La 31a Marcia per la Giustizia non ha deluso le aspettative delle centinaia di persone presenti a Quarrata in questa edizione che si è contraddistinta, nel segno della Profezia, del rinnovamento, come aveva indicato nella traccia della sua intera esistenza, il suo fondatore Antonio Vermigli scomparso il luglio dello scorso anno, nella necessità di aprirsi alle generazioni, alla condivisione fra le tante realtà, fra le tante persone che hanno deciso di andare avanti.
Diventa così doveroso rammentare quanti hanno preso in mano il testimone ed hanno portato avanti, non l’eredità, ma il compito che in questo anno di distanza dalla scomparsa di Antonio, si è fatto missione.
Testimonianza diretta, concreta è arrivata dalle istituzioni di Quarrata che hanno visto il Comune, con il suo sindaco Gabriele Romiti, farsi parte dell’organizzatore dell’evento al fianco della Casa della Solidarietà, della Rete Radie Resch, di Libera nazionale.
Tommaso Vermigli, il figlio di Antonio, ha sapientemente condotto la serata lasciandoci riacquistare la presenza del padre, dell’ideatore, del fondatore della Marcia ma al tempo stesso riuscendo a dare una impronta forte, personale ad una Marcia che con questa edizione mostra davanti a se un futuro lungo.
Se lo scorso anno la Marcia numero 30 era stata giustamente caratterizzata dal ricordo di Antonio Vermigli questa edizione ha voluto trasmettere il segno di una caparbia volontà di aprirsi alla società. Questa Marcia, nel richiamo forte all’impegno, tenuto dal palco da don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo, Abele, di Libera ha voluto esser oltre il segno della semplice “lezione”.
Lo stesso don Luigi che la mattina aveva ricevuto, in Consiglio Comunale, la cittadinanza Onoraria di Quarrata, ha tenuto a farsi parte di questa volontà di rinnovamento nella traccia dell’amico Antonio, partecipando ai laboratori dei giovani che, per la prima volta, si sono svolti al Parco Verde.
Sessanta giovani giunti dal territorio, da tante realtà della Toscana, da fuori, hanno avuto modo di confrontarsi per toccare insieme il tema della Pace, quell’Urgenza della Pace che era titolo e traccia di questa 31.a Marcia per la Giustizia.
Le conclusioni dei gruppi di riflessione, del loro ritrovarsi insieme accomunati dal sincero desiderio di dare il loro contributo ad un tema come quello della Pace, della sua ricerca che oggi, in una sorta di abitudine, si tende a considerare sogno utopistico o peggio colpa, complicità con quanti scagliano la prima pietra.
Sono stati alcuni rappresentanti di quei ragazzi che si sono fatti portavoce dei gruppi nei quali si erano suddivisi nel pomeriggio, ad esprimere la sera, per primi sul palco della Marcia, quei sentimenti, concetti, quelle passioni emerse dal loro ritrovarsi assieme in un momento vissuto liberamente al di fuori da ogni contesto scolastico, familiare o prettamente associativo.
Protagonisti sono sono stati loro con quelle parole che, dopo l’intervento del sindaco di Quarrata, hanno aperto la serata: “Pace non è starsene in pace ma esser coraggiosi” ed anche “La Pace per noi è arte e bellezza. È gentilezza, è rispetto e crescita”.
Parole come verità, giustizia, tregua, appunto Pace, impegno, si sono susseguite nei loro interventi, in modo semplice, diretto, per certi versi spiazzante ma per questo ancora più efficace. L’urgenza della Pace è tornata ad emergere subito dopo nell’intervento di Antonella Lombardo del DanceLab Armonia associazione che dal 1984 si prefigge di sviluppare e diffondere la ricerca di un’armonia possibile nella persona e nella comunità attraverso l’utilizzo dell’arte e della danza come strumento di vera armonia fra i popoli. Un’associazione, nata a Monsummano Terme attiva oltre che sul territorio anche in luoghi di conflitto come ha raccontato il video girato a Gerusalemme, del progetto portato avanti in un contesto difficile ma entusiasmante come hanno riportato le parole di padre Ibrahim Faltas, frate francescano, vicario della Custodia di Terra Santa.
Parole che hanno raggiunto una platea folta e partecipe e che don Luigi Ciotti, nel suo intervento, ha poi raccolto nell’attenzione puntando il dito verso una società, una classe dirigente, una politica spesso lontana dal Bene, dai Valori, dal senso di Giustizia, di Pace.
Si è trattato di un invito a “non lasciare soli i giovani” ma anche a non soffocarli con meriti propri, visto il mondo che viviamo. Un invito a stare loro al fianco, senza farci maestri perché “nessuno si può permettere di accontentarsi di quello che ha fatto”, perché tutti abbiamo il dovere di “ fare un passo in più rispetto a ciò che ci avviene attorno”.
Un compito difficile, ma anche un dovere possibile, ch’è stato riconosciuto anche da Rosy Bindi che nel suo intervento dal palco ha rammentato oltre al valore etico, morale smarrito da tanti “grandi” quanto “la guerra annienta perfino lo stupore per la barbarie della guerra”.
Luca Soldi, 10/09/2024
Articolo pubblicato originalmente su Adista
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