Daniele Moschetti
Belem 2009: Todo mundo è aqui!!! Dove va il Social Forum Mondiale?
Daniele Moschetti è missionario comboniano
È una bella frase che molto spesso è usata dai brasiliani per ogni necessità.
Nel loro mondo questo idioma vuol significare presenza. Per esempio, quando si vuole dire che in una riunione sono presenti tutti gli invitati si esclama: Todo mundo è aqui! Tradotto in italiano letterale ha una connotazione diversa: Tutto il mondo è qui presente!
Belem: la Betlemme del Brasile
E infatti è con questa grande enfasi che era iniziato il forum a Belem. Molti giornali e televisioni locali sottolineavano non soltanto la presenza ma che il mondo intero era
presente a Belem, capitale dello Stato del Parà. La vera porta della Foresta Amazzonica. Una città di quasi 1,5 milioni abitanti sul fiume distante 140 km dall’Oceano Atlantico.
Belem do Parà per distinguersi dalla Betlemme di Palestina.
Belem in portoghese vuol dire appunto Betlemme. Memoria di un uomo-Dio nato in un piccolo villaggio palestinese che aveva cambiato la storia del mondo 2000 anni fa. Chiamata anche Cidade de Mangueiras o Cidade Morena dipende dalla sottolineatura che si vuol dare: gli alberi di mango di cui è piena la città o le caratteristiche somatiche dell’incrocio tra portoghesi e un’etnia nativa della regione: i Tupinambas.
Belem ospita una delle più grandi processioni in America Latina: quella del Ciriò de Nazarè, il santuario dedicato alla Madonna di Nazareth. Ogni fine ottobre circa 2 milioni di persone da tante parti del Brasile arriva qui per questa grande processione non solo a piedi ma anche fluviale. Comunque una delle 10 città più influenti del Brasile che insieme a Manaus rappresentano le due città più importanti, industriose e popolose dell’intera Regione Amazzonica. Purtroppo con un triste record che proprio nei giorni prima dei forums appariva sui giornali locali come un severo monito ad un forum che parlava di problemi sociali e di ingiustizie planetarie, regionali e locali. Questa città nell’ultimo anno, cioè tra l’anno 2007 e 2008, ha visto la crescita del 38% della criminalità e delle disparità sociali.
Todo mundo è aqui!
Infatti nelle registrazioni via internet e manuali nei giorni precedenti l’evento, circa 150 stati di tutto il mondo con rappresentanti della società civile e sociale erano rappresentati a Belem per questa 9° edizione del forum sociale mondiale. Più di 2400 eventi e incontri a tema organizzati dalle 5176 associazioni e organizzazioni di tutto il mondo registrate. Il tutto in 4 giorni e includiamo anche la marcia d’apertura sotto una pioggia martellante del primo e anche dell’ultimo giorno. Insomma è terminato come era iniziato. Sotto la pioggia torrenziale. D’altronde come durante tutto l’arco di questo tour de force e di kilometri percorsi a piedi sotto il sole o la pioggia: dipendeva dai gusti. L’acqua della pioggia che ci ha ricondotto alla foresta Amazonica ma anche all’ecologia e alla biodiversità e a tanti altri temi locali e mondiali che si sono susseguiti come ogni social forum mondiale.
L’ecologia però rappresentava la novità un po’ speciale di questo forum proprio per il luogo dove si svolgeva: la Regione Amazzonica.
Forum… cominciamo
Personalmente questa volta non mi ritrovavo molto in quella frase: Todo mundo è aqui! è stato il mio terzo social forum mondiale. Il primo a Porto Alegre sempre in Brasile nel 2005 che mi è stato sicuramente molto più internazionale di quello vissuto qui a Belem. In Africa, a Nairobi nel 2007, in mezzo a quelle 50.000 persone presenti una buona parte era da vari paesi.
