originalmente pubblicato ne Il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2020
Ci piacerebbe sapere a quale altro Stato al mondo, che non sia Israele, sarebbe consentito, senza suscitare reazioni clamorose e indignate, un atto di terrorismo internazionale come quello perpetrato dal Mossad che ha assassinato Fakhrizadeh, il principale responsabile del programma nucleare iraniano. Per la verità l’assassinio di Fakhrizadeh, che è un sequel di altri quattro dello stesso tipo, è di quattro giorni fa ma era stato nascosto nelle pagine interne dei giornali italiani (il Corriere la dava a pagina 20), ma la notizia non ha più potuto essere ignorata, almeno in Italia, da quando l’ambasciata iraniana a Roma si è rivolta al nostro Paese perché condannasse quest’atto che viola ogni norma di diritto internazionale. L’Iran ha scelto l’Italia come interlocutore perché noi col Paese degli Ayatollah abbiamo sempre avuto buoni rapporti, anche economici finché gli Stati Uniti, non si capisce in base a quale diritto, ci hanno inserito in una lista di Paesi cui è proibito avere traffici con l’Iran.
Che l’attentato dell’altro giorno sia di mano israeliana è fuori discussione. Lo stesso New York Times, che crediamo sia in questo caso al di sopra di ogni sospetto, attraverso tre fonti diverse dell’intelligence ha confermato la matrice israeliana dell’atto terroristico.
Tutta la vicenda del nucleare iraniano sarebbe incomprensibile se non fosse fin troppo comprensibile. L’Iran ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare, Israele no e infatti l’Atomica ce l’ha (basta fare un giretto nel deserto nel Negev per vedere le installazioni nucleari di Israele). In base al trattato l’Iran ha sempre accettato le ispezioni dell’Aiea, e queste ispezioni hanno sempre accertato che l’arricchimento dell’uranio iraniano non andava oltre il 3%, cioè era ad usi civili e medici (per l’atomica l’arricchimento deve arrivare al 90%). Qualche ragione di farsi la Bomba l’Iran ce l’avrebbe perché è accerchiato da Paesi nucleari, Pakistan, India e appunto Israele, però, almeno finora, non ha intrapreso questa strada. Cosa vuol fare l’Occidente con queste violenze inaudite? Che l’Iran si convinca realmente a fabbricarsi anch’esso un’Atomica? Mettere in difficoltà i moderati del regime iraniano, il premier Rouhani, a favore dei cosiddetti “falchi” cioè la suprema autorità religiosa Ali Khamenei e i pasdaran? A vederla così l’assassinio di Fakhrazadeh e degli altri scienziati più che una manovra per mettere in difficoltà l’Iran, sembrerebbe un atto autolesionista. A noi però una cosa sembra certa, l’Occidente non può continuare per l’eternità con “i due pesi e le due misure”, Maduro no, al-Sisi sì, Iran comunque colpevole, Israele sempre sugli altari grazie a un ricatto morale che si basa su uno sterminio avvenuto 75 anni fa di cui non furono certo responsabili i Paesi mediorientali, l’Afghanistan talebano invaso perché vi vigeva la legge coranica e l’Arabia Saudita, il Paese più sessista del mondo, invece nostro corteggiato alleato. Un giorno ci scoppierà in mano una bomba, ma non sarà quella atomica.
Il Fatto Quotidiano, 2 dicembre 2020