare copertoni per poi dirsi falsamente sott’assedio“. La sera prima di essere uccisa Marie parlò alla CNN: “La portata della tragedia umana in città è immensa… (commentando il video, commovente e indigeribile, della morte di un bambino, uno tra i molti che ogni giorno muoiono in Siria). Spero che le immagini di questi piccoli possano smuovere i leader del mondo”. Insieme a “quella con la benda” è morto Rémi Ochlik, fotoreporter francese, classe 1983 e altri 13 giornalisti e attivisti, sia locali e sia occidentali. Un mese prima era morto Gilles Jacquier, cameraman di France 2, ucciso da un’esplosione mentre partecipava a quelle farse sponsorizzate dal regime per mostrare che è tutto un complotto mediatico, non c’è nessuna guerra.
  • 2014 Il giornalista Giulietto Chiesa (mancato in aprile 2020) viene arrestato senza plausibile motivo dalla polizia estone, nazione UE. Sconcertante: da quando è possibile in un Paese democratico europeo arrestare ed espellere cittadini senza un capo di accusa? E se davvero Giulietto Chiesa avesse violato le leggi estoni – ipotesi assai remota – avrebbe dovuto essere processato. E invece, silenzio. Anzi, come fanno i regimi totalitari, espulsione nel silenzio.
  • 1994 20 marzo, Ilaria Alpi e il reporter Miran Hrovatin vengono assassinati a Mogadiscio in Somalia. Stavano per rivelare la verità sulla filiera di traffici di armi e rifiuti tossici dall’Occidente all’Africa. La madre Luciana Riccardi Alpi (1933 – 2018) intraprese, fin dal primo processo, una battaglia per la giustizia e far cadere ogni sorta di depistaggio in cui erano coinvolti istituzioni e servizi segreti italiani. Una giustizia che tarda ad arrivare, a tutt’oggi.
  • 2005-2006. Presidenti, ministri, re, guide supreme e capi di milizie, usano della loro posizione per perseguitare i giornalisti ritenuti scomodi. In LIBANO Samir Kassir (5 maggio 1960 – Beirut, 2 giugno 2005) docente, giornalista e attivista libanese viene assassinato. Nell’attentato muore un’altra punta del quotidiano An-Nahar, Gebrane Tuéni, e rimane gravemente mutilata la presentatrice del canale Lbc, May Chidiac. Le autorità siriane sono i mandanti di questi attentati. In molti sono andati via dal Paese.
    In IRAN, Akbar Ganji (1960, giornalista dissidente iraniano) dopo sei anni di prigionia a regime speciale e scioperi della fame, viene rimesso in libertà. Ma rimangono imprigionati altri quattro reporter. Nel mirino del presidente ultraconservatore Ahmadinejad, per il suo programma nucleare, teme i blogger, censurandoli e perseguitandoli.
    In ALGERIA condanne o multe sono perpetrate contro i giornalisti.
    In ETIOPIA il primo ministro Zenawi reprime con l’accusa di alto tradimento e genocidio, i rappresentanti dell’opposizione e 15 giornalisti. In SRI LANKA torture e maltrattamenti, arresti e detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, violazioni da parte di gruppi armati alleati del governo. Le autorità hanno attaccato e censurato lavoratori dei mezzi d’informazione e organi di stampa, hanno oscurato siti web.
    In COLOMBIA, nel contesto dell’intreccio fra paramilitari, politici, oligarchia e multinazionali, è scoppiato lo scandalo delle intercettazioni illegali del DAS, effettuate ai danni di giornalisti, attivisti dei diritti umani e oppositori del governo di Álvaro Uribe Vélez.
  • 2006 In RUSSIA Anna Politkovskaja (New York, 30 agosto 1958 – Mosca, 7 ottobre 2006) è assassinata a Mosca. Era una giornalista russa famosa in tutto il mondo per i suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi compiuti dalle truppe federali.
  • 2006, solo nei primi mesi 20 operatori dei media hanno perso la vita. Iraq, Iran, Libano, Algeria i paesi più a rischio. Situazione difficile anche in Messico e Colombia. 23 detenuti a Cuba. L’Iraq resta il paese più pericoloso per il giornalismo: dall’inizio del conflitto, tre anni prima, sono morti in 87 e i sequestri continuano a essere una minaccia. Ogni settimana, operatori dei media locali e stranieri vengono rapiti. Dopo 82 giorni, a fine marzo, è stata liberata la giornalista americana Jill Carrol, ma non si hanno notizie di Rim Zeid e Marouane Khazaal, reporter dell’irachena Sumariya Tv.
  • 2010 Anno maledetto per la libertà di stampa. L’allarmante rapporto di Reporters sans frontieres: 63 giornalisti uccisi nel mondo, oltre 800 fermati dalla polizia, almeno 1300 aggrediti o minacciati e oltre 1000 media censurati. Il rapporto annuale, presentato a Parigi, mostra che raccontare quello che accade non è uguale a tutte le latitudini, e che in troppi luoghi si continua a pagare con la vita.
  • 2012 Cosa significa essere sequestrati in Messico. “Il mio è stato il sequestro numero 16. In quei momenti senti più l’impotenza e il coraggio che la paura”, dice il giornalista messicano Luis Cardona, rapito e torturato nel 2012 nello stato di Chihuahua, nel nord del paese, quando dirigeva un giornale locale.
  • 2015 Parigi. Strage islamista alla sede di Charlie Hebdo, giornale di satira politica. Perdono la vita 12 giornalisti e altri 11 restano feriti. L’attentato è rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qāʿida.