Nonostante le grandi difficoltà organizzative e di etica da parte degli organizzatori il forum aveva avuto un impatto molto più internazionale di questo ultimo. A parte il primo giorno del forum con la giornata Pan-Amazonica dove la concentrazione era sulla realtà della foresta Amazonica per celebrare i 500 anni di resistenza, conquista e prospettive afro-indigene e popolari, della distruzione dell’ecosistema, del lavoro schiavo, non c’è mai stato un grande interesse mediatico internazionale, italiano e neanche locale, se non per qualche televisione locale. Così come mi confermavano amici brasiliani con i quali avevo condiviso nei giorni successivi le mie impressioni. E questa è una delle sfide di fronte al movimento internazionale.
Davvero questo movimento diventa sempre più internazionale? Oppure è sempre più Latino Americano o meglio Brasiliano?
Qualche dato per essere più chiari. Negli ultimi 7 forum sociali mondiali: 5 sono stati organizzati in Brasile (4 a Porto Alegre e 1 a Belem), 1 a Mumbai (India - Asia), 1 a Nairobi (Kenya - Africa). C’è uno squilibro di 5 a 1 a 1 che ci deve far riflettere se vogliamo far crescere il movimento soprattutto in continenti dove la dimensione sociale, politica, democratica e di liberazione è ancora scarsa, debole e di nicchia.
In questo forum di Belem i partecipanti alla fine saranno stati circa 120-130.000 sparse nelle due aree delle Università Federale e Rurale distanti tra loro di qualche kilometro. Almeno il 90% di queste persone erano brasiliane e circa il 70% dello Stato del Parà. Dovunque andavi gli incontri erano quasi esclusivamente in portoghese e quei pochi meetings dove c’era più internazionalità i brasiliani erano pochi. Molti incontri erano su tematiche molto locali e con poco respiro internazionale. Insomma sembrava di essere al Social Forum del Brasile con alcune migliaia di partecipanti da altre parti del mondo (circa 10.000 compreso l’America Latina). Todo mundo è aqui?
Presidenti al Forum
Gli stessi 5 presidenti di stato della regione Amazonica (Lula – Brasile; Chavez – Venezuela; Correa – Ecuador; Lugo – Paraguay; Morales – Bolivia) che hanno voluto visitare strategicamente il forum mondiale riuniti insieme in una serata organizzata. Hanno sottolineato il contributo positivo che il movimento sociale del social forum ha dato alla loro elezione nei rispettivi paesi. A parte il loro interesse politico e di immagine ad esser presenti a questa manifestazione. Molto interessante e vero per quanto riguarda l’America Latina.
Dopo 10 anni di social forum mondiali (soprattutto in Brasile) questi leaders ci dicono che sono frutto di una presa di coscienza popolare che li ha portati ad attuare linee politiche ed economiche diverse da altre parti del globo.
Ma io mi chiedevo: questo non è un movimento mondiale? O latino americano? Ma chi segue del movimento sociale il processo democratico che questi presidenti portano avanti nei loro paesi? O diamo per scontato che provenendo da una certa linea politica o estrazione sociale siano immuni da narcisismi politici o personali, risultando alla lunga di ostacolo anche a un miglioramento della democrazia e della condizione della gente comune e dei poveri?
Si parla tanto di accountability politica mondiale ma quanto la usiamo?
“Essere di parte”
Il rischio di chi sta nel comitato internazionale del movimento è di “essere di parte”. Anche se non viene mai ammesso ufficialmente. I dati credo parlino da sé, se vogliamo leggerli in trasparenza e in continuità. Non possiamo rafforzare movimenti e dinamiche solo in una parte del mondo a discapito di altre che sentono fortemente affossate le loro istanze di cambiamento per un nuovo mondo possibile che si costruisce insieme a tutte le forze mondiali. Per esempio il continente Africano: sicuramente il più abbandonato
e dimenticato da tutti. Anche dal movimento sociale mondiale? Non basta un social forum organizzato in Africa e lasciato nelle mani di poche Ong (organismi non governativi) e un gruppetto di persone che se ne fanno un baffo di etica sociale e morale, che non sono “preparate ad affrontare pubblicamente” la lotta al neoliberismo e capitalismo imperante nel loro paese. Che mancano di prospettiva futura per costruire un movimento e networks per un miglior futuro del paese, dell’Africa e di conseguenza del mondo. Ci vuole più saggezza e capacità di lettura storica, politica, sociale, culturale e anche religiosa per chi dà responsabilità così importanti e delicate perché si possa credere davvero che un mondo diverso è possibile coinvolgendo tutte le realtà storiche, sociali, politiche e religiose presenti in ogni continente.
