Circolare Rete Quarrata Aprile 2009


Carissima, carissimo,
la caduta degli dei della finanza e il conseguente crollo delle Borse non hanno risparmiato nessuno: c'è un senso di incertezza diffuso e anche chi non ha mai investito in titoli si sente in pericolo. Sospesa per un attimo dalla pausa natalizia, la crisi è prepotentemente tornata nei media e nella mente di ognuno di noi. In questa fase economica, il bisogno di risparmiare sembra non riguardare solo i nostri consumi, ma anche i nostri sogni. Stiamo perdendo la fiducia nella società e in noi stessi. Spesso capita che circostanze esterne possano sconvolgere i nostri piani. La crisi è uno di questi eventi inaspettati. Sono però i cambiamenti a farci comprendere che ognuno di noi ha dei limiti, rendersene conto è un primo passo importante. Accettare di avere dei limiti significa andare avanti. è mettersi in gioco un'altra volta.
Credo che stiamo vivendo uno choc mediatico oltre a quello economico. Le cattive notizie hanno un impatto maggiore di quelle positive.
Questa società ci ha allevati sull'energia del denaro. Che il denaro aiuta a risolvere anche i problemi più difficili. Su ciò che il denaro rappresenta per ciascuno di noi.  Per questo la crisi, che riduce il potere di acquisto di ognuno, è in grado di attivare la paura che impedisce di affrontare la vita con coraggio, facendoci sentire profondo il bisogno di protezione, senza pensare al futuro.
La crisi deve aiutarci ad essere autonomi nelle scelte e nei desideri. Per farlo dobbiamo credere nelle nostre potenzialità, per realizzare le nostre aspirazioni più alte.
La crisi è una opportunità per riscoprire le cose che davvero contano, i valori immateriali, le emozioni condivise, i sentimenti positivi come il donarsi agli altri senza ricevere niente in cambio, riscoprendo il valore della comunità. Investire in un progetto di vita.
è camminando a piedi che si incontra il mondo, è camminando che ci si imbatte in storie e in ambienti diversi e ci si scontra con i propri limiti.
Come Rete abbiamo deciso di organizzare nei prossimi mesi una riunione regionale per parlare del “significato della paura oggi”.

Antonio

Testimonianza di un caro amico, Gianfranco, che ha passato alcuni giorni al Centro di Difesa dei Diritti Umani padre Ezechiele Ramin, diretto da p. Julio Lancellotti a San Paolo-Brasile

