Foto: © Simone Zoppellaro 2016, ripresa da https://www.balcanicaucaso.org
Un appello per la pace nel Caucaso e un dossier ripreso da https://www.balcanicaucaso.org/
APPELLO DELLA DIASPORA ARMENA AL PARLAMENTO ITALIANO PER LA PACE NEL CAUCASO
Rifiutiamo la logica della guerra, vogliamo la pace.
Rifiutiamo la violenza, la sopraffazione, la negazione dei diritti e dell’identita’ armena del Nagorno Karabakh.
Consideriamo il Nagorno Karabakh come parte integrante dell’Armenia storica e riteniamo fuorviante parlare di separatismo.
Dallo scorso 27 settembre l’Azerbaigian ha sferrato un attacco armato senza precedenti contro il Nagorno Karabakh e l’Armenia. L’attacco non sarebbe stato possibile senza un massiccio aiuto militare della Turchia. Durissimi combattimenti sono in corso lungo la linea di contatto e pesanti bombardamenti colpiscono in modo indiscriminato insediamenti civili.
Episodi di guerra e di violenza si ripetono da tempo. Anche recentemente l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite descriveva uno scenario in cui per giorni si sono avute uccisioni, torture, violenze sessuali, ruberie contro la popolazione armena. E’ per proteggere la popolazione del Nagorno Karabakh che gli armeni occupano i distretti azeri a ridosso della regione.
Il popolo armeno è sopravvissuto al genocidio del 1915-1922 e vuole evitare che si ripeta ora su scala azera.
Ci appelliamo alle Nazioni Unite e all’intera comunità internazionale perchè fermi questa aggressione armata contro il Nagorno Karabakh e l’Armenia, e difenda i diritti fondamentali di dignità, libertà, identità socio-culturale degli armeni.
Ci appelliamo all’Osce, in particolare al Gruppo di Minsk, per il cessate il fuoco e per la ripresa del negoziato che prospetti una soluzione pacifica definitiva, garantita da una efficace forza di monitoraggio internazionale (“caschi blu”).
Confidiamo che l’Europa e l’Italia si impegnino in questo percorso di pace in linea con i propri principi e i propri valori. L’Italia in particolare può contribuire con il suo patrimonio di esperienza positiva universalmente considerato tra i più avanzati al mondo.
L’Armenia e tutto il Caucaso sono il Vicinato dell’Europa e questa pace è interesse della stessa Europa.
Chiediamo che il Parlamento italiano e le Istituzioni tutte si facciano promotori di un’azione forte per sensibilizzare la comunità e le sedi internazionali (Nazioni Unite, Osce, Unione Europea) al fine di indurre le parti a giungere a una pace giusta e duratura.
Roma, ottobre 2020
Sostengono questo appello:
Sonya Orfalian, scrittrice (promotrice)
Curzio Maltese, giornalista
Nicola Piovani, compositore
Maria Immacolata Macioti, sociologa
Franco Ferrarotti, sociologo
Luigi Manconi, sociologo, gia’ presidente della Commissione Diritti
Umani del Senato
Anna Foa, storica
Laura Mirachian, ambasciatrice
Rocco Cangelosi, ambasciatore
generale Vincenzo Camporini, gia’ Capo di Stato Maggiore della Difesa
Bruno Manfellotto, editorialista de L’Espresso
Giancarlo Santalmassi, giornalista
Arnaldo Nesti, sociologo
Enrico Calamai, ex-console
Michele Bagella, docente universitario
Gian Paolo Bagella, senior advisor
Manuela Fraire, psicanalista
Gloria Bartoli, docente universitaria
Riccardo Paterno’, presidente EY Business School e Fondazione Ernst Young
Guido Rivolta, consulente rapporti istituzionali e comunicazione
Gabriele Nissim, presidente Gariwo (Foresta dei Giusti)
Simona Marchini, attrice e ambasciatrice Unicef
Giorgio Battistelli, compositore
Dario Marianelli, compositore
Vincenzo Vita, presidente dell’Archivio audiovisivo del movimento
operaio e democratico
Stefano Levi della Torre, scrittore e docente
Pietro Kuciukian, cofondatore Gariwo (Foresta dei Giusti)
Anna Maria Samuelli, cofondatrice Gariwo (Foresta dei Giusti)
Roberto Olla, giornalista
Danila Satta, giornalista e scrittrice
Silvia Bre, poeta
Giuliano Taviani, compositore
Valerio Magrelli, scrittore
Arnaldo Nesti, sociologo
Lucia Poli, attrice
Franca Coen, Comunita’ Ebraica di Roma
Pasquale Catalano, compositore
Stefano Mainetti, compositore
Pivio, compositore
Stefano Reali, regista e compositore
Riccardo Giagni, compositore e musicologo
Ludovica Modugno, attrice
Marco Carniti, regista
Grazia Moffa, sociologa
Lucyna Gebert, linguista, gia’ docente alla Sapienza Universita’ di Roma
Rita Paris, Fondazione Bianchi Bandinelli
Alessandra Sannella, sociologa
Alessandro Molinari, compositore
Paolo Macioti, gia’ dirigente Rai
Nicola Porro, sociologo, saggista
Gianni Schilardi, editore
Simonetta Bisi, sociologa, saggista