A Belem le chiese e altre religioni erano presenti nella tenda ecumenica e interreligiosa ma con poca forza propositiva e sinergia. Anche queste chiese e movimenti religiosi sono presenti in tutto il mondo e debbono essere parte integranti e ulteriore forza di un movimento sociale che è ampio, diverso, politico, internazionale e plurale. La forza d’impatto che hanno le religioni nel mondo nella lotta per l’affermazione della giustizia e dignità, dei diritti umani, della democrazia è enorme e incalcolabile. Un esempio fra i tanti può essere il ruolo del Dalai Lama e dei suoi monaci nel Tibet. D’altronde il forum di Nairobi nel 2007 lo ha dimostrato. Non possiamo non riconoscere il grande merito e forza che le chiese cristiane e altre religioni hanno portato nel primo forum africano. Senza di esse sarebbe stato davvero un fallimento. Quindi anche questa è una delle sfide per il comitato internazionale e per il movimento sociale mondiale.
Entrare in ascolto dei segni dei tempi che premono, della volontà di parlare una “lingua comune” e allo stesso tempo rispettosa delle diversità delle lotte che si portano avanti in varie parti del mondo. Non si è in contrapposizione o in competitività ma in sinergia per credere davvero a “another world is possible”! “Un altro mondo è possibile” d’altronde se ha anche all’interno una spiritualità incarnata nei vari contesti per un vero cambiamento sociale, politico, economico ed ecologico.
I records di Belem
A Belem abbiamo credo battuto tutti i records. Sia di partecipanti, di investimenti, di brasiliani, di meetings ed eventi, di presidenti della regione amazzonica intervenuti al forum, di organizzazioni e associazioni iscritte, di tende tematiche, di assemblee finali, di paesi partecipanti almeno come numero di singole nazioni ma non come numero di partecipanti esteri. E ancora di più. È stato un forum dei records anche per la tanto deificata sicurezza: 7.000 soldati, pompieri, elicotteri, armi, navi e navette. Seppur nella loro discrezione, mi ha fatto impressione questo spiegamento di notevoli forze dell’ordine per un forum sociale mondiale vissuto in terra brasiliana.
Voleva essere una festa di popoli e di culture. Non un attacco violento e armato ad istituzioni. Forse comprensibile per un dato che circolava qualche giorno prima sui giornali di Belem: l’aumento del 38% della criminalità nella regione tra il 2007 e 2008.
Un altro record sicuramente lo sono stati i prezzi dei cibi, bevande, magliette e souvenirs dentro le università, sedi del forum.
Aumenti di prezzo del 50% o 100% da un giorno o settimana all’altra. Soda che il giorno prima costavano 2 R$ nei giorni del forum potevano costare 3 o 4 R$. L’acqua, bene così prezioso e necessario da 1R$ a 2R$.
In un posto dove, quando spariva la pioggia si moriva dal caldo. Copie non autorizzate di cd, dvd e tanto altro materiale importato, marche di famose multinazionali veniva venduto a prezzi assurdi e con profitti alti.
Qualcuno che vendeva merce e prodotti a prezzi alti mi ha detto: “Non c’è problema, amico. Il sistema capitalistico è ancora quello che muove la gente”. Per non parlare dei cibi e vestiti.
Forse ancora una volta come a Nairobi certi principi sono andati un po’ a farsi benedire.
Un forum aperto a tutti, dove prezzi d’iscrizione, di cibi e bevande, marche e contraffazioni devono essere rispettose di chi partecipa e improntate a relazioni diverse, economiche e più trasparenti. Rispetto tra le persone anche nelle contrattazioni economiche e non basate sul libero mercato e il profitto. Costruire un mondo diverso significa anche scegliere altri valori.
Gli oggetti venduti e lo stile un po’ selvaggio del business ha preso la mano a chi doveva organizzare un tale evento. Credo che lo stile e le “aspettative” dei forums devono essere un po’ riviste dagli organizzatori e anche dai partecipanti.
Ma dove va il Social Forum?
