La spesa militare globale è raddoppiata negli ultimi venti anni e ha quasi raggiunto i 2.000 miliardi di dollari. Una follia mentre milioni di persone muoiono di fame e malattie e si nega accoglienza a chi fugge dalle guerre.
Per questo 50 Premi Nobel hanno firmato un appello rivolto ai governi del mondo per ridurre del 2% le spese militari e destinare le risorse così risparmiate alla risoluzione dei gravi problemi che affliggono l’umanità: pandemie, crisi climatica, povertà estrema.
Sosteniamo l’appello di assoluto buonsenso dei 50 Premi Nobel, ma dobbiamo denunciare che il governo italiano fa l’esatto contrario e continua a aumentare le spese militari. Il nostro governo è un fedele esecutore delle direttive della Nato e degli USA, che sempre più si configurano come una minaccia per la pace, il motore della corsa agli armamenti (anche nucleari).
Secondo il Sipri di Stoccolma l’80,4% del mercato mondiale delle armi e dei sistemi d’arma è controllato da multinazionali del blocco euro-atlantico (più Paesi alleati Israele, Turchia ed Emirati Arabi). Non solo, l’internazionalizzazione della filiera industriale militare che coinvolge decine di Paesi nel mondo è sempre legata alle multinazionali e governi di cui sopra. Se è vero che la spesa militare cinese (1,4 mld. di persone) è seconda a quella statunitense (330 milioni di persone), è pur vero che essa non comprende basi, flotte e interventi armati in ogni angolo del pianeta.
La responsabilità per la trentennale guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo (e relativa corsa agli armamenti) è quasi esclusivamente una responsabilità euro atlantica: Stati Uniti, Europa, Nato e relativi alleati strategici.
Non è un caso che Julian Assange, che ha denunciato i crimini di guerra, sia prigioniero delle “democrazie” occidentali e rischi di passare il resto della sua vita in un carcere statunitense.
Non ci stanchiamo di esigere il taglio delle spese militari e la liberazione di Julian Assange. Anche in questo caso il governo italiano non ascolta appelli di Premi Nobel come Adolfo Perez Esquivel. Una concreta politica di disarmo globale e distensione non può che partire da una chiara presa di coscienza delle responsabilità di guerra del blocco euro-atlantico.
Anche per rilanciare la lotta per la pace c’è bisogno di uno schieramento alternativo ai poli esistenti.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale