Carissima, carissimo,
abbiamo vissuto il tempo del Natale facendo un regalo ad un bisognoso vicino o lontano a cui nessuno pensa. Non ci siamo lasciati trascinare dal consumismo che da troppo tempo ci ha sequestrato questo evento. Nella mangiatoia c’erano povertà, realtà e l’amore.
All’inizio del nuovo anno siamo chiamati a trovare tempo per chi è solo, per chi soffre, per chi ha bisogno di ascolto e cura. Se troveremo tempo da regalare, saremo meravigliati e felici.
Nessuno nasce povero, né sceglie di esserlo. Poveri si diventa, la povertà è una costruzione sociale. L’esclusione produce impoverimento, frutto di una società che non crede nei diritti alla vita e alla cittadinanza per tutti, né nella responsabilità politica collettiva per garantire tali diritti a tutti gli abitanti della Madre Terra.
I processi d’impoverimento avvengono in società ingiuste. La lotta contro l’impoverimento è anzitutto la lotta contro la ricchezza sproporzionata e predatrice.
Il pianeta degli impoveriti è diventato sempre più popoloso a seguito dell’erosione e della mercificazione dei beni comuni; nel giugno 2011 abbiamo vinto il referendum per la pubblicizzazione dell’acqua a difesa del sistema idrico. Fu una grande partecipazione popolare aver detto no al potere delle multinazionali di impossessarsene ma la riforma è stata dimenticata in Parlamento. Quanti governi sono passati nell’indifferenza totale…
I beni comuni locali sono come evaporati, da ripubblicizzare non astrattamente.
Beni via via esternalizzati e privatizzati, letteralmente evaporati e con loro sembrano anche letteralmente evaporate le basi stesse della coscienza comune e della coesione sociale.
Le politiche di riduzione e eliminazione della povertà perseguite negli ultimi 40 anni sono fallite perché hanno combattuto i sintomi e non i meccanismi che la creavano. Oggi la povertà è una delle forme più avanzate di schiavitù, perché basata sul furto di umanità e di futuro. E’ l’ora di liberare la società dal cancro dell’impoverimento crescente, bisogna mettere fuorilegge molte leggi e istituzioni che determinano e perpetuano i processi di impoverimento.
La crisi pandemica, la crisi ambientale, il terrorismo internazionale sono le inquietudini e le paure di oggi.
Ognuno di noi, immerso nei ritmi frenetici della vita quotidiana, appare dominato dall’indifferenza e dal pregiudizio, e non riesce più ad essere umano. Nella società dell’avere stiamo perdendo la voglia di essere, la voglia di vivere, di amare, di essere solidale, dell’umiltà, dell’amicizia, della tolleranza, la gioia del dare, il reciproco scambio di idee ed emozioni.
Urge unione e solidarietà per guidarci nelle nostre azioni e nelle nostre scelte quotidiane, urge mantenere vivo ogni giorno la memoria storica del nostro passato, che non può e non deve essere dimenticata, diffondendo quanto sappiamo ai più giovani.
Non c’è dubbio che il 2020 sia stato difficile per tutti e tragico per molti. Ora vengono finalmente somministrati i vaccini contro il COVID-19, dandoci la tanto desiderata speranza di un ritorno alla normalità e un felice 2021.Tuttavia mesi di ansia, sconforto e solitudine possono facilmente creare una spirale di negatività da cui è difficile uscire. A volte, quando siamo giù di corda, non abbiamo interesse nel fare qualcosa che, in realtà, potrebbe farci sentire meglio. Per vivere al meglio il 2021 è necessario liberarsi delle abitudini distruttive e recuperare i nostri livelli di energia. In alcuni casi, inizialmente, potrebbe comportare uno sforzo per fare ciò che gradualmente ci fa sentire meglio.
Oggi più che mai, dobbiamo impegnarci con le piccole azioni quotidiane, per creare il mondo che vorremmo, per costruire assieme una realtà diversa, una realtà fraterna. Non sappiamo quale direzione prenderà il mondo ma, se ognuno di noi ogni giorno lavora per la pace, sarà sicuramente un mondo migliore.
La frenesia del nostro tempo ci porta a competere per il nostro unico successo, spesso siamo cavalli col paraocchi, galoppiamo e riusciamo a vedere solamente davanti a noi, e così tralasciamo le difficoltà di chi non rientra nella nostra sfera privata, mentre basta prendersi cura l’uno dell’altro, dedicando un po’ di tempo ad ascoltare qualcuno, convincere chi ci è prossimo a seguire questa strada. Non possiamo aver paura di cambiare alcune nostre piccole abitudine se vogliamo fare qualcosa di veramente grande.
I diritti universali, quelli che non spettano soltanto a noi, dobbiamo e possiamo fare in modo che siano di tutti, perché non dobbiamo batterci l’un l’altro, ma dobbiamo lottare uno al fianco dell’altro per vivere la condivisione.
La solidarietà in questo senso diviene un valore politico in senso lato, di compartecipazione alla vita della comunità. La comunità intesa in modo universalistico, è il nostro pianeta, il cui sfruttamento è da condannare. Essere solidale vuol anche dire avere ma non sprecare, conservare, pensare al prossimo.
Rabbia e insoddisfazione sono emozioni presenti in questo tempo, la povertà spinge sempre più persone alla violenza, i disordini sociali sono sempre più legati alla miseria. Urge una politica all’altezza al fine di risolvere il “grande” problema dell’impoverimento di milioni e milioni di persone. Altrimenti, come evidenziava Paolo VI: “siamo alla viglia della QUARTA GUERRA MONDIALE che non sarà combattuta dagli eserciti, ma dalla COLLERA DEI POVERI”. Buon anno, Antonio
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