pubblicato originalmente ne La Bottega del Barbieri
Non conosco il nome delle due donne, che facevano il giudice a Kabul e che sono diventate subito due salme avvolte in teli bianchi, portati via… Erano andate al lavoro: degli operai hanno lavato la strada dal sangue versato copiosamente a terra.
Domenica in Italia, maltempo diffuso; nel mio paesello, Capranica, tenta addirittura di nevicare e qualcosa si attacca a terra. E’ una giornata in cui fatto quello che era possibile di prima mattina, come per me sfamare e aggiustare le cucce dei gatti randagi della mia colonia nel paese vecchio come me. Passo e ripasso su Facebook , poi guardo l’ Ansa e mi colpisce una notizia che non so quanto reggerà: “Uomini armati hanno sparato a due donne giudici della Corte suprema afghana, uccidendole, al centro di Kabul.” Le due donne si stavano recando al lavoro,il loro autista è rimasto ferito ha confermato Ahmad Fahim Qaweem, il portavoce della Corte suprema, ha precisato che “più di 200 giudici donne lavorano per la Corte Suprema“. Sono state uccise nel centro della città alle 8:30 (le 5:30 in Italia). L’attentato non è stato per il momento rivendicato.
“Funzionari governativi, giornalisti e attivisti… sono stati presi di mira negli ultimi mesi, alimentando la paura in particolare nella capitale Kabul. I talebani hanno negato il coinvolgimento in alcuni degli attacchi, ma hanno detto che i loro combattenti continueranno a “eliminare” importanti figure del governo, anche se non giornalisti o membri della società civile. L’aumento della violenza ha complicato i colloqui di pace mediati dagli Stati Uniti che si svolgono a Doha mentre Washington ritira le truppe. Fonti di entrambe le parti affermano che è probabile che i negoziati facciano progressi sostanziali solo una volta che il presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden entrerà in carica e farà conoscere la sua politica afghana. Il numero di truppe statunitensi in Afghanistan è stato ridotto a 2.500, il livello più basso delle forze americane dal 2001, secondo il Pentagono di venerdì.”
“Credo che il sistema giudiziario afghano stia riguadagnando la sua decenza. Ci sono ancora problemi, ma sono in corso notevoli progressi. Se la situazione attuale continua, sono ottimista sul futuro della magistratura in Afghanistan.Tuttavia, se questa tendenza viene interrotta a causa di conflitti o disordini politici e sociali, allora nessuno sa quale sarà il futuro del sistema giudiziario ” aveva affermato Anisa Rasooli, Capo della Corte d’appello per i reati gravi di corruzione e figura di spicco nel attuale contesto giudiziario afghano,intervistata l’11 giugno 2020.
Cercando un video, ho scoperto la prima rapper donna in Afghanistan, Sonita Alizadeh, nata ad Herat nel 1997,rapper ed attivista afghana contro i matrimoni forzati.
Sonita Alizadeh rapper afghana
Aggiornerò, almeno con il loro nome.
Qui in paese, già non nevica più.
IL VIDEO di Sonita Alizadeh: https://youtu.be/X8PBk5h0qiI
(*) ripreso da www.agoravox.it