Carissima, carissimo,
è terminato il Sinodo Africano. Nel documento finale -non poteva non essere così- due punti importanti trattati e discussi: l'uso del preservativo per contrastare la diffusione dell'Aids e il fenomeno diffuso che sacerdoti e vescovi hanno famiglia, vedi dossier di ottobre su Nigrizia, sono stati "dimenticati. Ma si sa, queste cose minano i principi, sono presenti ma guai riportarli nei documenti! Questo è lo "stile" manifesto del potere.
Gli Stati Uniti continuano a fare scuola, nonostante Obama. Nello scorso agosto durante l'incontro tra il presidente dell'Uganda, Kagame e il presidente del Congo, Kabila è stata fatta al presidente ugandese la domanda: perché ha fatto la guerra al Congo? La sua risposta è stata "che era lì per costruire il futuro e non per parlare del passato".. Alcuni giorni dopo Hillary Clinton, segretario di stato Usa, in visita nella capitale congolese, rispondendo ad uno studente sul coinvolgimento delle potenze straniere nel conflitto che ha contato quasi 5 milioni di morti, ha risposto: "noi vogliamo lavorare con persone che credono in un futuro migliore, non troppo legate al passato".
E' importante guardare al futuro, ma sarebbe interessante mandare Kagame e la Clinton a New York a chiedere agli americani di dimenticare l'11 settembre 2001, o in Israele a chiedere agli ebrei di dimenticare la Shoah.
Vertice FAO a Roma. Un'altro vertice di promesse, grande evento di risalto internazionale che si è concluso -dopo essere costato 2 milioni e mezzo di euro, per tre giorni, coperti completamente dal governo dell'Arabia Saudita- dando da mangiare ancora una volta agli impoveriti della terra: parole.
Eppure gli interventi, da Jacques Diouf a Ban Ki moon, rispettivamente segretario generale della Fao e delle Nazioni Unite, hanno evidenziato che nel mondo c'è da mangiare per molta più popolazione dell'attuale ma nonostante ciò, 17 mila bambini muoiono ogni giorno di fame. Perfino il Papa nel suo intervento è arrivato a criticare i meccanismi del grande capitale agricolo, chiedendo di "fermare l'egoismo e la speculazione dei mercati alimentari". Fino a pochi mesi fa una tonnellata di grano costava 500€, adesso, con la crisi ne costa 160. Per sconfiggere la fame basterebbero solo 44 milioni di dollari per l'agricoltura, ma non si trovano, mentre ne troviamo 365 per sostenere l'agricoltura dei nostri paesi ricchi e per la loro penetrazione nei mercati del Sud.
Un altro grave fenomeno è stato denunciato: quello dell'acquisto o dell'affitto di immensi territori agricoli nei Paesi del Sud, a prezzi stracciati, sia per l'acquisto sia per l'affitto. I dati Fao parlano di 20 milioni di ettari di terreni fertili acquistati. I Paesi sono: Malì, Ghana, Sudan, Etiopia, Tanzania, Madagascar e Mozambico. Il prezzo dell'acquisto o "affitto lungo" vanno dai 3 ai 10 dollari per ettaro, con contratti la cui durata è dai 50 ai 99 anni. Una vergogna inaccettabile!
Adesso veniamo ai comportamenti di casa nostra. Berlusconi allo scorso G8-14-20 dell'Aquila aveva annunciato lo stanziamento da parte dell'Italia dello 0,5% del Pil contro la fame.Nella legge finanziaria per il 2010 è stato stanziato solo lo 0,1%. Come sempre, alle parole non seguono mai i fatti! Non contento il ministro dell'agricoltura Zaia, interrogato su questo ha tranquillamente risposto: dobbiamo salvaguardare i nostri poveri.
Nessun impegno è stato preso. L'obiettivo di dimezzare la fame entro il 2015 è stato spostato al 2025. Per il prossimo vertice proponiamo provocatoriamente:
1- Aprire i lavori solenni con la canzone di Mina: Parole, parole, parole, soltanto parole abbiamo per voi...
2- Consegnare l'agricoltura in mano alle multinazionali attraverso l'introduzione degli OGM, in modo da eliminare il vero problema di oggi: i Poveri!
Copenhagen. Il vertice sul riscaldamento globale sarà cruciale, tutti i leader del mondo riconoscono questo appuntamento come il tema decisivo. Gli Usa, la Cina e l'Unione Europea da soli emettono il 50%. Obama ha annunciato che vi parteciperà con proposte serie, datate e concrete. Vedremo. Noi intanto vogliamo ricordare e ricordarci che cinque minuti dopo la mezzanotte del 2 dicembre 1984, siamo al 25° anniversario, una nube tossica fuoriuscita dallo stabilimento chimico della multinazionale statunitense Union Carbide, di pesticidi, uccise 10 mila persone nella città indiana di Bhopal.