Ho partecipato a vari seminari, workshops ed eventi organizzati. Uno in particolare mi ha colpito perché aveva una connotazione piuttosto internazionale dove stranamente si parlava in inglese, lingua franca fra i partecipanti. Molte persone e da diversi continenti ma pochi brasiliani.
Il titolo era: Il futuro del forum sociale mondiale. Tra una decina di relatori, personaggi come Walden Bello, Chico Whiteker, Francois Houtart (tra i fondatori del movimento sociale mondiale) e tanti altri, tutti che rappresentavano vari continenti ma anche il Comitato Internazionale organizzativo dei forum sociali. Colpiva la mancanza di rappresentanti del continente africano tra i relatori mentre tra il pubblico solo un paio di persone africane.
I relatori hanno cercato di fare una revisione di ciò che di positivo e negativo questi forums hanno fatto negli ultimi 9 anni, cioè dal 2001 quando fu iniziato il primo forum mondiale a Porto Alegre fino ad oggi, guardando in avanti.
Ciò che di buono hanno prodotto i Social Forums…
Tutti erano d’accordo nell’affermare che i forums sono stati utili perchè:
1 - La sua esistenza è già positiva perché offre un punto di riferimento mondiale e regionale a migliaia di organizzazioni e milioni di persone
2 - spazio comunitario
3 - pianificare una “resistenza”
4 - spazio per proporre alternative e aiuto reciproco
5 - far conoscere al mondo le lotte, le resistenze e le risposte locali o globali
6 - spazio più aperto e inclusivo per i poveri
7 - resistenza ai partiti politici che non accettano la democratizzazione delle strutture
8 - il forum sociale è il movimento
9 - strategie contro un neoliberismo e capitalismo imperante
10 - veicolo per far emergere voci altrimenti marginalizzate: es. indios, afro, minoranze, donne etc.
11 - strumento di socializzazione e scoprire le forti e arricchenti diversità
12 - spazio orizzontale di discussione e non gerarchico
13 - ricerca di consenso comune e scambio di idee e azioni
14 - spazio flessibile e integrante di varie realtà
15 - spazio autonomo per la riflessione e la proposta
16 - molto popolare
17 - facilitatore del dibattito politico a livello locale, regionale e mondiale
18 - forte crescita e coscienza mondiale nei cittadini di tutto il mondo che un altro mondo ed umanità è possibile e necessaria
19 - creazione di un nuovo lessico, linguaggi e codici comuni
20 - formazione di reti e networks in tutto il mondo: locali, continentali e internazionali
21 - relazioni più forti con il mondo della politica
C’è sicuramente anche molto altro di positivo nei forums mondiali. Bisogna ammetterlo!
Ma anche critiche…
1 - Confusione e disorganizzazione
2 - Non presa di posizione politica come comitato internazionale in tempi non facili come: guerra Iraq, Palestina vs Israel, Tibet, Global warming, Katrina ecc.
3 - Sembra si faccia fatica nel crescere qualitativo dell’esperienza cumulativa di tutti questi anni per il comitato centrale e per il movimento
4 - Debolezza e fragilità nel leggere le realtà mondiali e intervenire
5 - Difficoltà nel converge le forze e il movimento per una visione comune ma plurale
6 - Conflitti dialettici interni e vari che sono anche necessari e purificanti
7 - Pochi partecipanti continuano a partecipare ad ogni forum
8 - Più borghese che aperto ai poveri nei loro continenti
9 - Mancanza di chiarezza nelle alternative al sistema economico e globale
10 - Forse ci sono troppe aspettative della gente su ciò che possono produrre i forums
11 - Diminuzione numerica e nell’intensità delle lotte e delle forze a livello mondiale
12 - In Europa i forum e le lotte sociali e politiche sono in declino negli ultimi anni e quindi indebolimento della società civile, sociale e politica.
Riflettendoci un po’…
Voglio cercare di riflettere su ciò che loro stessi hanno indicato come punti di ripartenza per un nuovo ciclo mondiale dei forum futuri e per tutto il movimento. È sicuramente un tempo diverso rispetto a una decina di anni fa. La dimensione ecologica non è più una novità ma è sempre più dirompente a livello mondiale.
