Italiane stakanoviste?
Tra casa e lavoro, lavorano il triplo degli uomini e sono tra le meno remunerate d’Europa
Sveglia, colazione, bambini a scuola, ufficio/lavoro, accompagnamento bambini alle attività del pomeriggio, aiuto genitori anziani, spesa, bollette, pulizie, compiti con i figli, lavatrici, vestiti da stirare e così via, nel tourbillon! Questa la semplice lista di attività di una donna italiana in una giornata tipo. Curioso però che poi le donne italiane si ritrovino in fondo alla classifica dell’Unione Europea per tasso di attività.
Uno quadro assurdo, da interpretare, analizzare e capire meglio, quello che emerge dal recente studio Ocse How’ s life? 2013. Measuring wellbeing. Come si spiega quindi questo tasso di attività che ci fa “vergognare” rispetto agli altri paesi compresi nell’indagine? Si spiega molto semplicemente, e forse molti sorrideranno del risultato: non importava fare uno studio per scoprire che gli uomini italiani svolgono -in media- una quantità ridicola di lavoro domestico rispetto alle donne, assai inferiore rispetto alla media Ocse. Inoltre, il lavoro in casa delle donne -anche a parità di tempo dedicato alle attività domestiche- non è paragonabile con quello degli uomini: quando le madri sono in casa con i figli, infatti, oltre ad occuparsi di loro, giocandoci, facendogli fare i compiti, ascoltandoli, organizzando i compleanni, gli incontri con gli amici, ecc., nel frattempo cucinano, mettono in ordine, lavano, stirano; mentre gli uomini in casa con i figli appaiono meno attivi e più distratti, spesso davanti alla TV o a leggere il giornale. Ormai è risaputo, le donne sono multitasking, riescono a fare tanto, e tutto insieme, con risultati spesso eccellenti, ma non è certo questa la soluzione.
Ben diversa, com’è noto, la sitazione nei paesi nordeuropei come la Danimarca e la Svezia, dove il sovrappiù di lavoro domestico femminile -rispetto a quello maschile- è minimo, e comunque viene compensato dalle ore di attività retribuita. L’anomalia italiana si presenta dunque in due aspetti: il primo è che, soprattutto al Sud, il ruolo delle donne -a livello sociale e culturale- le porta ad essere il centro e il pernio della vita familiare, così che gli uomini delegano loro tutta la gestione delle attività domestiche. Secondo aspetto il fatto che siamo un Paese a basso tasso di occupazione femminile (solo il 47% nel primo semestre del 2013) e che la crisi, in questo contesto, non aiuta affatto la sitazione: il numero delle donne lavoratrici nel 2013 è sceso maggiorimente, rispetto all’aumentare del tasso di disoccupazione per tutta la popolazione. Le donne, dunque, come già rilevato anche da altri studi effettuati in altri paesi del mondo, sono le prime vittime della crisi, a più livelli e in più modalità.
«L’errore più grande della politica» come affermato da Marcella Corsi, docente di Economia all’ Università di Roma La Sapienza, è che «queste sono considerate problematiche relative soltanto alle donne, per cui si finisce per confinarle in una nicchia, se non in un ghetto; mentre se le donne non si attivano e non diventano risorse, è l’intera società a perdere». La docente ricorda che qualche anno fa l’Isfol ha pubblicato uno studio sul tempo libero della coppia dopo la nascita di un figlio: è emerso che per i padri non cambia quasi niente, mentre per le madri si riduce drasticamente il tempo da dedicare alla cura della persona. E non s’intende qui il tempo per il parrucchiere: significa che una giovane madre spesso non riesce neanche a fare una doccia!
Come già affrontato in questa rubrica, è evidente quanto in Italia, per le donne, conciliare l’impegno lavorativo con quello familiare sia difficile, a meno che non ci siano delle condizioni economiche particolarmente favorevoli che facilitino il tutto. Ma questo impedisce nelle donne, e madri, uno sviluppo sereno della proprià personalità, in tutti i campi, anche al di là della dimensione familiare che non è sano, né per loro, né per gli stessi figli che si ritrovano ad avere a che fare con madri santche, stressate, frustrate, arrabbiate. Non commento oltre, se non dicendo, che la lotta deve continuare. A partire da come le madri educano i propri figli, soprattutto i maschi!