Carissima, carissimo,
ancora un vertice, quello del G8 all'Aquila, poi divenuto G14 il secondo giorno, fino a divenire G20 il terzo giorno, senza reali proposte concrete. Ma i soliti "intenti". Gli impoveriti, tra l'altro aumentati in quest'ultimo anno di 100 milioni, ringraziano!
Il fatto importante che hanno voluto far passare è stato soltanto uno: convincere l'opinione pubblica mondiale di essersi efficacemente "dedicati", nelle tre giornate aquilane, al fattivo miglioramento delle cose del mondo, che vanno veramente parecchio male. La crescita sociale e l'occupazione, sono ancora una volta rimasti sulla carta.
Un'altro copione di quello, svoltosi in Italia -Genova 2001-, quando tutti insieme avevano stanziato, sulla carta, miliardi di dollari per debellare l'Aids.
Quei soldi, a tutt'oggi, nessuno li ha mai visti. L'Aids in Africa nel frattempo si è moltiplicato. L'Italia da quest'anno è all'ultimo posto per gli aiuti allo sviluppo: lo 0,12%. Altra notizia, il costo di tre giorni all'Aquila: 400 milioni di euro. Quando capiranno, quando capiremo che quando si è mangiato a sufficienza, ogni boccone provoca malessere?
Sobrietà e solidarietà sono state assenti, non hanno partecipato al tavolo dei ricchi.
Ancora una volta all'Aquila si è pasteggiato come al tavolo del "ricco epulone" gli impoveriti dovranno continuare a dividersi le briciole che Lazzaro contendeva con i cani. Tutti sappiamo che fine ha fatto Lazzaro! Questo è ciò che ereditiamo da questa tre giorni.
A quando vertici che mettano al centro la vita di ogni donna e di ogni uomo?
A quando uomini retti, tanto nella politica quanto nell'economia, che siano veramente proiettati nella pratica al bene comune?
A quando affrontare con decisione il dramma della fame e della sicurezza alimentare eliminandone le cause strutturali e promuovendo lo sviluppo agricolo dei Paesi più poveri, che investe ormai un quarto dell'umanità?
A quando una nuova progettualità economica che ridisegni lo sviluppo in maniera globale, basandosi sul fondamento etico della responsabilità?
A quando togliere a chi ha per dare a chi aliena la via?
Antonio
Segue una profonda riflessione di Frei Betto
Il mercato della fede di Frei Betto
Come i supermercati, anche le chiese si contendono la clientela. La differenza è che i primi offrono prodotti a basso costo, mentre le seconde promettono conforto della sofferenza, pace spirituale, prosperità e salvezza.
In questa competizione, per ora non c’è confronto. Vi sono, sì, pregiudizi espliciti nei confronti di altre tradizioni religiose, in particolar modo di quelle di radici africane, come il candombé e la macumba, e verso lo spiritismo.
Se non ce ne preoccupiamo adesso, questa demonizzazione di espressioni religiose diverse dalla nostra potrebbe sfociare, in futuro, in atteggiamenti fondamentalisti, come la “sindrome della crociata”, e la convinzione che, in nome di Dio, l’altro vada demoralizzato e distrutto.
Chi si sente maggiormente infastidita dalla nuova geografia della fede, è la Chiesa Cattolica. Chi è stata regina, non perde mai la maestà... Negli ultimi anni, il numero di cattolici in Brasile si è ridotto del 20% (IBGE, 2003). Oggi rappresentiamo il 73,8% della popolazione. E non c’è niente che lasci presagire un recupero in un futuro prossimo.
Pachiderma in una strada a scorrimento veloce, la chiesa cattolica non riesce a rinnovarsi. La struttura piramidale fa sì che tutto giri attorno alle figure di vescovi e preti. Il resto non sono altro che assistenti. Se si esclude il catechismo negli anni dell’infanzia, ai laici non è data alcuna formazione. Mettiamo a confronto il catechismo cattolico e la scuola domenicale delle Chiese protestanti storiche, e vedremo la differenza di qualità.