Natale 2009. Ho fatto un tour in un Centro commerciale, era più affollato delle nostre carceri, un via vai di persone che faceva di tutto tranne che entrare nei negozi ad acquistare. C'era chi mangiava patatine fritte e hamburger, chi andava al cinema, chi si trascinava tra una vetrina e l'altra senza mai varcarne la soglia, chi era stracarico di buste della spesa, chi si divertiva facendo su e giù sulle scale mobili. Coppiette che amoreggiavano incuranti dell'influenza A in un luogo che probabilmente a loro risulta romantico o probabilmente solo perché riscaldato e illuminato. Altri che si facevano massaggiare da alcune poltrone, altri ancora sfilavano per far vedere gli stivali o i nuovi abiti. Ecco che le passeggiate al Centro commerciale hanno sostituito quelle che si facevano una volta nei corsi principali delle città. Si possono fare anche quando piove o fa freddo, d'estate c'è l'aria condizionata, quindi non si suda. Sembrava un formicaio impazzito che però raccontava migliaia di storie. Neppure la paura del virus H1 N1 li ha fatti svuotare. Ormai d'estate e d'inverno sono diventati i rifugi di milioni e milioni di persone. Aprono presto e chiudono tardi. All'interno c'è un microcosmo, centinaia di negozi, cinema e ristoranti. C'è di tutto per tutti, per qualunque portafoglio. Il luogo ideale anche per chi non ha niente da comprare, per chi soffre di solitudine, per chi vuole vedere esseri umani, certo chi soffre di attacchi di panico rischia di lasciarci le penne... Non escludo che a breve i Centri commerciali entrino nei pacchetti dei tour operator come già fanno i grandi Outlet. In estate potrebbero lanciarli con slogan: fuggi dal caldo, vieni a trascorrere un bel week end al fresco del Centro X o Y.
Pensate che cosa sarebbe passare un bel Natale o un bel Capodanno in un Centro pieno di luci colorate. I Centri commerciali saranno la nuova frontiera dei viaggi a basso costo.
E' un Paese strano il nostro. C'è chi si prende una sbornia con il vino nel tetrapak, personaggi che predicano bene e razzolano male, finti scoop giornalistici, dibattiti pruriginosi a mero scopo televisivo, dove improvvisamente abbiamo scoperto l'igiene, tutti adesso si lavano più volte al giorno, la paura dell'epidemia ci fa essere tutti più puliti, almeno fuori visto che dentro siamo sempre gli stessi. Ma si sa, dentro non ci vede nessuno, a parte quando facciamo i raggi o la tac. Un paese dove c'è un vero cortocircuito politica-giustizia. Attenti a non farci vedere con gli occhi lucidi, mai uscire di casa con il naso arrossato né con il colore della pelle troppo chiaro. Chi oserà mettere una mano alla bocca e tossire, sarà lapidato. La società attuale non perdona chi sembra ammalato. Infine, in Vaticano sono preoccupati perché presto la gente parteciperà alla messa solo in televisione. Già la stretta di mano al momento della pace è stata sostituita con un sorriso o con un inchino. L'ostia viene data a mano, escluso a Bologna dove il cardinale è talmente "antico" da sfidare la Pandemia. Sospese per il momento le confessioni frontali attraverso la grata. Anche le chiese, oltre alla politica, stanno rischiando di diventare pezzi d'arredamento.
Coccaglio (BS). Il sindaco leghista ha lanciato l'operazione "White Chrismas" un "Natale bianco", per cacciare gli emigranti. Il sindaco riconosce che nel suo paese non c'è criminalità, ma una grande voglia di fare pulizia. Al momento le ispezioni dei vigili urbani nelle case dove vivono gli emigrati hanno portato alla scoperta del 50% di irregolari. I sindaci leghisti di due comuni vicini, Castelcovati e Castrezzato, l'hanno già copiato. La Lega e il ministro Maroni, hanno apprezzato e appoggiato questo progetto. Che fare? Propongo ai miei amici bresciani e a chi altro può, di andare il giorno di Natale in questi paesi con il viso e le mani dipinte di nero.
Nonostante tutto basta poco per essere felici, sono convinto che cercare di esserlo non sia un atteggiamento egoistico e che, anzi, le persone felici facciano il mondo migliore.
Antonio
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