Giovedì 3 marzo abbiamo inviato a Waldemar Boff un primo contributo di 10.000€ per l’alluvione di Petropolis, grazie al generoso contributo di molti di noi, abbiamo notizie anche di altri hanno contribuito, ma la Posta (in particolare, è molto in ritardo negli accrediti). Waldemar ci farà sapere come verrà impiegato questo nostro primo invio, naturalmente vi daremo un ampio resoconto.
Martedì 1° marzo ci ha lasciato l’amico, il fratello Giovanni Baroni, era responsabile insieme alla moglie Macione, del progetto “AMA TERRA” a Gravatà, nel nord-est brasiliano, creazione di cooperative di piccoli contadini per la coltivazione biologica delle verdure. Questo progetto continuerà ancora con più forza nonostante la morte di Giovanni, da 50 anni in Brasile. Durante il periodo della dittatura brasiliana, Giovanni fu arrestato per il suo impegno con gli operai e la comunità.
Carissima, carissimo,
l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo e del governo di Putin è totalmente inaccettabile. Va fermata subito, le truppe russe devono rientrare immediatamente nei propri confini. Su questo non ci possono essere ambiguità e chi pensa ancora che “il nemico del mio nemico è mio amico”, arrampicandosi sugli specchi per giustificare l’ingiustificabile, continua a capire poco o nulla della storia e del presente.
Credo che lo sgomento e la sofferenza stia prendendoci ad ogni ora di più. Sulle cose che ciascuno già sente non saprei nemmeno assumermi un peso così terribile. In questa comunicazione voglio solo ricordare come chi ha visto insieme già da anni l’emergenza nucleare, climatica e della ingiustizia abbia colto il segno di una situazione in cui il tempo viene a mancare. Siamo molto oltre il limite e facciamo finta che niente debba cambiare. Occorre molto coraggio e anche la forza di non trovare solo in un nemico certamente spregevole le ragioni del precipitare della situazione. Purtroppo anche questa volta c’è di mezzo il potere delle armi e il dominio del denaro sotto molteplici forme e da più parti: nessuno è innocente, a partire dall’accaparramento delle risorse energetiche. Perché tutta questa frenesia ad accumulare, possedere e consumare fa parte del mondo che stiamo rendendo inabitabile?
Quello che sta succedendo non lascia le cose come prima e se vogliamo sconfiggere la cultura della guerra, dobbiamo anche essere in grado di realizzare quelle modifiche capaci di costruire davvero un’Europa sociale, un’Europa in cui non solo il problema dei profughi, ma quello più generale dell’integrazione diventi uno dei fondamenti per politiche diverse da quelle realizzate finora.
Credo che i movimenti e i popoli debbano opporsi alla guerra per andare più a fondo con la propria agenda: il radicamento territoriale per esercitare l’autonomia e l’autogoverno, costruendo “mondi altri”, nuovi e diversi da quelli capitalisti, patriarcali e coloniali. Nelle guerre, i popoli perdono sempre e vincono le grandi imprese capitaliste che si preparano a ridisegnare i territori conquistati a proprio vantaggio, sfruttando i beni comuni per mercificarli. Per questo è necessario boicottare le guerre, perché non ci sono guerre giuste, dal momento che quelle realmente esistenti sono guerre di espropriazione attraverso il genocidio.
Purtroppo oggi la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi.
Attualmente sono 22 le guerre regionali, penso alla tragedia dei bambini in Yemen, ne muoiono a centinaia di fame, alla tragedia che si sta consumando in Afghanistan, alla Siria, al Sudan… che si combattono nell’indifferenza generale perchè sono lontane, riguardano “altri”. Assistiamo ad una continua spoliazione dei popoli originari, neri, contadini e meticci per accelerare e affermare il nostro dominio, lasciando miliardi di uomini, donne, vecchi e bambini nell’indigenza più assoluta. Oggi il compito dei popoli, in questo periodo di guerre atte a confermare il potere, è quello di preservare la vita e prendersi cura della madre terra e di evitare i genocidi.
Come funziona la macchina dei media e delle opinioni al tempo della guerra all’Ucraina? Segue lo schema già collaudato con la pandemia, con i grandi temi storici e con le gravi crisi: in primo luogo diventa monomaniacale, ossessivo, pervasivo, passa da tema principale a tema unico dei telegiornali, degli approfondimenti. Non accadde neanche durante la guerra mondiale che i giornali fossero ridotti al solo tema principale di quei giorni.