L’avvocatessa Francisca prende sottobraccio uma mamma che piange   disperata, la fa sedere dentro al suo ufficio, le offre un caffè e dell’acqua. Suo figlio di soli 12 anni è appena stato posto in stato di fermo per il reato di spaccio di droga.  Francisca spiega alla mamma che fra poco ci sarà l’udienza presso il giudice che deciderà  la conferma dell’arresto o l’affidamento ai servizi sociali e il mantenimento in famiglia del piccolo. L’intervento di Francisca presso il giudice si rileverà decisivo per la soluzione meno traumatica. Dopo poco mamma e figlioletto lasciano abbracciati il Forum Speciale per l’Infanzia e la Gioventù di San Paolo.
Pochi minuti prima, alle 14 in punto,  28 minorenni erano sfilati, come in um rito inquietante, davanti ad una sala afosa e stracolma di gente per entrare nelle aule dei Promotores (il nostro Pubblico Ministero). In ordine di altezza, maglietta bianca e tuta blu, obbligatoriamente con la testa che guarda solo in avanti e le braccia incrociate dietro la schiena, preceduti e seguiti da imponenti guardie  apparentemente non armate. Hanno dai 12 ai 18 anni, sono gli adolescenti arrestati il giorno precedente e trattenuti in carcere. Nella sala stracolma e accompagnati da un genitore un’altra ventina di adolescenti aspettano a “piede libero” il confronto col “promotor” che deciderà se aprire un procedimento giudiziario decidendo l’arresto, emettere un semplice ammonimento, concedere la libertà assistita, la semilibertà o ordinare una prestazione di servizio. Dei circa 50 adolescenti, quelli bianchi si contano in una mano. Tutti gli altri sono neri o mulatti. I reati contestati vanno dal furto, allo spaccio di droga, alla violenza. Ci sono anche accuse curiose come quella di una signora  che incolpa un ragazzino nero dell’uccisione del suo gatto o quella di un ristoratore che non ha perdonato al ragazzino beffato dagli amici, che sono scappati senza pagare il conto,  di non avere abbastanza soldi per saldare il conto di tutti.
In quella stanza afosa ed affollata sono intanto al lavoro Regina, Silvana, Andrea e Cecilia: sono quattro operatrici  sociali con la qualifica di psicologhe  e/o  pedagoghe. Insieme a loro 3 avvocati, Fancisca, Samuel e Sergio, del Centro Difesa dei Diritti Umani padre Ezequele Ramin, organismo promosso da p. Julio Lancellotti per assistere i minori e i loro familiari proprio nella prima fase di un procedimento giudiziario.
Le citate operatrici  sociali  e gli avvocati avvicinano con semplicità le mamme e gli adolescenti  presenti nella sala per farsi raccontare  e prendere nota dei fatti di cui sono accusati. Raccolgono anche dati sulla famiglia, sul reddito familiare, sulla scuola o sull’attività dell’’adolescente per comprendere le sue condizioni sociali ed assistenziali e conoscerne i motivi di esclusione che lo condizionano. Al termine del colloquio vengono dati dei chiarimenti e delle istruzioni su come comportarsi col “promotor”. In caso di necessità e di casi complessi sarà un avvocato ad accompagnare  il giovane ed il familare davanti al “promotor”. Gli avvocati del Centro Difesa hanno già provveduto  durante Il mattino ad incontrare in carcere i giovani arrestati, a raccogliere dati e a dare le prime istruzioni.  Ad un certo momento del pomeriggio le operatrici   sociali provvedono anche a distribuire nella sala delle merende che vengono divorate  in pochi minuti. Spesso i familiari dei giovani sono infatti in attesa dal mattino senza aver mangiato nulla e anche la merenda  o un bicchiere d’acqua  danno un senso di umanità in quell’ambiente teso.
Abbiamo chiesto a p. Julio come è nata l’idea di dare questi contenuti all’attività del Centro di Difesa e di riuscire ad operare dentro la struttura giudiziaria stessa. Pe Julio non ci há nascosto le difficoltà , gli ostacoli e le resistenze incontrate per la sua realizzazione. Ci ha detto che l’idea  è nata dalla esperienza maturata nell’attivita svolta a favore degli adolescenti in “libertà assistita”. Poterli assistere anche nella fase immediatamente successiva   all’arresto o alla  incriminazione  poteva evitare a molti adolescenti di finire subito nella pessima scuola di vita che è il carcere minorile e dare a loro una possibilità di recupero restando fuori dal carcere stesso. Potevano essere evitati abusi e ingiustizie frutto  di pregiudizi di colpevolezza  da parte della polizia verso i giovani neri spesso poco istruiti e che vivono in condizioni di marginalità sociale. Occorreva inoltre rendere più  umani quei luoghi dove anche i familiari dei ragazzi venivano trattati con durezza e poco rispetto.
Pe Julio ci informa di aver raggiunto  agli inizi di quest’anno un accordo con la Segreteria Speciale dei Diritti Umani della Presidenza della Repubblica  e questo dà non solo un sostegno morale ma anche maggiore autorevolezza alla attività del Centro. Il Centro Difesa è frutto di accordi con diverse entità. L’accordo con la “Defensoria Pubblica” dello Stato di San  Paolo mette a disposizione del Centro Difesa  gli avvocati che però ricevono um salario modesto, non adeguato al loro impegno, e pertanto Pe Julio deve integrare con i proventi della solidarietà il loro compenso.  Lo stesso accade per le operatrici sociali  che sono stipendiate, ma modestamente, dalla “Fondazione Casa” del Governo Statale di San Paolo. Il Centro Difesa gode inoltre dell’appoggio tecnico dell’Università privata San Judas di San Paolo.
Già  dopo pochi mesi di attività gli avvocati del Centro Difesa avevano vinto le diffidenze dei “promotores” perché hanno dimostrato di saper  operare con grande professionalità e non si prestano a coprire le possibili menzogne degli adolescenti.
Davanti al Forum Speciale per l’Infanzia e la Gioventù della sola città di San Paolo, che ricordiamo conta di oltre 10 milioni di abitanti,  passano dai 15 ai 20 mila adolescenti all’anno: un numero molto elevato per le poche risorse  del  Centro  Difesa creato da Pe Julio. Per questo l’auspicio sarebbe di un suo potenziamento.
Con questa iniziativa ancora una volta Padre Julio sta dimostrando che è possibile cambiare  anche lo “status quo” presso un Potere Giudiziario molto potente, che si possono sfidare le resistenze e i pregiudizi della Polizia, di molta stampa e di molta gente, e che la sua lotta per la difesa dei piu deboli e degli emarginati dalla nostra società continua.

 
Padre Julio ci ha chiesto di potenziare il nostro contributo a favore del Centro Difesa dei Diritti Umani p. Ezechiele Ramin.

Chi ha l'indirizzo di posta elettronica ce lo comunichi, risparmieremo tempo e denaro.

Ricordiamo l'autotassazione a sostegno dei progetti e il contributo per il 2009 alla rivista "In Dialogo".

Circolare aprile 2009 (pdf, 116 Kb)