Carissima, carissimo,
l’aumento della povertà diventa arma di lotta moderna e aggiornata sia contro i difensori dell’ordine economico e sociale esistente, sia contro coloro che la considerano l’unica sistemazione possibile di una società destinata organicamente a rimanere arretrata, sottosviluppata e, per giunta sempre più squilibrata, sempre più carica di ingiustizie, di contraddizioni, di disuguaglianze. lo spreco e lo sperpero, l’esaltazione di particolarismi e dell’individualismo più sfrenati, del consumismo più dissennato e dello sfruttamento. Oggi urge una austerità per contrastare alle radici e porre le basi del superamento del nostro attuale sistema che è ormai entrato in una crisi strutturale e di fondo, non congiunturale, di questo nostro sistema i cui caratteri sono amento senza regole della Madre Terra e delle sue risorse.
Ci siamo lasciati alle spalle il convegno dei “Grandi” a Davos, con quale risultato? Un mondo disastrato dove i poveri sono sempre più poveri, fino a diventare una immensa moltitudine e i super-ricchi sono sempre più ricchi, nella quasi indifferenza generale.
DAVOS: i risultati del mondo attuale. Un miliardo ogni due giorni è l’aumento della fortuna dei miliardari nei due anni di pandemia.Meno di due giorni invece è il tempo in cui un milione di persone rischia di sprofondare nella povertà estrema nel 2022. Una spirale di disuguaglianza che denunciamo in occasione del World Economic Forum di Davos. dove i poveri sono sempre più poveri, diventando una moltitudine, dove i ricchi sono sempre più ricchi.
Al momento, già quasi mezzo milione di persone è in carestia in alcune regioni di Somalia e Etiopia, mentre in Kenya 3,5 milioni soffrono la fame. Tutti gli appelli delle Nazioni Unite per la risposta umanitaria nei diversi paesi sono scarsamente finanziati, a causa di altre crisi, come quella ucraina, aggravando ulteriormente la piaga della fame in questa parte dell’Africa. In Somalia, Etiopia e Kenya, il numero di persone che soffrono la fame estrema è più che raddoppiato dallo scorso anno, passando da 10 a oltre 23 milioni. Ciò accade in paesi stritolati da un debito che è più che triplicato in meno di un decennio – da 20,7 miliardi di dollari nel 2012 a 65,3 miliardi di dollari nel 2020 – sottraendo risorse ai servizi pubblici e a misure di protezione sociale.
Il rapporto, elaborato con il contributo dell’Osservatorio di Jameel, esamina anche i cambiamenti nel sistema di aiuti umanitari dal 2011. Se ne trae che, nonostante la maggiore incisività della risposta alla siccità in Africa orientale del 2017, gli interventi nazionali e globali sono rimasti in gran parte inefficaci, tali insomma da riportare la regione al punto drammatico in cui si trova oggi. Si fa sempre troppo poco e troppo tardi; la fame è nient’altro che il fallimento della politica.
I paesi del G7 o in generale le nazioni più ricche hanno concentrato sforzi e risorse al loro interno, per lo più per reagire a emergenze quali il COVID-19 e più recentemente il conflitto in Ucraina, anche facendo marcia indietro sugli aiuti promessi ai paesi poveri e spingendoli sull’orlo della bancarotta con il debito.
Allo stesso tempo, i governi dell’Africa orientale hanno la loro parte di responsabilità per non aver agito tempestivamente ed essersi rifiutati di riconoscere l’ampiezza e gravità della crisi. Non hanno investito adeguatamente in agricoltura o nei sistemi di protezione sociale per sostenere le persone a far fronte ai fattori che alimentavano la fame, compresi gli shock climatici ed economici.
Il rapporto evidenzia inoltre il fallimento dei donatori e delle agenzie umanitarie nel dare priorità alle organizzazioni locali in prima linea, le sole capaci di contrastare la crisi in modo efficace e tempestivo. Con i prezzi alle stelle, 6 milioni di bambini nel 2022 saranno alla fame. Siccità, conflitti e COVID-19 sono il terreno fertile di cui si è nutrita questa ennesima, tragica crisi alimentare; ora il conflitto in Ucraina ha portato i prezzi del cibo al livello più alto mai registrato, rendendolo di fatto proibitivo per milioni di persone.
