Migliaia di persone, tra cui molti bambini, scappano dall’Afghanistan, dalla Siria e dall’Iraq. In fuga dalle devastazioni della guerra, si ritrovano bloccate in sistemazioni di fortuna alle porte dell’Ue
Appare irriconoscibile “l’Europa-culla di civiltà” che blocca al gelo migliaia di donne, uomini e bambini. Al confine tra Bielorussia e Polonia. La Caritas ha invitato la popolazione ad illuminare le finestre delle case. Con luci verdi. In segno di solidarietà. Nella zona di confine, Caritas Polonia assiste i rifugiati. Con il necessario per le urgenze. Grazie all’aiuto di numerosi volontari delle parrocchie. Nei centri per rifugiati in Polonia. E nelle cosiddette “tende della speranza”. Qui vengono forniti beni essenziali alle persone che hanno superato il confine. Le luci verdi alle finestre rappresentano un segno di speranza e di solidarietà. Nelle zone di confine in Polonia, indirizzano i migranti verso le abitazioni delle persone che sono disposte ad aiutare, spiegano alla Caritas.
Sos Europa
Domenica papa all’Angelus ha richiamato l’attenzione sulla tragedia in atto. “Quanti migranti sono esposti anche in questi giorni a pericoli gravissimi. E quanti perdono la vita alle nostre frontiere. Sento dolore per le notizie della situazione Canale della Manica. Al confine della Bielorussia. E per quelli che annegano nel Mediterraneo molti dei quali sono bambini”: Il Pontefice ricorda, inoltre, “quelli rimpatriati nel Nord dell’Africa. Catturati. E trasformati in schiavi”. Le persone, tra cui molti bambini, che attualmente cercano rifugio in Europa arrivano dall’Afghanistan. Dalla Siria. E dall’Iraq. Fuggono dalle devastazioni della guerra. La maggior parte di loro, però, si ritrova bloccata al confine tra la Bielorussia e la Polonia. In sistemazioni di fortuna. La Caritas prende parte alle operazioni di aiuto con raccolte di fondi in tutta Europa. E invita la popolazione a contribuire con donazioni.
Allarme indifferenza
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha incontrato a Vilnius il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. E ha puntato l’indice contro il regime di Lukashenko. “Sta mettendo a rischio la vita di civili innocenti. Attirati al confine con la Bielorussia sotto false promesse”, afferma. L’Europa non può voltarsi dall’altra parte. Non può “ignorare le richieste di migliaia di migranti. Abbandonati al loro destino. Nel gelo di una foresta. Alla frontiera orientale dell’Unione europea”, protestano gli eurodeputati Pietro Bartolo, Brando Benifei e Pierfrancesco Majorino. In missione al confine fra Polonia e Bielorussia. Nel punto in cui qualche migliaio di persone provenienti soprattutto da Siria e Iraq cerca di entrare nell’Unione europea. Per presentare una richiesta di asilo. “Come è loro diritto“, evidenzia Pietro Bartolo. Delle questioni migratorie si occupa da quando era in prima linea come medico di Lampedusa. E ora come europarlamentare da Strasburgo.
Zona rossa
Bartolo sottolinea che “l’Europa si gira dall’altra parte”. Invece “il governo polacco è attivo con muri. Violenze. E filo spinato. L’Unione europea non dovrebbe permetterlo. Questa non è la nostra Europa”. Ripartendo per Bruxelles. E dando le spalle a quella foresta buia e gelida l’ex medico di Lampedusa si è sentito male. E spiega all’Agi: “Faremo tutte le pressioni di cui saremo capaci sulle istituzioni Ue. Perché facciano qualcosa per aiutare persone che chiedono solo di sopravvivere. Lasciandoli al loro destino, mandiamo un messaggio devastante. E dimostriamo alla Bielorussia di Lukashenko che le sue azioni e minacce funzionano”.“Una giovane madre siriana è stata ricoverata in un ospedale polacco. Era stata picchiata e separata dai suoi figli. Quando uscirà non saprà dove trovarli. Una famiglia era uscita dalla ‘zona rossa‘ del confine perché volevano acquistare le scarpe alla loro bambina che le aveva perse. Non solo non è stato loro permesso di farlo. Ma la polizia li ha caricati in un furgoni e rispediti nella foresta“, racconta il dottor Bartolo. E’ molto turbato. Nonostante, nella sua lunga esperienza a Lampedusa, abbia visto migliaia di migranti in gravissima difficoltà. E moltissimi morti. Prosegue: “Siamo venuti a vedere di persona qual è la situazione. Come in precedenza già fatto in Grecia e Bosnia. Per testimoniare la nostra vicinanza. Non solo ai migranti. Ma anche a quelli che cercano di aiutarli. In Polonia rischiano fino a 5 anni di carcere anche solo per portare del cibo o una coperta. A quelle famiglie che soffrono il freddo e la fame nella foresta”.
Clima di paura
Infatti, sottolinea Bartolo, in Polonia “il clima è di paura. Chi aiuta i migranti non vuole apparire. Le testimonianze sono anonime. Da parte di persone che rischiano di finire in prigione con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche le istituzioni locali, i medici e gli attivisti sono intimiditi dalle scelte del governo di Varsavia. Le autorità ingiungono loro di non aiutare quelle persone. Trovo sia un modo immorale di comportarsi. La polizia ha l’ordine di riportare nella foresta chi cerca di uscire allo scoperto. Invocando il diritto di chiedere asilo. Ma qui di notte le temperature scendono sotto lo zero. E le persone stanno morendo. Non ci sono cifre ufficiali. E’ impossibile andare a controllare. Ma i decessi sono almeno 20″.