Ripasso da Napoli. Ne sono rimasto lontano per due anni. Occasione è una manifestazione di libri, lettori e scrittori.
Comincio da dove ho lasciato, da un caffè e da una sfogliatella riccia.
La città è a spasso per le strade. È un bel sabato di fine settembre, mi aspettavo poco movimento per evacuazione di fine settimana. In altre città è la regola, qui no. I cittadini se la gustano a piedi, siedono a bar e altri ristori, insieme a molti forestieri.
Napoli brulica di alloggi a prezzo basso, posto letto e prima colazione. Gli ospiti soggiornano con minimo di spesa rispetto alle altre città turistiche.
Qui il forestiero viaggia alla spicciolata, non in comitive, si distingue poco dal cittadino. Questo mette a proprio agio entrambi.
In questa occasione ho ricordato una mia impressione circa le stagioni. L’estate è la più lunga. Inizia regolarmente il 21 giugno, ma non finisce il 21 settembre, allo scadere del trimestre assegnato. Occupa tutto il mese e pure un po’ di ottobre. A Napoli l’autunno è breve e deve aspettare.
Inverno e primavera invece sono pari e opposti. Uno stringe la morsa, l’altra la rilascia. Marzo è passaggio di consegne. Salvatore Di Giacomo ha fissato definitivamente coi suoi versi lo statuto del mese spartiacque.
Nel posto dell’incontro con i lettori c’era un rapporto ravvicinato tra le parole al microfono e il traffico urbano intorno. Quando ho definito Napoli città insonne e acustica, un coro di sirene di ambulanze e di pompieri ha tempestivamente confermato.
Sarò presto di nuovo di passaggio per consegnare le borse di studio che la fondazione assegna in autunno a studenti venuti da lontano.