I Paesi donatori hanno promesso 1,4 miliardi di dollari di aiuti il mese scorso, è vergognoso che siano arrivati solo 378 milioni di dollari. Si muore di fame non per mancanza di cibo o denaro, ma per mancanza di coraggio politico. In un mese i paesi ricchi hanno raccolto oltre 16 miliardi di dollari per la crisi in Ucraina e hanno iniettato nelle loro economie oltre 16 mila miliardi di dollari per rispondere all’emergenza COVID. È chiaro dunque che mobilitare risorse si può, basta volerlo! Mentre aumentano vertiginosamente i prezzi al consumo dei prodotti alimentari e dei beni energetici e la spirale della povertà estrema rischia di inghiottire 1 milione di persone ogni giorno e mezzo nel 2022, i super ricchi che controllano le grandi imprese nei settori alimentare e dell’energia continuano ad accrescere le proprie fortune, aumentate dall’inizio della pandemia di 453 miliardi di dollari, al ritmo di 1 miliardo di dollari ogni due giorni. I miliardari a Davos hanno brindato all’incredibile impulso che le loro fortune hanno ricevuto grazie alla pandemia e all’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’energia, ma allo stesso tempo decenni di progressi nella lotta alla povertà estrema rischiano di essere vanificati con milioni di persone lasciati senza mezzi per poter semplicemente sopravvivere. La pandemia ha prodotto 573 nuovi miliardari, uno ogni 30 ore, mentre, quest’anno, un milione di persone ogni 33 ore potrebbe finire in condizione di povertà estrema, vale a dire 263 milioni. La ricchezza dei miliardari è aumentata, in termini reali, più in 24 mesi di COVID-19 che nei primi 23 anni delle rilevazioni di Forbes ed è ora equivalente al 13,9% del PIL mondiale, una quota più che triplicata dal 4,4% del 2000. La marcata concentrazione della ricchezza – e di potere economico – nelle mani di pochi è il risultato di politiche di lungo corso, di decenni di liberalizzazioni e deregolamentazione della finanza e del mercato del lavoro, di anni in cui le regole del gioco sono state fortemente condizionate da interessi particolari a detrimento della maggioranza dei cittadini. Privatizzazioni, emersione di nuovi monopoli, ricorso ai paradisi fiscali e sfrenato arricchimento per pochi; insicurezza, sfruttamento, assenza di diritti e sforzi scarsamente riconosciuti e ricompensati per troppi altri. La pandemia ha esacerbato le disuguaglianze e ridotto sul lastrico molte persone. Milioni oggi non hanno sufficiente cibo o soldi per riscaldarsi. In Africa orientale, una persona rischia di morire di fame ogni minuto. Siamo di fronte a una disuguaglianza paradossale, tossica che rischia di spezzare i legami che tengono insieme la nostra società”.
Le imprese nei settori energetico, alimentare e farmaceutico – caratterizzati da situazioni di forte monopolio – registrano profitti da record, mentre i salari rimangono stagnanti e i lavoratori sono esposti a un aumento esorbitante, se paragonato agli ultimi decenni, del costo della vita. Cinque delle più grandi multinazionali energetiche (BP, Shell, Total Energies, Exxon e Chevron) fanno 2.600 dollari di profitto al secondo.
La pandemia ha prodotto 62 nuovi miliardari nel settore alimentare. Insieme ad altre tre imprese, la famiglia Cargill controlla il 70% del mercato agricolo globale, e ha realizzato l’anno scorso il più grande profitto nella sua storia (5 miliardi di dollari di utile netto), record che potrebbe essere battuto nel 2022. La sola famiglia Cargill conta ora 12 miliardari, rispetto agli 8 di prima della pandemia. Dallo Sri Lanka al Sudan, i prezzi alle stelle dei prodotti alimentari innescano dissesti sociali e politici: il 60% dei paesi a basso reddito è sull’orlo della crisi a causa del debito; l’inflazione è in aumento ovunque con conseguenze durissime per i lavoratori con basso salario. Rispetto ai paesi più ricchi, in quelli in via di sviluppo si spende più del doppio del reddito per il cibo.
Di Africa a Davos non si è quasi parlato. Un continente ricco dove ci vive un miliardo di persone in completa sudditanza delle Multinazionali e delle ex nazioni colonialiste. Sono 43 gli stati che si fanno stampare la propria moneta dalle banche di stati europei: la Francia stampa per 21 Paesi, l’Inghilterra per 17, la Germania per 6. Sono solo 9 i Paesi che stampano direttamente: Algeria, Marocco, Egitto, Sudan, Kenya, Sudafrica, Ghana, Nigeria e Rd Congo.
Oggi, 2.668 miliardari – 573 in più rispetto al 2020 – possiedono una ricchezza netta pari a 12.700 miliardi di dollari, con un incremento, in termini reali, di 3.780 miliardi di dollari.
– I 20 miliardari più ricchi del mondo hanno patrimoni che valgono più dell’intero PIL dell’Africa subsahariana.
– Su scala globale, un lavoratore che si trova nel 50% degli occupati con retribuzioni più basse dovrebbe lavorare per 112 anni per guadagnare quello che un lavoratore nel top 1% guadagna in media in un solo anno.
– La pandemia ha prodotto 40 nuovi miliardari anche nel settore farmaceutico che ha registrato negli ultimi due anni profitti da capogiro. Imprese come Moderna e Pfizer hanno realizzato 1.000 dollari di profitto al secondo grazie al solo vaccino COVID-19 e, nonostante abbiano usufruito di ingenti risorse pubbliche per il suo sviluppo, fanno pagare ai governi le dosi fino a 24 volte in più rispetto al costo di produzione stimato, anteponendo gli utili alla tutela della salute globale in un mondo in cui l’87% dei cittadini nei paesi a basso reddito non ha ancora completato il ciclo vaccinale.
– È scandaloso che alcuni abbiano accumulato ricchezze, negando a miliardi di persone l’accesso ai vaccini o approfittando dell’aumento dei prezzi alimentari ed energetici. A due anni dall’inizio della pandemia, con più di 20 milioni di morti stimate dovute al COVID-19 e una crisi economica drammatica, i leader dei governi hanno il dovere morale di promuovere misure nell’interesse dei più, soprattutto delle persone più vulnerabili, e non dei pochi.
Antonio
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