In tutti i continenti stiamo sperimentando la violenta reazione della natura al devastante sviluppo umano degli ultimi 50 anni. Scopriamo come questa questione ecologica sia trasversale a quasi tutti i problemi portati avanti dai movimenti in questi decenni. Probabilmente bisognerà prendere più posizioni comuni ed “essere più di parte” in certi frangenti della storia umana per evitare confusione e disorientamenti con un’azione più comunitaria e organizzata.
Walden Bello affermava che siamo in una nuova era dopo che il neoliberismo è crollato. Siamo in una crisi finanziaria ma anche di civilizzazione. Il capitalismo probabilmente prenderà nuove iniziative per controllare di nuovo il capitale, l’economia, il lavoro, l’ambiente, la politica.
La risposta è una globalizzazione della democrazia sociale che parte sempre dal basso per una liberazione integrale. È tempo di scelte più radicali in tutti i settori della vita.
Affermare che il movimento sociale mondiale con tutte le organizzazioni, movimenti, persone che operano in tante parti del mondo è il vero forum sociale mondiale, non esime dal saper organizzarsi ed avere una strategia più forte e comune a livello locale e mondiale tra un forum e l’altro.
La sfida è come convergere le forze e le idee diverse che fanno parte di questo “veicolo mondiale”. Come intervenire tempestivi e collettivamente pur nella diversità?
In un futuro molto prossimo bisognerà essere capaci di proporre delle strutture indipendenti per osservare e rendere “accountable” l’amministrazione Obama all’opinione publica mondiale che segue quella di Bush che tanto ha devastato in questo decennio.
Dopo il grande entusiasmo e speranza di cambiamento bisogna saper leggere la storia di oggi e di domani con gli occhi del passato ma senza paura di intraprendere strade nuove che ora non si scorgono.
La domanda che molte spesso circola è: ma a chi appartiene il forum? Alle compagnie, al comitato internazionale, a poche persone o all’umanità in ricerca di un mondo migliore? Indubbiamente ci sono tante domande e sfide che tutto il movimento deve porsi ma sopratutto il comitato internazionale che lo rappresenta negli incontri che decidono i vari momenti annuali o forum internazionali. Ne abbiamo già sottolineate alcune. E quello del rafforzamento dei movimenti sociali in continenti più deboli dovrebbe essere una priorità.
è tempo di introdurre e reinventare nuovi processi di dibattito, partecipazione e decisione in una dimensione sempre più plurale e molteplice per strategie comuni.
Queste alternative devono venire dalla gente, dai poveri, da chi cerca nuovi modelli di stili di vita sostenibili, giusti e solidali. I forums sono ancora attuali e uno strumento importante per una nuova sperimentazione, sintonia di ricerca di nuova vita, convivenza pacifica e più umana ed equa nel rispetto di una natura da troppo tempo martoriata.
Il mondo che la gente chiede dipende da quello che la gente fa…
Indubbiamente una visione futura e aspettative molto forti e difficili. Ma sono convinto che nella dura realtà quotidiana di miliardi di persone in questo mondo lo slogan a tutti noi così vicino e che ci dà speranza che un mondo migliore è possibile non può che essere coniugato con un’altra frase che guarda caso ho visto su uno dei muri di un povero bairro chiamato Bom Jardim a Fortaleza: “O mundo che a gente quer depende do que a gente faz”. Pienamente d’accordo. Cioè: “Il mondo che la gente chiede dipende da quello che la gente fa”. è questa la risposta al mondo migliore che ognuno di noi sta sognando e desiderando. Comincia da noi con ciò che viviamo e condividiamo di noi stessi con e per gli altri. E allora potremo dire insieme Todo Mundo è aqui! Come sempre la forza e la saggezza dei poveri!
P.s.: durante i vari social forums (teologia e liberazione, sociale mondiale e comboniano) ai quali ho partecipato (dal 21 Gennaio al 7 febbraio 09) ho scritto un diario giornaliero della realtà (Diario Belem) che ho incontrato in quei giorni. Se ti interessa puoi accedere ai files entrando nel sito www.korogocho.org sezione Speciale Forums 09.