Editoriale del numero 84
Corrono tempi di incertezza. Sul lavoro, brutta aria; il conto in banca pare diminuisca, in giro, facce un po’ così per via delle ristrutturazioni aziendali.
Viviamo momenti in cui si sta acuendo la presa di coscienza di quali sono i valori che contano davvero. Sul lavoro, in politica, nel mondo degli affetti. Nella società in generale si sente forte un bisogno di veritá, di pulizia, di serietà, di etica.
Stanno tramontando i tempi del tutto facile -lavoro, guadagni, rapporti-, tramontata la sbornia del consumismo dissennato, sento riemergere in giro concetti come rispetto, onestà, fiducia, sentimenti.
Un senso di austerità (penso a Enrico Berlinguer) che non è privazione: viceversa, è selezione, comprensione e ricerca di una nuova qualità della vita. I momenti di incertezza come quello che stiamo vivendo rimettono in discussione priorità e obiettivi. Comincia a farsi strada la consapevolezza di cosa conta davvero. L’etimologia stessa della parola crisi, lo dice: è uno spartiacque tra un modo di essere e un altro, tra una condizione e un’altra. Una specie di punto a capo. Il cui valore, positivo o negativo sta a noi deciderlo. Questa crisi è un momento ideale per fare pulizia nella società e dentro di noi, ci mostra con chiarezza la fragilità e i limiti di un sistema basato sulla furbizia, sull’arroganza e sull’avidità. Abbiamo di fronte a noi l’occasione per rivedere la scala dei valori comunemente accettata, per proporre nuovi modelli quali la condivisione, la cooperazione, la legalità, del prendersi cura degli altri e dell’ ambiente. Oggi necessita un’etica globale. L’etica non è una ricetta, ma una ricerca continua che deve trovare il giusto equilibrio tra il mio benessere e l’attenzione agli altri, all’ambiente e al bene comune.
Proviamo a comportarci non come se ricevessimo in dono il mondo dai nostri genitori ma come se lo prendessimo in prestito dai nostri nipoti.
Proviamo ad attivarsi, tutti, sul piano sociale e politico per ridare voce alla gente comune sulle questioni cruciali che assillano la nostra epoca, dalla difesa dei beni comuni, alla democrazia partecipativa, fino alla definizione di un nuovo sistema socioeconomico che sia in grado di tutelare maggiormente i diritti dei più deboli, di mettere fine alla mercificazione di ogni cosa, servizio o essere e di porre un drastico rifiuto a qualsiasi forma di guerra. Che lo si voglia o no, questo sistema, come dimostrato dalla attuale crisi economico finanziaria, è destinato comunque a morire. Siamo nel “centro” del fallimento del sistema neoliberale deciso a mercificare ogni cosa e servizio, alimentando così, fame, disuguaglianze e distruzioni, nonché una progressiva quanto veloce corsa al riarmo. Penso ai 13 milioni di euro che questo nostro governo spenderà per l’acquisto dei cacciabombardieri F35. Una vergogna! Il sistema politico italiano è uno specchio di questa politica. Autoreferenziale, realizza la privatizzazione dei beni comuni, appoggia la logica militarista al riarmo, contro chi? I poveri! Favorisce la precarizzazione del lavoro e le discriminazioni e le intolleranze contro gli immigrati e gli stranieri.
Termino domandandomi: di fronte a questa situazione molti valori risorgono attraverso l’impegno dal basso di tanti gruppi, realtà, comunità, dalle loro piccole azioni di tutti i giorni, ma questa spinta deve servire principalmente a cambiare ai vertici. Vorrei vedere ai posti di comando chi sa praticare l’importanza di essere corretti e al servizio di chi fatica. Una politica che allontani i furbetti, gli avidi e i suoi disinvolti gestori. A tutti i livelli! Sento in questo momento, che la difesa della democrazia ha inizio con l’esercizio al voto, l’indifferenza e la rassegnazione sono i mali peggiori per un popolo che vuole realmente cambiare le cose.
Capire i silenzi della Chiesa, sempre più ripiegata su se stessa, chiusa e incapace di dialogare, ferma nella difesa del proprio potere a tal punto che non osa mai rivolgersi direttamente a Berlusconi e c., per i loro continui disvalori annunciati e praticati. Anzi, è sollecita nel salutare la nascita del loro nuovo partito come esempio di valori cristiani.