Giuliano Campioni, saggista
Fabrizio Fornaci, compositore
Isa Ciani, operatrice socio-culturale
Roberto Cipriani, sociologo, saggista
Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo
Vittorio Lannutti, Universita’ Politecnica delle Marche
Mara Clemente, Integrate Research at CIES-ISCTE-IUL Portogallo
Lavinia Oddi Baglioni, insegnante, saggista, circolo Montevecchio
Irene Ranaldi PHD, presidente Associazione Culturale Ottavo Colle
Fiamma di Montezemolo, antropologa e artista, Universita’ Davis,
California
Tarek Elhaik, antropologo culturale, Universita’ Davis, California
Gianni Innocenti assessore all’urbanistica del Comune di Tivoli
Nicolas Martino, docente universitario
Irma Toudjian, pianista, compositrice
Francesca Manca, psichiatra
Stefania Salvadori, psicoanalista
Francesco Gana, editore
Lilia Zaouali, scrittrice
Ruggero Manciati, industriale
Marina Veronesi, insegnante
Giuseppe Faso, insegnante
Anna-Lou Toudjian, attrice
Viviana Vacca, filosofa, insegnante
Enrico Pugliese, professore emerito, Sapienza Universita’ di Roma,
IRPPS CNR
Elena Spinelli, sociologa e assistente sociale
Carlo Postiglione, sindacalista
Gian Piero Jacobelli, filosofo e antropologo
Sylvie Mutafian, docente Universita’ di Torino
Claudio Paravati, direttore rivista e Centro studi “Confronti”
Maurizio Redegoso Kharitian, musicista
Maria Giuseppina Tagliasacchi, pensionata
Stefano Lenza, pensionato
Anna Maria Calore, presidente dell’Associazione di Volontariato
“Raccontarsi-Raccontando”
Eva Toudjian, dirigente amministrativo
Giuseppe Salvatori, artista
Stefania Portaccio, scrittrice
Simon Pietro Cussino, artista
Giulio Farnese, attore
Silvana Zocchi, Asso – Associazione Solidale, Torino
Antonina Serra, medico
Alberto Soi, grafico
Carla Marchini, imprenditrice teatrale
Marisa Ranieri Panetta, archeologa e scrittrice
Sante Polica, docente universitario
Marina Beer, docente universitario
Antonella Catini, artista
Anna Maria Pensa, pedagogista
Giuseppe Modica, artista
Luigi Battisti, artista
Vittoria Biasi, storica e critica d’arte
Debora D’Errico, docente
Alice Rubbini, curatrice
Tea Cucchi, psicoterapeuta
Patrizia Bettarelli, illustratrice
Barbara Enna, imprenditrice
Franca De Angelis, impiegata
Antonio Ciniero, docente Universita’ del Salento
Flavio Micheli, artista
Fausto Lepori, imprenditore
Marina Mureddu, ricercatrice
Elda Monaldi Blanc, psicologa
Riccardo Caporossi, regista e attore
Michela Pertile, commercialista
Domenico Maddaloni, docente universitario
Andrea Farri, compositore
Valentina D’Agostino, attrice
Giorgio Marchesi, attore
Maria Ida Biggi, docente universitaria, curatrice archivio Cini
Cristiano Chiarot, sovrintendente la Fenice, Maggio Musicale Fiorentino
Arda Kiljian, dirigente
Sergio Anro’, attore
Rosa Tignanelli. preside
Giovanni Ricciardi, docente universitario
Giovanni Coda, regista
Gian Mario Gillio, giornalista
Marisa Coni, psichiatra
Emile Abou, architetto
“Nagorno Karabak – Il lungo conflitto”
Il 27 settembre 2020 si è aperto un nuovo, grave e violento capitolo del conflitto tra Armenia ed Azerbaijan sul Nagorno Karabakh, con centinaia tra morti e feriti. Un conflitto che in trent’anni non è mai stato risolto.
La guerra ebbe inizio nel 1988, con rivendicazioni irredentiste nella regione azera del Nagorno Karabakh, la cui popolazione era costituita per i 3/4 da armeni. La situazione nel 1991 sfociò in una guerra tra l’ormai indipendente Azerbaijan e l’Armenia.
La guerra aperta si concluse con gli accordi per il cessate il fuoco firmati a Bishkek (Kirgizistan) nel 1994, da quel momento il territorio rimase sotto l’occupazione militare dell’Armenia.
Nell’aprile del 2016 vi fu una recrudescenza con la “Guerra dei quattro giorni” che si è conclusa con una tregua tra le parti in conflitto: Nagorno Karabakh e Armenia da una parte e Azerbaijan dall’altra. Un cessate il fuoco formale che non ha però mai fermato gli scontri sulla linea del fuoco, dove militari e i civili vengono regolarmente uccisi. Le parti in conflitto continuano ad accusarsi a vicenda di violare il cessate il fuoco.
Nell’ambito del Gruppo di Minsk dell’OSCE (con tre co-presidenti: USA, Francia e Russia), non si sono mai raggiunti progressi concreti verso la risoluzione del conflitto. OBC Transeuropea segue le tragiche vicende di quest’area del Caucaso da 15 anni.
Leggi il dossier “Nagorno Karabak – Il lungo conflitto”, pubblicato sul sito web dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa.
La “bottega” consiglia anche Cosa sta succedendo nel Caucaso: Azeri, Armeni, ma anche altri di Franz Di Maggio