Margot, la nostra referente per i Mapuche tramite Fernanda, ci lancia l’appello che segue e che merita di essere girato integralmente:
Per favore, ti chiedo di condividere le notizie dei nostri fratelli in sciopero della fame. Quello che succede qui è il dolore di un popolo, ogni giorno più grande. Gran parte delle lotte per la difesa della terra e dell’acqua, per la nostra spiritualità e per la conservazione del nostro idioma, della nostra cultura e del sistema di vita mapuche, sono fatte in gran parte da noi donne. Ogni momento di questa resistenza contro il razzismo, la xenofobia e l’ingiustizia che sta vivendo il mio popolo è stato da noi accompagnato molto da vicino, quotidianamente. Qui le donne sono persone forti e convinte, ma abbiamo bisogno della diffusione a livello internazionale. Qui ho vissuto il dolore delle mie compagne e dei miei fratelli ogni giorno. Ma in silenzio…
Delineiamo un quadro aggiornato della situazione dei prigionieri politici mapuche (ppm) in sciopero della fame e della sete, per quanto ci è possibile:
Al 29 agosto in tre carceri di tre città diverse erano presenti: 7 ppm a Temuco, 8 ppm ad Angol e 12 ppm a Lebu.
Gli 8 ppm del carcere di Angol hanno interrotto lo sciopero della fame, dopo 123 giorni, su pressione dei familiari e degli avvocati, senza aver ottenuto dal governo la disponibilità a negoziare.
I 12 del carcere di Lebu “senza alcun avviso né al tribunale, né ai familiari o agli avvocati, sono stati trasferiti con la violenza prima al lontano ospedale ‘Los Angeles’, e poi, da lì ad un altro carcere, quello di ‘El Manzano’” (Claudia Fanti, il manifesto del 05/09/2020).
Claudia Fanti fa notare la mano pesante adottata dai Carabinieri nei confronti dei ppm e invece la “benevola vigilanza” esercitata nei confronti dei camionisti in sciopero (per sei giorni), da sempre in grave conflitto coi Mapuche, poiché dalla parte delle grandi compagnie forestali indisponibili alla restituzione delle terre ancestrali. La tipica mossa di inimicizia dei camionisti consiste nell’incendiare i propri automezzi in modo tale che la colpa venga attribuita dalle forze dell’ordine ai Mapuche ai quali conferire la qualità di terroristi che attentano alla sicurezza nazionale. La ’Giustizia’ fa il resto, con leggi speciali.
A completamento di quanto riguarda la situazione del machi Celestino Cordova, sappiamo che il governo gli ha concesso di accedere al suo Rewe (altare mapuche) per 30 ore (contro i sei mesi richiesti). Il 18 agosto scorso ha annunciato di aver posto fine allo sciopero della fame dopo 107 giorni.
Il 4 settembre il presidente Pinera ha incontrato alcuni capi (Lonkos) e Machi mapuche per “dare avvio ad un processo di dialogo che porti alla pace coi Mapuche”.
Una donna cilena così commenta l’accaduto:
Questo è il vero senso della “pace” del governo con i Mapuche. Essi Vivono 24 ore al giorno spaventati dalle forze speciali e nemmeno i bambini sfuggono alla brutale repressione. I media cercano di vendere il ritornello che loro sono i violenti, quando la violenza è generata dallo stato stesso e senza pudore, alla vista e alla sopportazione di tutti. Lo scopo è lo stesso di sempre: togliergli le loro terre con il minimo rumore possibile, in modo che non si noti. Tutti abbiamo sangue Mapuche, siamo miscela, anche loro sono i nostri antenati. Alza la tua voce per loro, c’è stato troppo dolore, è ora di riparare e restituire loro la loro vita e i loro diritti, che siano rispettati proprio come i nostri.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della situazione che permane, come si può leggere, molto grave.
Un caro saluto, Piergiorgio e Gabriella – ReteRR Gruppo di Brescia