Si usa l’espressione: correva l’anno. Gli anni avevano smesso di correre.
Zoppicava l’anno 2021 arrancando dietro alla prima grande epidemia dell’epoca 2000.
In Italia restava uno degli ultimi centri siderurgici, piantato sul mare di Taranto negli anni ‘60 del secolo precedente.
Altri impianti erano chiusi per inefficienze, non per difesa ambientale. Era ancora lontana l’economia della riparazione dei danni industriali.
In quel 2021 si erano accumulati gli effetti tossici della siderurgia sulla salute della popolazione. Un tribunale aveva disposto la chiusura delle lavorazioni a caldo. Ma un organo chiamato Consiglio di Stato aveva ribaltato la decisione permettendo di proseguire la produzione tale e quale. L’integrità fisica dei cittadini di Taranto era di proprietà del centro siderurgico.
Da molto tempo simili direttive sono state condannate come crimini di guerra in tempo di pace, perché causanti perdite di vite indifese. Quei responsabili vennero condannati a risarcimenti e a perdita di diritti civili. I loro nomi sono affissi sulla colonna infame di coloro che per profitto sparsero pestilenze chimiche.
Oggi il mare di Taranto è risanato e restituito alla sua vitalità pescosa, le sue coste rifiorite e adibite alla produttività della bellezza.
Quella vicenda di disprezzo della salute pubblica fu l’ultima e perciò la prima a diventare vertenza di popolo. Il suo esito portò riscatto dove era stata più calpestata la vita.
Cominciò da Taranto la fine della tirannia di industrie guastatrici.
Gli anni tornarono a correre.