Agua Doce è un’associazione che opera nelle favelas di Petropolis e della Baixada Fluminense – Rio de Janeiro, fondata da Waldemar Boff. Numerosi e variegati sono i programmi di lavoro in corso: dagli asili comunitari al corso di formazione agricolo, dall’accompagnamento degli anziani -progetto nonna Angelina- ai minori a rischio, dai corsi di nutrizione e salute, alla promozione dell’agricoltura e della medicina familiare, recupero delle fonti di acqua naturali, all’educazione ambientale con corsi coi i ragazzi nelle scuole, e con gli adulti nella favelas presso la Casa della Natura e la biblioteca ecologica.
Tutti gli interventi sono ispirati ai seguenti criteri di azione: assistere sempre gli ultimi degli ultimi, riservando a loro il ruolo di protagonisti nel processo di recupero e emancipazione; promuovere programmi di rispetto e integrazione con la natura; coinvolgere il potere pubblico, politicizzando il problema della miseria e dell’esclusione; creare una cultura di dialogo sociale, della cura dei più deboli e della responsabilità verso le generazioni future.
Contesto sociopolitico
Il progetto si sviluppa nel bacino del rio Surui che nasce dalle montagne di Petropolis e sfocia nella baia di Guanabara, su cui si affaccia Rio de Janeiro. In quest’area. In questa area 1.000 famiglie senza tetto occupano la foresta in modo disordinato. Alberi, fiumi e fonti sono minacciati. Le famiglie producono individualmente con poca organizzazione usando concimi e pesticidi chimici senza nessuna informazione.
Le sponde del fiume sono occupate da famiglie povere con costruzioni di fortuna che gettano i rifiuti direttamente nel fiume.
Agua Doce si propone di formare una coscienza ai ai deboli. Dopo tanti anni di lavoro abbiamo imparato ad essere modesti. Dobbiamo fare tutto ciò che è nel nostro compito formativo e lasciare a chi viene dopo la continuazione.
La realtà sta cambiando in modo lento e apparentemente invisibile, questo avviene più presto o più tardi, dipende dal nostro impegno. Non possiamo aspettare la raccolta di tutti i frutti della nostra corta vita personale.
La Pandemia è una minaccia quotidiana per la vita, soprattutto per i più poveri, per gli scartati dal sistema. Ma ancor di più gli impoveriti vivono in un ambiente di minaccia permanente, di insicurezza, di emergenza. Per i poveri il sistema sanitario è ad essere benevoli, assente, le case spesso cadono a pezzi, le medicine sono inavvicinabili causa il costo, poco è il cibo il lavoro è solo precario e il futuro incerto sono nuvole oscure che accompagnano le loro giornate.
Questa vita in frantumi spesso fa si che gli impoveriti relativizzino la gravitù della Pandemia. Sembra che abbiano la sensazione che se non muoiono di Covid, moriranno di fame, di malattia, di una pallottola vaganteo di stanchezza della vita.
Waldemar Boff