Di tutt’altra natura è il desiderio, che coinvolge ogni fibra del corpo e smuove, spinge, catapulta fuori, anche fuori di sé. Petrarca ne riconosce la forza motrice che gli riempie il fiato mentre arranca sui risalti di roccia del Ventoux. Il desiderio della cima sovrasta la fatica, lo fa proseguire mentre cerca invano e più volte passaggi meno scoscesi, mentre suo fratello che lo precede li affronta spedito. I tentativi a vuoto gli insegnano che certe asprezze non si possono aggirare.
Petrarca riconosce nei suoi sforzi il miscuglio di umiltà e di orgoglio che sta nell’incomprensibile desiderio della cima.
Non è il primo resoconto scritto di una scalata. Ce ne sono nella scrittura sacra, Sinai per esempio. Citando la sua lettura di Tito Livio, Petrarca riferisce la salita a un monte della Tracia da parte di Filippo il Macedone.
L’ascensione al monte Ventoux ė però scritta da chi l’ha compiuta. Merita il primo posto nella letteratura di genere, che poi sarà abbondante.
Qui la nomino per testimoniare il valore del desiderio nelle imprese umane, riuscite e fallite. Quando si sbuca oltre lo strato delle nuvole e si sta con i piedi piantati al di sopra di loro, si sente nel battito e nel fiato la corrente continua del desiderio in marcia.