  • 2016 Turchia. Comincia il processo contro due giornalisti turchi critici con il governo. Can Dündar e Erdem Gül, direttore e capo dell’ufficio di Ankara del quotidiano Cumhuriyet, sono accusati di spionaggio, di divulgazione di segreti di stato, di tentato colpo di stato e di complicità con un’organizzazione terroristica per aver sostenuto in un articolo che i servizi segreti turchi hanno consegnato armi ai ribelli siriani. Il processo si svolgerà a porte chiuse e il presidente Recep Tayyip Erdoğan è stato accettato dal tribunale come querelante. I due giornalisti rischiano l’ergastolo.
  • 2018 L’omicidio di Ján Kuciak ha scosso la Slovacchia. Il giornalista è stato ucciso con la fidanzata Martina Kušnírová. La conseguente ondata di proteste ha portato alle dimissioni del premier Robert Fico.
  • 2019 Il presidente USA ha definito i giornalisti “nemici del popolo” e non perde occasione per insultarli. L’ostilità nei confronti della stampa non è più appannaggio esclusivo dei paesi autoritari. Nel resto del continente americano vi sono le aree più pericolose per i media, con molti giornalisti uccisi dal primo gennaio. Il Messico è il Paese più violento: nonostante la creazione a febbraio scorso di una commissione d’inchiesta per contrastare le intimidazioni rivolte alla stampa restano impuniti i mandanti degli omicidi di Ramiro Telléz Contreras, giornalista di Radio Exa 95.7 e del fotografo freelance Jaime. Norma Sarabia Garduza è stata assassinata a Huimangillo-Tabasco, il 12 giugno, da uomini a volto coperto che hanno aperto il fuoco da una macchina in corsa. La reporter 46enne aveva pubblicato un’inchiesta sul coinvolgimento delle forze di polizia cittadine in un rapimento. Altri 10 professionisti hanno perso la vita. In ECUADOR E VENEZUELA i reporter sono nel mirino, sotto osservazione. Sono state emanate leggi in limitazione della libertà di espressione. Nel MONDO, secondo l’ultimo rapporto di Reporter Senza Frontiere, sono stati uccisi 49 giornalisti e in aumento i cronisti incarcerati: 389, in particolare in Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Siria, Cina e Vietnam. In AFRICA si sono riaccesi vecchi conflitti. Ad Abijan, in Costa d’Avorio, i “Giovani patrioti” hanno assalito la sede della tv nazionale per diffondere il loro messaggio; in Gambia il presidente Yahya Jammeh punisce con l’arresto i giornalisti troppo “indipendenti”. Il presidente dell’Uganda Museveni, durante l’ultima campagna elettorale, ha preso il controllo dell’informazione. In Etiopia restano in prigione 15 giornalisti e esponenti del principale partito dell’opposizione, arrestati durante gli scontri di novembre scorso. In BIRMANIA gravi repressioni; in PAKISTAN pericoli di attentati e imboscate contro i reporter; in CINA, a Pechino, repressione dei giornalisti dissidenti; in NEPAL 90 reporter arrestati. In EUROPA, è in pericolo la protezione del segreto delle fonti. Come mostra il caso del Portogallo, dove le autorità hanno requisito i computer di un quotidiano nazionale. Un capitolo a parte merita la censura dell’informazione on line e l’arresto dei cyberdissidenti, anche con l’aiuto di società occidentali, come è avvenuto in Cina sulla base delle informazioni fornite da Yahoo!. In RUSSIA, il giornalista Ivan Golunov viene arrestato: accuse false e percosse, interrogatori all’ufficio investigativo del ministero dell’interno di Mosca. In seguito alla reazione della società civile Putin ha fatto un passo indietro e il reporter è stato rimesso in libertà.
  • 1926 ITALIA. Due anni prima Piero Gobetti (Torino, 1901 – Neuilly-sur-Seine, 15 febbraio 1926) si reca in Francia, a Parigi e poi in Sicilia, a Palermo, per incontrare alcuni amici. I suoi spostamenti sono seguiti dalla polizia italiana e, il 1º giugno, Mussolini telegrafa al prefetto di Torino, Enrico Palmieri: «Mi si riferisce che noto Gobetti sia stato recentemente a Parigi e che oggi sia in Sicilia. Prego informarmi e vigilare per rendere nuovamente difficile vita questo insulso oppositore di governo e fascismo». Il prefetto obbedisce e, il 9 giugno, Gobetti viene percosso, la sua abitazione perquisita e le sue carte sequestrate. Come scrive a Emilio Lussu, la polizia sospetta che egli intrattenga rapporti in Italia e all’estero per organizzare le forze antifasciste. Muore a seguito delle ferite del pestaggio,assistito da Francesco Fausto e Francesco Saverio Nitti, da Prezzolini e da Luigi Emery. È sepolto nel cimitero parigino di Père-Lachaise. È stato un giornalista, filosofo, editore, traduttore ed antifascista italiano.
  • 1926 ITALIA. Giovanni Amendola (Napoli, 15 aprile 1882 – Cannes, 7 aprile 1926), politico, giornalista e accademico italiano. Non essendosi mai ripreso dalle percosse ricevute, morì da esule e venne sepolto a Cannes sotto una lapide che recita: «Qui vive Giovanni Amendola… aspettando». Solo nel 1950 la sua salma tornerà in Italia, nel Cimitero di Poggioreale a Napoli.
  • 1924 ITALIA. Giacomo Matteotti (Fratta Polesine,1885 – Roma, 10 giugno 1924) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini, pare per volontà esplicita di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce di brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924 e – sembra – anche delle sue indagini sulla corruzione del governo nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati, dopo quello sui brogli del 30 maggio, in cui avrebbe rivelato lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello minore del Duce. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo, dal brigadiere Ovidio Caratelli.

a cura di Gianni Penazzi (3/5/2020)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.