La fabbrica del consenso fornisce poi la ripetizione all’infinito dell’Identico: fiumi di servizi e di reportage che si discostano poco o nulla, che riferiscono ogni giorno la stessa versione ufficiale dei fatti e commentano le stesse immagini restando nello stesso ambito, con un sottofondo da propaganda di guerra.
La guerra deve fermarsi immediatamente. Occorre aprire una discussione in cui la diplomazia affronti i temi che hanno condotto a questa situazione. Considerare la guerra uno strumento normale di regolazione dei conflitti e dei rapporti tra Stati e popolazioni è ciò che l’Europa deve evitare. Dobbiamo cogliere quello che c’è di positivo in mobilitazioni, per consolidare i valori democratici attorno all’Europa affinché propositi diversi convergano verso un fine comune, di sostegno e solidarietà. Non possiamo non considerare i problemi non risolti: dal ruolo della Nato, alla questione delle minoranze e delle popolazioni non integrate, agli interessi delle singole nazioni.
Ma non voglio prolungare questa prospettiva bellicosa, veramente insana al punto di essere suicida. Ma questo scontro di poteri rivela l’incoscienza degli attori sullo schermo sui rischi reali che gravano sul pianeta che, anche senza armi nucleari, potrebbero mettere in pericolo la vita umana. Si dice che tutte le armi di distruzione di massa si siano rivelate del tutto inutili e ridicole di fronte a un virus minuscolo come il Covid-19.
Questa guerra rivela che i responsabili del destino umano non hanno imparato la lezione di base del Covid-19. Questo, non ha rispettato le sovranità e i limiti nazionali. Ha colpito l’intero pianeta. L’epidemia richiede che la governance globale sia stabilita di fronte a un problema globale. La sfida che va oltre i confini nazionali, è quella di costruire la Casa Comune.
Non si sono resi conto che il grande problema è il riscaldamento globale. Siamo già al suo interno, perché sono visibili gli eventi fatali di inondazioni di intere regioni, tifoni e scarsità di acqua dolce. Abbiamo solo 9 anni per evitare una situazione di non ritorno. Se entro il 2030 raggiungiamo 1,5 gradi Celsius di calore, non saremo in grado di controllarlo e andare nella direzione di un collasso del sistema Terra e del sistema vitale.
Adesso siamo di fronte alla tragedia dei profughi, credo che non solo l’Italia ma tutta l’Europa dovrà prepararsi, anche perché i primi profughi arriveranno proprio nei paesi che li rifiutano. Penso che sarà l’occasione per rivedere il famoso regolamento di Dublino.
La cosa ancora più vergognosa è quello a cui assistiamo oggi… il razzismo nell’accoglienza. La Polonia, che fino a ieri (e oggi ancora!!!) usava cani, idranti, droni, per respingere dietro il filo spinato poche migliaia di disperati ammassati al confine, anche loro in fuga da guerre sanguinose e povertà, oggi spalanca le frontiere a milioni di persone, senza alcun problema; ovviamente guardando bene al tono della loro pelle. Quelli “troppo scuri” da anni emigranti lavoratori in Ucraina non vengono fatti passare. Tutto questo è uno schiaffo a tutto il genere umano. E pare tutto così “bello, buono”… ma quant’è brava, l’Europa, ad accogliere…
“Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi… per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono” scriveva Pablo Neruda. È ciò a cui assistiamo anche oggi in Ucraina, con l’ennesimo carico di morti, feriti, terrore e distruzione e le centinaia di migliaia di persone che fuggono disperatamente dal loro Paese.
Urge costruire la cultura del dialogo, ricostruire una nuova Comunità mondiale che poggi sulla ricchezza delle differenze e sull’empatia.
Antonio
Termino ricordando alcune riflessioni di politici italiani (sarà azzardato chiamarli politici?):
“Putin, dono del Signore”. S. Berlusconi
“Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”; “Averne dieci di Putin in Italia, metterebbe un po’ di ordine”; “La Russia è sicuramente molto più democratica dell’Unione Europea di oggi, una finta democrazia” alcune fra le tante di M. Salvini
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