Editoriale del numero 87
È camminando a piedi che si incontra il mondo, è camminando che ci si imbatte in storie e in ambienti diversi e ci si scontra con i propri limiti; ci si immerge in una natura beffarda, avversa e amica, a secondo come l’abbiamo trattata, ma anche sempre uguale a se stessa. In poche parole, camminando si incontra il nostro “spirito”. Lo spirito del viandante che sa di non bastare a se stesso e che nella “strada” della vita trova la sua piena libertà. Per strada possiamo perdere noi stessi o ritrovarci, facendo i conti con la realtà. Davide Maria Turoldo, commentando il salmo 12 scriveva: Signore, gli uomini dalle mille parole dominano gli uomini dalle cento parole, la verità si è oscurata, questo è il tempo senza colpevole.
Negli ultimi 10 anni sono triplicati i bambini e le bambine che muoiono di fame, di malattie ecc... un genocidio sistematico, quotidiano e planetario che cresce nel silenzio del mondo “civile”, senza che nemmeno un “bengala” faccia luce. Nel mondo ci sono due miliardi e mezzo di bambini, più del 35% degli attuali abitanti del pianeta. Ne nascono mediamente 130milioni ogni anno, mentre ne muoiono per le cause sopra riportate circa 15milioni. I bambini sono il “dono” all’umanità, devono essere oggetto di una speciale attenzione da parte delle famiglie, della società, della politica, dei governi, delle chiese. Purtroppo oggi sono varie centinaia di milioni i bambini sottoposti a trattamenti intollerabili: dagli orfani abbandonati a quelli di strada, dai bambini soldato a quelli lavoratori, dai bambini con Aids a quelli disabili fisici e mentali, per finire con quelli che divengono carne sessuale per la sete di chi può approfittarne, pagando. Penso all’India che oggi possiede non solo l’atomica, ma ha un ruolo sempre più importante negli equilibri dell’economia e della finanza; eppure il 90% dei dieci milioni di bambine-prostitute è in uno stato di sostanziale schiavitù. Esse vengono vendute agli sfruttatori da famiglie povere delle campagne, per poi essere contese dai compratori arabi del golfo Persico.
Ad Haiti il terremoto ha sepolto e ucciso in pochi secondi -stando alle ultime stime- circa trecentomila persone, si stima che centomila siano bambini. In quel piccolo territorio è stata come dissolta la metà più abitata e più povera di Haiti. L’altra metà, all’altro capo dell’isola, risparmiata dal sisma ha assistito dalle colline, all’alzarsi di un enorme telo biancastro: la polvere di un mondo fatto con la sabbia, il gesso e qualche pugno di calce. Le foto più strazianti hanno fatto il giro del mondo, e ci addolorano anche perché si stenta a capirne il senso. I bambini superstiti, con i capelli e il viso imbiancati dalla polvere, mascherati dal terremoto, sono preda di una nuova delinquenza. A quella risaputa degli sciacalli, Haiti ne inaugura un’altra: la vendita dei bambini salvati dalle fragili case dei poveri, sbriciolate come in un frantoio. Ogni tanto un bambino mascherato dal terremoto si lascia prendere per mano e chissà dove finirà. I più grandicelli si attaccano ai pantaloni dei poliziotti che, sebbene con dolcezza, faticano a liberarsene. Soltanto i “cercatori di bambini” sanno dove portarli. È già in atto un mercato, l’inizio dell’adozione e del commercio degli organi. Mentre nei quartieri ricchi i bambini continuano a giocare nei giardini delle loro ville, neanche toccate dal sisma. Ma è giusto che per loro sia così.
Chi ascolta i lamenti di questi bambini?
Chi allevia la sofferenza dell’orfano e della vedova?
Chi accoglie lo straniero e il pellegrino?
Perchè stiamo perdendo la nostra umanità?
Perchè ci giustifichiamo e ci difendiamo sempre?
Perchè tanto male?
Riccardo Petrella nell’articolo che trovi alle pagine 31-34 propone alla società civile mondiale di organizzare un’Assemblea Cittadina Costituente Mondiale con l’obiettivo di affermare i beni comuni essenziali ed insostituibili alla vita e al vivere insieme, che sono: l’acqua, l’aria, il sole, la terra, la conoscenza. Beni non contrattabili con il mercato causa il loro legame con la sacralità della vita e il diritto alla vita per tutti.