Bambini e giovani cattolici non hanno, in generale, quasi alcuna formazione biblica e teologica. Per questo non di rado gli adulti mantengono una concezione infantile della fede. I legami con Dio si stringono più per senso di colpa che per rapporto amoroso.
Prendiamo la struttura predominante nella Chiesa Cattolica: la parrocchia. Trovare un prete disponibile alle tre del pomeriggio è quasi un miracolo. Vi sono invece chiese evangeliche dove pastori e operai sono di turno tutta la notte. Non intendo vessare ulteriormente i preti. La questione è un’altra: perché la Chiesa Cattolica ha così pochi pastori? Il motivo è noto a tutti: contrariamente alle altre chiese, quella cattolica richiede ai propri pastori virtù eroiche, quali il celibato. Ed esclude le donne dall’accesso al sacerdozio. Tale clericalismo limita l’irradiazione evangelizzatrice.
La Bibbia stessa fa crollare la giustificazione che così deve continuare perché così dice il Vangelo. L’apostolo principale di Gesù, Pietro, era sposato (Marco 1, 29-31); e il primo apostolo fu una donna, la samaritana (Giovanni 4, 28-29).
Fin quando non si sarà messo un punto finale alla decostruzione del Concilio Vaticano II, realizzato per rinnovare la Chiesa Cattolica, i laici continueranno ad essere fedeli di seconda classe. Molti non hanno vocazione per il celibato, ma ce l’hanno per il sacerdozio, come avviene nelle Chiese anglicana e luterana.
Nonostante Roma insista per rafforzare il clericalismo ed il celibato (a dispetto dei frequenti scandali), chi conosce una parrocchia effervescente? Ne esistono, certo, ma purtroppo sono rare. I templi cattolici rimangono chiusi, di norma, dal lunedì al venerdì (e perché non sfruttare invece i locali per tenervi dei corsi o delle attività comunitarie?), le messe sono noiose, le prediche prive di qualsivoglia contenuto. Dove sono i corsi sulla bibbia, i gruppi di giovani, la formazione rivolta ai laici adulti, o l’esercizio della meditazione, le attività di volontariato?
In quale parrocchia di un quartiere benestante, i poveri si sentono a casa? Lo stesso non può dirsi delle chiese evangeliche, basta entrarvi, anche in una di un quartiere signorile, per toccare con mano quanta gente semplice vi si riunisca. Le Chiese evangeliche, tra l’altro, sanno anche rapportarsi con i mass media, anche con la TV aperta. Se ne può discutere il contenuto della programmazione ed i metodi con cui attrarre fedeli. Conoscono un linguaggio che arriva al popolo, ed è per questo che raggiungono alti livelli di ascolto.
La Chiesa Cattolica cerca di tenergli testa con le sue messe-show, i preti aerobici o cantanti, i movimenti spiritualisti importati dal contesto europeo. È la spettacolarizzazione del sacro, si parla ai sentimenti, all’emozione, e non alla ragione. È il seme caduto sul terreno roccioso (Matteo 13, 20-21).
Non voglio rischiare di essere duro nei confronti della mia stessa Chiesa. Non è vero che non abbia trovato nuovi cammini. Li ha trovate, ad esempio nelle Comunità Ecclesiali di Base, purtroppo non sufficientemente valorizzate da minacciare il clericalismo. E a proposito: le comunità ecclesiali di base terranno il loro dodicesimo incontro interecclesiale dal 21 al 25 luglio di quest’anno, a Porto Velho, nello stato di Roraima. Il tema sarà “Ecologia e Missione”; lo slogan “Dal ventre della Terra, il grido proveniente dall’Amazzonia”. Sono attesi oltre tremila rappresentanti provenienti da tutto il Brasile. Sarebbe bello vedere la partecipazione di papa Benedetto XVI a questo evento così profondamente pentecostale.
Circolare_luglio_agosto_2009 (pdf, 116 Kb)